Capitolo Trentotto

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Un bussare alla porta mi distrasse dal lungo bagno rilassante che mi stavo concedendo. Matthew era andato da Andromeda per vedere com'era la situazione, senza metterle pressioni o innervosirla ulteriormente.
Almeno era quello che mi auguravo. Con Matt bisognava stare sempre molto attenti, era una bomba a orologeria di guai e parole sbagliate.

«Sì?»

Urlai senza scompormi restando con gli occhi chiusi avvolta nella nuvola di schiuma al profumo di lavanda.
Si diceva che avesse proprietà rilassanti. Quindi perché non farsi un bagno nei petali secchi e olio per cercare di calmare la tensione che provavo da quando ero tornata a casa?

«Vivi ci sono Cassiopea e gli altri al piano di sotto. Ti cercano.»

Aprii gli occhi al sentire le parole ovattate di Claire.
Non ero stata abbastanza chiara quella mattina?
Sbuffando dal naso mi sollevai nella vasca lasciando che l'acqua straripasse sul pavimento, avvolsi il corpo nell'accappatoio tornando in camera per indossare qualcosa al volo con i capelli che ancora grondavano acqua.
Che diamine volevano adesso?
Presi una gonna sportiva e un top abbinato e li infilai, pettinai i capelli per evitare che una volta asciutti mi facessero sembrare un barboncino e trotterellai giù.

Erano in cucina, sparpagliati tutti per la stanza, qualcuno beveva del caffè che non avevo preparato di certo io, Sirio mangiucchiava svogliatamente delle fragole guardando il mare fuori dalle finestre scurirsi sempre di più mentre scendeva la sera ma tutti restavano in religioso silenzio.

La testa rossa subito mi saltò all'occhio poggiato con le spalle contro alla parete, le braccia incrociate il petto e lo sguardo fisso sul pavimento. Accanto a lui si ergeva Viktor in tutta la sua imponente altezza, gli occhi gelidi su di me.
Okay, iniziavo a preoccuparmi.

«Perché siete qui?»

Una moltitudine di occhi mi si
posizionarono addosso. All'appello mancavano solo Matt e Andromeda, c'era perfino Sophie alle spalle di Altair.

«Siediti, Vega.»

La voce fredda di Viktor a stento mi scalfì, sentivo solo l'agitazione prendere sempre più piede in me.

«Sto bene così, grazie. Perché sei nella mia cucina Viktor?»

Stirò le labbra in un sorriso di circostanza infilando le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti.

«Ti consiglio di sederti, dico sul serio.»

Affilai lo sguardo impuntandomi come mio solito.

«Possiamo finirla con questo teatrino? Cosa sei venuto a dirmi? Di sicuro niente di buono data la presenza della squadra di supporto.»

Sirio mosse qualche passo verso di me posando la ciotola con le fragole.

«Vega, forse dovresti ascoltare Viktor, è un coglione ma sa il fatto suo. Siediti, Vi.»

Lo fulminai con lo sguardo fino a farlo indietreggiare intimorito e puntai la mia attenzione sull'unica persona che ancora non aveva alzato gli occhi verso di me.

«Phoenix, cosa sta succedendo?»

Il suo petto si allargò sotto il respiro profondo che trasse sollevando finalmente gli occhi concentrandosi sulla mia figura. Si staccò con lentezza dalla parete sciogliendo le braccia avvicinandosi a me.

Alzai il viso verso di lui costretta a reclinare il capo all'indietro a causa dei centimetri che ci separavano.
I bei ricordi della mattinata passata insieme si riversano nella mia mente come miele bollente alleviando per un attimo la tensione che provavo.

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