Capitolo Due

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«Non mi aspettavo questo quando ieri hai detto che mi avresti portata in giro per la città.»

Guardai dubbiosa Sirio che mi stava guidando verso l'ingresso del Balboa Park. Il sorriso smagliante che mi rivolse era tutto dire.

«Hai tutta la vita per visitare quella che è ormai la tua città.»

Inarcai le sopracciglia aggiustando il cappello rosa con la visiera che avevo indossato. Faceva molto caldo e volevo evitare di prendere un'insolazione solo per colpa delle mie manie da turista. Inarcai le sopracciglia dubbiosa.

«Secondo questo ragionamento anche per visitare il Balboa.»

Mosse la mano come per scacciare un insetto fastidioso e aggiustò i capelli che malandrini gli ricadevano davanti al viso. Avrebbe dovuto tagliarli.

«Mi ringrazierai dopo. Il Balboa è un variegato di giardini e musei di ogni tipo, qualsiasi tipo di persona qui può trovare ciò che gli piace.»

Ci addentrammo nell'immenso parco e mi incantai ad osservarlo in ogni suo particolarità. Era un miscuglio di arte e architettura, piante e fiori di ogni tipo che ti lasciavano senza fiato rendendo l'ambiente colorato e anche esotico.

«Questa strada si chiama El Prado e divide il parco.»

Stava spiegando mio fratello, girai su me stessa abbeverandomi di tanta bellezza, sembrava di essere in un paradiso tropicale, una piccola oasi al centro della città. Continuò a guidarmi fino a quando arrivammo davanti al giardino botanico. Una serra di dimensioni gigantesche si stagliava davanti a me e sembrava stesse invitandomi ad entrare.

«Questo è il Balboa Botanical Building, vieni.»

Afferrò la mia mano stringendola e trascinandomi all'interno della grande serra. Ci ritrovammo all'interno di un gigantesco paradiso fatto di piante e fiori di ogni tipo. Ero a dir poco sbalordita, non avevo mai visto niente di più bello. Un grande specchio d'acqua si distendeva davanti all'edificio circondato di altri fiori colorati e profumati. Guardai Sirio che aveva tolto gli occhiali da sole e adesso mi stava mostrando i suoi occhi chiari e vivaci. Sorrideva con dolcezza lasciando che le fossette comparissero sulle sue guance.

«È bellissimo Sirio.»

Il cuore mi batteva forte nel petto riempiendomi di emozione.

«Sapevo che ti sarebbe piaciuto, hai sempre amato tutto ciò che riguardasse fiori e piante. Ti ricordi quando da piccoli scappavamo nella serra della nonna quando uno dei due era triste?»

Annuii guardandolo, lui abbassò lo sguardo e la sua espressione mutò.

Divenne serio, quasi malinconico. Quando rialzò lo sguardo lo puntò oltre le mie spalle, sulle piante colorate evitando la mia figura.

«Ho pensato che questo posto potesse aiutarti, che potrebbe diventare il nostro nuovo nascondiglio dalla tristezza.»

Le sue parole mi colpirono ficcandosi nel profondo del mio petto, scavando una voragine profonda dentro di me. Portai una mano al petto stringendo la maglia sottile che indossavo.

«Sirio...»

Tornò a guardarmi intensamente e quegli occhi così puri e limpidi quasi mi fecero commuovere. Gli stessi occhi di quel bambino che ogniqualvolta aveva un incubo correva ad intrufolarsi nel mio letto e passavamo ore a parlare stretti in un abbraccio nascosti sotto le coperte fino a quando non si calmava riaddormentandosi.

«Non devi dirmi nulla Vega, so che non ti piace parlare, che vuoi essere sempre quella felice e sorridente ma non puoi nasconderlo a noi. Andiamo Vivi... pensavi davvero che bastasse trasferiti qui dopo sei mesi di assoluto silenzio per farci credere che andasse tutto bene? Sai che non sono io quello serio dei sei, quel compito spetta ad Altair o Cassiopea, volevo solo che sapessi che adesso hai un posto anche qui dove poterti rifugiare.»

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