Capitolo Trentaquattro

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Lo stavo fissando come se davanti avessi un fantasma. Un cazzo di fantasma. E lo sarebbe diventato a breve perché stavo per ammazzarlo con le mie stesse mani.
Intuendo le mie intenzioni il mio ex migliore amico saltò giù dal letto mettendo le mani avanti come per proteggersi.

«Non l'ho fatto apposta, te lo giuro!»

Mi avventai contro di lui ma scartò di lato nella stanza in penombra urtando il comodino con il piede e imprecando a gran voce.
Ben gli stava.
In due falcate lo raggiunsi agguantandolo per un orecchio torcendolo, urlò.

«Se osi svegliare Joy con la tua voce da cornacchia ti spezzo entrambe le mani dopo averti staccato quel pene moscio che non ti sai tenere nelle cazzo di mutande.»

Continuò la sua filastrocca intitolata "Ahia" però in modalità muto.

«E dimmi un po' come è successo? Stavi cercando qualcosa e l'hai trovato improvvisamente tra le gambe di mia sorella? O forse sei accidentalmente caduto dentro di lei? Sono curiosa avanti!»

Diedi un'altra tirata al suo orecchio costringendolo a piegarsi per poterlo trascinare verso la poltrona della scrivania dove lo scaraventai molto poco elegantemente.
Bloccai una sua possibile fuga posizionando le mani sullo schienale della poltrona, al lato della sua testa.

Mi guardò terrorizzato e faceva bene perché avevo intenzione di tagliarlo in tanti minuscoli pezzettini e usarli come concime per i miei fiori.
Deglutì rumorosamente cercando di indietreggiare il più possibile sulla sedia.
Si mosse a disagio.

«Ehm... è successo la notte
dell'anniversario.»

Spalancai la bocca.

«La notte del-»

Le sue mani premettero con forza contro le mie labbra zittendo l'urlo che stavo lanciando.
Ebbe il coraggio di guardarmi male.

«Shh! Sveglierai Joy!»

L'occhiata che gli lanciai stava per fargli prendere fuoco davanti a me.
Incazzata nera aprii la bocca affondando i denti nella carne della sua mano stringendo forte fino a lasciargli il segno.
Da bravo ragazzo quale era urlò in silenzio. Non avrei mai pensato si potesse fare ma lui aveva appena dato la risposta ai miei dubbi.

Rilasciai la mano morsicata solo quando avvertii il sapore del sangue.
Una minuscola goccia uscì dal piccolo taglio che gli avevo causato, lo guardò scioccato prima di guardare me con la stessa espressione.
Era anche poco rispetto a quello che avevo intenzione di fargli.

«Ti sei scopato mia sorella, la stessa che ti avevo detto di lasciar perdere, la notte dell'anniversario dei miei genitori?»

Annuì senza rispondere troppo spaventato.
Alzai il labbro mostrando i denti in una smorfia che faceva capire tutte le mie cattive intenzioni.

«Ma non è stato niente di serio, te lo giuro! Una scopata e basta, niente di che!»

Probabilmente quando era nato Matthew James doveva aver sbattuto la testa da qualche parte o forse Dio aveva deciso di non fargli dono della fottuta delicatezza.
Se pensava di migliorare le cose in quel modo aveva sbagliato i conti.

«Matthew stai peggiorando le cose dicendomi che è stata una scopata che non ti rifaresti neanche perché era solo uno sfizio.»

Spalancò le palpebre con terrore diventando sempre più bianco.

«Non intendevo quello!»

Avvicinai il viso al suo assottigliando gli occhi.

«Quindi hai intenzione di rifarlo?»

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