Capitolo Ventitré

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- New York City.
- Luglio di tre anni prima.

«Andiamo Matt, è il sesto abito che provi!»

Esclamò esausta e ormai al limite della sopportazione sua sorella.
Eravamo chiusi in quell'atelier sulla 5th Avenue da ormai più di tre ore, sedute e stremate su quel divano che ormai aveva assunto la forma dei nostri sederi.
Matt si aggiustò la giacca ignorando deliberatamente le lamentele della sorella che stava per picchiarlo con la brocca dell'acqua servitaci gentilmente dalla commessa elegante che stava servendo il futuro sposo.

«Con calma Claire, devo scegliere bene, ci si sposa una volta sola.»

Mormorò.
Alzai gli occhi al cielo con una smorfia.

«E quindi hai deciso di farlo somigliando a una palla da discoteca? Ti prego quel coso è orrendo, senza offesa.»

La ragazza sorrise a disagio rimanendo in silenzio.
Ci voleva del coraggio per proporre un vestito dal collo e i polsini ricoperti di strass, davvero dovevi avere problemi di stile.
E dovevi avere ancora più problemi, cognitivi questa volta, se decidevi di provarlo.
Matt mi guardò offeso.
Era ridicolo in quel completo verde pino con quei swarovski che lanciavano bagliori ovunque.

«Rischi di accecare qualcuno, voglio dire noi saremmo ben felici se la sposa restasse talmente abbagliata da scappare ma non credo tu sia dello stesso avviso, qui togli quel coso Matthew.»

Ancora una volta la commessa in tailleur ci guardò sconvolta.
Claire fece un gesto di noncuranza con la mano.
Sbuffando Matt tornò in camerino per cambiarsi, finalmente. I miei occhi stavano per iniziare a sanguinare.

«Siete le testimoni peggiori della storia dei matrimoni!»

La voce ovattata ci raggiunse da dietro la porta del camerino.

«Muoviti! O verrò al matrimonio vestita da Ih-Oh di Winnie the Pooh per esprimere il mio fantastico entusiasmo e Vega da Tigro.»

La porta si aprì di scatto e un esemplare di Matt mezzo nudo apparve al centro della saletta di prova, gli occhi spiritati e il dito puntato contro la sorella.
La povera commessa arrossì ma i suoi occhi restarono puntati sul corpo del mio amico.

«Voi due infimi esseri infernali non osate fare casini al mio matrimonio. Niente costumi strani, niente balletti, niente battute, niente litigi con le amiche di Chloe e per l'amor di Dio niente discorso.»

Come era teatrale! Ci stava togliendo tutto il divertimento!
Io e Claire avevamo già messo a punto uno bello spettacolo e un fantastico discorso e lui ci stava rovinando la festa.
Antipatico guastafeste.

«Siamo le testimoni! Dobbiamo fare un discorso!»

Ribatté battagliera la sorella.
Matt ringhiò avvicinandosi con quei stupidi pantaloni bordati che brillavano a ogni minimo movimento. Provai a non ridere, lo giuro, ma fallii miseramente.

«Niente discorsi, soprattuto tu.»

E mi puntò il dito contro.

«Stai peggiorando Matthew, la compagnia della tua fidanzata non ti fa bene. Adesso puoi andare a vestirti? Non vorrei che la povera commessa svenisse ai miei piedi.»

Il volto della ragazza divenne paonazzo e per fuggire dall'imbarazzo si propose di cercare qualche altro abito, più adatto.

Un'altra estenuate ora dopo stavo iniziando ad avere le prime allucinazioni, forse stavo morendo.
La fame mi stava divorando e insieme a Claire avevamo finito ormai tutta l'acqua per annientare la noia e la vescica stava per esplodermi.

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