Capitolo Sessantaquattro

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La donna che mi stava fissando era una delle più belle che avessi mai visto. I lunghi capelli di un rosso vivace, come quelli di Phoenix, erano legati in una coda bassa ed elegante.
Era minuta e il completo di giacca e pantalone blu che indossava la faceva sembrare austera e decisa, impressione che spariva nel momento in cui ci si concentrava sui suoi occhi.

Due biglie d'ambra.
Caldi e dolci.
Così espressivi da far male delle volte.
Ma pieni di un dolore incolmabile.
Gli stessi occhi di Phoenix.

Phoenix.
Che se ne stava in piedi al mio fianco teso come una corda di violino davanti a sua madre che invece era intenta a studiare me.
Gli occhi attenti scrutavano ogni centimetro del mio corpo bagnato. Dai capelli attaccati alle guance, al chiodo di Phin che mi ricopriva quasi del tutto.

Non mi feci intimidire e ricambiai il suo sguardo tenendo la testa alta con la mia solita aria spavalda.
Sapevo che in quel momento uno dei due doveva essere il bastone dell'altro.
E quel giorno toccava a me essere il suo bastone.
L'avrei sostenuto per tutto il tempo in cui ne avesse avuto bisogno.
Strinsi con decisione la mano che la donna mi stava gentilmente porgendo.

«Ginevra Carter, sono felice di fare la tua conoscenza...»
«Vega Wayne, Mrs. Carter.»

Sorrise lieve annuendo con il viso chiaro tempestato di lentiggini.

«E lei è...?»

Domandò stavolta spostando l'attenzione sul figlio che aveva lo sguardo puntato alle sue spalle, sulla parete e sul camino tempestati di foto ritraenti lui insieme a Iris.
Non l'avevo mai vista e vedere adesso quei ritratti fece male.
Era bellissima.
Giovane e bellissima.

La mascella di Phoenix si serrò con uno scatto.
Lo guardai con dolcezza sperando che avvertisse il mio richiamo silenzioso e per mia fortuna la cosa funzionò.
I suoi occhi così freddi e distanti si sciolsero un po' quando incontrarono i miei.
Gli sorrisi complice accarezzandogli il dorso della mano con il pollice.

«Vega, solo Vega.»

Rispose lui al mio posto facendo brillare quella luce speciale sul suo volto.
E in quelle parole c'era tutto.
Non avevamo bisogno di altro.
Nessuna etichetta.
Solo Vega e Phoenix.
Niente di più e niente di più vero.

«Spero possa essere un piacere anche per me conoscerla, Mrs. Carter, la conoscenza con il suo consorte non è stata delle migliori purtroppo.»

La presa di Phoenix aumentò ma neanche avvertii il dolore, rapita dal suo sguardo annebbiato da qualcosa di così profondo da smuovermi qualcosa all'altezza del petto.
Sentii la commozione stringermi la gola e distolsi lo sguardo quando sua madre si schiarì la gola.

«Non sapevo avessi una ragazza. Ma immagino sia colei di cui mi ha parlato zia Belle.»

Phoenix si limitò ad annuire brevemente senza mai posare gli occhi su di lei.
Si rifiutava anche solo di guardarla nonostante gli sforzi di lei nell'attirare la sua attenzione.

«Dovreste asciugarvi, prima di prendere un malanno. Andate di sopra, io preparo un po' di caffè caldo e qualcosa da mangiare, starai gelando Vega.»

Ginevra Carter allungò una mano verso di me, per accarezzarmi il braccio ma i miei sensi si misero subito in allerta e mi ritrassi con un gesto brusco prima ancora che potesse anche solo sfiorarmi.
Il cuore mi volò in gola battendo forte.
Non doveva toccarmi.

Nonostante fossi migliorata molto con la gestione del contatto fisico grazie a Phoenix non accettavo ancora che qualche sconosciuto mi toccasse.
Potevano farlo solo i miei familiari.
E solo lui.
Phoenix reagì all'istante tirandomi contro di sé fino a farmi da scudo con il suo corpo.

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