Capitolo Quarantotto

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                       Phoenix

Lasciarla e dover tornare da quel bastardo era la cosa più difficile da fare.
Sapere di dover passare ancora il resto della giornata con lui, sopportare la sua faccia, le sue parole al vetriolo e quelle frecciatine malcelate mi mandava fuori di testa.
Ma dovevo resistere un altro po'.
Secondo i suoi piani sarebbe partito il giorno dopo, fremevo all'idea. Non vedevo l'ora se ne andasse.
Anche se voleva dire far tornare Vega a casa sua... forse.
Avrei potuto convincerla a restare da me, in qualche modo ci sarei riuscito.
Tentare non nuoceva, non avevo nulla da perdere se non la mia dignità già andata a puttane da un bel po' ormai.

«Phin?»

Guardai Altair che stava entrando nel mio ufficio a passo svelto, controllando che nessuno prestasse attenzione a noi chiuse a chiave la porta del mio ufficio.
Era agitato e pallido, gli occhi arrossati e lucidi.
Non stava bene in quei giorni, era più che stressato.
Non sembrava neanche lui.

«È successo qualcosa? Ti ha detto qualcosa?»

Domandai allarmato sentendo già l'ansia tornare.
Scosse la testa lasciando che i capelli gli coprissero la fronte, tirò su con il naso passando la mano sulla bocca.
Iniziava a preoccuparmi.

«Al, cosa c'è? Sophie sta bene?»
«Io- io devo dirti una cosa.»

Sentii il sangue affluire più velocemente al cervello e il battito del cuore rimbombare nelle orecchie.
Mi stava facendo allarmare sul serio.
Mi alzai dalla poltrona e poggiandogli una mano sulla spalla lo condussi sul piccolo divano posto contro la parete verde.

«Ti ascolto.»

Si accomodò, le braccia poggiate sulle ginocchia e le mani intrecciate ma rimase in silenzio come per cercare di riordinare i pensieri.

«Sono fottuto, Phin.»

Bisbigliò piano, ma non riuscivo a capire un accidente di quello che stava dicendo.

«Hai fatto qualcosa?»

Un breve cenno rapido e conciso.
Diavolo.

«Cosa Altair? Parla per l'amor di Dio.»

Portò le mani giunte contro le labbra inclinando la testa verso di me, gli occhi eterocromi lucidi di lacrime e un'emozione chiara, brillante.
Strinse le labbra allungandole in un sorriso commosso.

«Sophie è incinta.»

Oh.
Oh.
Oh!

Tutto si fermò per un attimo, prima di riprendere più veloce di prima mentre il mio cervello assimilava quella fantastica notizia.
Incita. Sophie era incinta.
Il mio migliore amico stava per diventare padre.
Sentii le mi labbra aprirsi in un sorriso sincero quando mi alzai tirando su anche lui con forza per stringerlo in un abbraccio caloroso.

«È una notizia fantastica Altair!»

Rise sciogliendo l'abbraccio.

«Lo è ma ho paura. Cazzo c'è tutta questa situazione di mezzo, Vega ha bisogno di tranquillità e poi ho una paura fottuta. Cristo Santo mi ci vedi a tirare su un marmocchio!?»

Gli strinsi la spalla ridendo.
Ce lo vedevo eccome, sarebbe stato un padre fantastico. Giusto e sempre presente per suo figlio o sua figlia.
Quel bambino era davvero fortunato ad avere due genitori come loro.

«È normale avere paura all'inizio ma te la caverai alla grande, giurami solo che non lo lascerai mai e poi mai nelle mani di Sirio, posso fidarmi di lui in campo ospedaliero ma quello domestico un po' meno. E non preoccuparti per Vega, una notizia del genere potrebbe solo risollevarla e renderla felice.»

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