Capitolo Cinquantadue

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Faticavo a tenere gli occhi aperti.
Jaz stava parlando da dieci minuti ma il mio cervello non riusciva a elaborare nulla, stavo solo combattendo contro le palpebre pesanti che volevano chiudersi a tutti i costi.

Ero uscita presto quella mattina, o meglio, dopo aver visto l'alba con Phoenix nel luogo che odiava di più eravamo tornati a casa per riposarci almeno un pochino.
In tutto avevo un'ora di sonno addosso tralasciando quelle travagliate della notte.

Non avevamo parlato molto né al ritorno né tantomeno al nostro risveglio. Ci eravamo lavati e preparati in silenzio poi gli avevo chiesto se potevo andare in galleria, era stato lui ad accompagnarmi.
E adesso stavo per far scontrare la mia testa con il legno del tavolo.
Avevo bisogno di dormire.

«Vega, va tutto bene?»

Alzai di scatto la testa sotto i loro sguardi straniti.

«Sì, sì, sono solo stanca. Non ho dormito molto.»

Martha sollevò le sopracciglia scure mostrando la sua lavagnetta.
"Hai due Birkin sotto gli occhi, direi che non hai proprio dormito."
Poggiai il viso sulle mani chiudendo un secondo gli occhi.
Sonno, sonno, sonno.

«Che avete fatto?»

Il tono malizioso di Jaz mi fece riaprire gli occhi in tempo zero e guardarla sconvolta, con il viso in fiamme.

«Niente di quello che pensi.»

Sbuffò.
Sbuffò!

«Siete noiosi, si vede lontano un miglio che volete saltarvi addosso. Fatelo e basta. Almeno si calma la tensione che c'è quando siete vicini. Porca miseria ragazza, volano scintille! I miei capelli diventano sempre più crespi quando voi due siete nella stessa stanza.»

La colpii sulla testa con un buffetto leggero.
Stupida.
Lei ridacchiò. Quel giorno portava una benda sull'occhio ferito, e non c'era niente di strano, se non fosse che sopra c'era scritto "Bitch Boss" con i brillantini rossi.
La adoravo.
Adoravo entrambe e la loro forza.
Ero sempre stata una ragazza molto socievole ma non ero mai riuscita a creare dei veri legami con qualcuno che non fosse Matt o Claire, e adesso con Jaz e Martha sentivo di poter finalmente parlare di amicizia.
Sì, erano mie amiche.

"Concordo con il pirata."
Ridacchiai allungandomi per metà sul tavolo e lasciando uscire un grande sbadiglio.

«Mi ha raccontato di Iris a dire il vero...»

I loro volti cambiarono facendosi immediatamente seri.

«Voi lo sapevate, vero?»

Martha annuì e Jaz la imitò.

«Io sono qui da quando ha aperto la galleria, ho conosciuto lui e la storia di Iris. Ho trovato il posto adatto a me dove non sentirmi a disagio.»

La guardai curiosa.

«Dov'è che ti senti a disagio?»

Fece una risata falsa, nervosa mentre iniziava a giocare con la bustina di zucchero che aveva davanti.

«Credi davvero che io possa andare da qualche parte con il mio aspetto? Non esco più molto, se non per venire qui e andare a fare la spesa ogni tanto, quando decido di essere coraggiosa e non farmela consegnare a domicilio. Non è facile avere mezza faccia sfigurata, soprattutto quando i bambini ti indicano e le mamme ti guardano con pena perché non sanno come dirgli che probabilmente qualcuno mi ha fatto questo.»

Provai un forte dispiacere e una grande rabbia sentendo la sua spiegazione.

«Non è giusto Jaz.»

Strinse le labbra e per la prima volta vidi un'ombra di tristezza passare nel suo occhio sempre così vivace.

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