Capitolo Quarantasette

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Quando Phoenix mi aveva detto di scegliere l'auto che volevo non credevo intendesse dover scegliere tra altri cinque modelli tutti sportivi e tutti con full optional.
Quanto diamine guadagnava per permettersi tutto quello?
Ne presi una a caso senza neanche soffermarmi più di tanto, volevo sbrigarmi prima che cambiasse idea e mi telefonasse per dirmi di restare dove mi trovavo.

Avevo bisogno di uscire da lì e non era un capriccio come poteva pensare lui, sentivo la necessità di non stare da sola, non dopo che al telefono mi era arrivato l'eco di quella voce che abitava i miei incubi che pensavo di aver dimenticato e invece no.
Era ancora lì, indelebile nella mia memoria, marchiata a fuoco.

Quel timbro basso e graffiante con quell'intonazione insolente di sempre.
Era stato come ricevere uno dei suoi pugni dritto nello stomaco sentirla.
Mi ero resa conto in quel momento di cosa voleva dire, avevo appena realizzato che lui era lì, in città, in compagnia di mio fratello e di... di cosa? Che cos'era Phoenix per me?

Troppe domande, troppi quesiti. Stavo impazzendo e avevo paura, era tornata prepotente appena l'avevo sentito.
Dovevo uscire di lì per andare da qualcuno, da qualche parte in cui sentirmi al sicuro, capita.
E al momento l'unica opzione che mi dava tutto ciò era la galleria d'arte e Jasmine.

Mi cambiai indossando una semplice tuta e una felpa abbinata, non mi truccai neanche, legai i capelli in una treccia veloce e indossai un cappellino con la visiera cercando di essere il più anonima possibile.

Controllai che il cellulare fosse carico e per sicurezza misi nello zainetto anche il caricabatterie, la chiave dell'auto stretta nella mano e le chiavi di riserva della casa di Phoenix e di casa mia in fondo allo zaino.

"Ho paura che tu possa dimenticare il codice della porta, sei un po' smemorata, quindi te le lascio."
Attento come sempre.
Vecchia volpe.
Ormai mi conosceva meglio di chiunque altro e non sapevo neanche come fosse possibile.

Salutai Dante con una carezza dietro le orecchie e uscii di casa premendo il piano -1 per i garage.
Il luogo era freddo e illuminato dalle luci al neon che mi ferirono per un istante gli occhi, troppi sensibili.
Camminai lungo il corridoio alla ricerca del suo garage, ovviamente anche quello aveva un codice ma avrei usato il telecomando per aprirlo dato che il genio si era dimenticato di lasciarmelo.

Contai a bassa voce i garage che sorpassavo.
Ma quanta gente abitava in quell'edificio?
L'unica volta che ero venuta avevo incontrato solo Magnus, e anche quella successiva e dopo la mia fuga del giorno precedente non avevo visto nessun altro.

320.
I numeri luminosi spiccavano al lato del garage, sorridendo inserii la chiave nello sportellino dopo aver litigato per cinque minuti prima di scovare quella giusta e premetti il pulsante che fece alzare la saracinesca con un ronzio.
Entrando accesi la luce e la mascella per poco non mi cadde sul pavimento.

Non poteva fare sul serio. Era uno schiaffo alla miseria tutto quello.
Quella era una Porsche 911 Limited Edition!?
Quella era una fissazione bella e buona!
Ed io che volevo essere anonima.

Fui a tanto così dal chiamare un taxi, evitai solo perché gli avevo promesso di stare attenta ma andare in giro con una di quelle auto equivaleva ad attirare tutta l'attenzione addosso.
Non molto intelligente al momento.

Sospirando premetti il pulsante del telecomando che fece illuminare i fari dell'Aston Martin grigia opaca.
Feci un veloce segno della croce, io che non ero credente, e salendo in auto uscii dal garage per poi chiuderlo.

Ricordavo vagamente dove si trovava la galleria, diciamo che non avevo prestato molta attenzione alla strada le due volte precedenti troppo presa da lui.
Guidai con attenzione cercando di non perdermi in quella che era diventata la mia città ormai e che riuscivo davvero a sentire come mia.

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