Capitolo 24

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Il servizio in camera era arrivato prima del previsto ed Erik aveva divorato in pochi bocconi il suo hamburger: non aveva la sala BBQ e nemmeno un buon cheddar ma si accontentò della carne e dei pomodori al suo interno. La temperatura della camera era elevata tanto da permettere al Verge di stare in maniche corte.
Erik aveva abbandonato per qualche istante il cellulare e l'idea di chiamare tutti gli Ezelstain che aveva trovato in biblioteca per cercare di godersi la cena senza pensieri ma gli stava risultando davvero difficile perché continuavano a ronzargli in testa un'infinità di interrogativi riguardo l'ultimo numero che aveva composto:
Ezelstain era un uomo o una donna? O forse lo scrittore, come tutti, aveva una segretaria che rispondeva al posto suo?
Perché aveva riattaccato tutte e due le volte che aveva chiamato? Aveva un cellulare difettoso?
Forse era il cellulare del Verge ad avere qualche problema?
Erik aveva la mente persa tra le mille idee e aveva mangiato il suo panino senza nemmeno rendersene conto con gli occhi persi a fissare il quadro davanti a lui con sguardo perso e vacuo: lo conosceva ma non ne aveva mai studiato il significato. Era stato creato da un certo Lord Bowden nel 2071 con la tecnica del collage, infatti l'artista aveva ritagliato le figure da libri, giornali e dalle poche riviste rimaste. Erik piegò leggermente la testa verso destra e si incantò a guardare quella strana rappresentazione di una donna con gli occhi spenti che lo guardava dall'alto verso il basso: in una delle mani l'artista gli aveva incollato una maschera mentre nell'altra una melagrana. Il quadro sembrava una rivisitazione di quello dipinto da Lorenzo Lippi tra il 1606 e il 1665 dal titolo Allegoria della Simulazione. Il Verge rimane indifferente di fronte a quella somiglianza, non ne conosceva la storia e non capiva perchè Lord Bowden aveva dovuto farne una rivisitazione di scarsa qualità.
Erik distolse lo squadro dal quadro scuotendo la testa in un no pensando che non avrebbe mai capito l'arte contemporanea e forse non voleva nemmeno entrare nel merito rimanendo nella sua ignoranza. Riprese in mano il suo cellulare tornando a pensare a Ezelstain e deciso più di prima a scoprire perché la persona dall'altro capo del telefono non voleva iniziare una conversazione così decise di provare a mandare un messaggio di testo al numero, sperando che il telefono fosse abilitato per riceverli, ma anche per rispondere. Nel 2114 gli SMS erano obsoleti così come tutta la messaggistica online, con il tempo era andata decadendo questa abitudine, si usavano ancora le e-mail ma solo per lavoro, da quando era stato introdotto l'ologramma quasi nessuno scriveva più: si registrava un Holophy, un'immagine 3D come un video o semplicemente la voce e veniva spedito alla persona richiesta, una volta che il messaggio aveva raggiunto il mittente, bastava cliccare la notifica che compariva sul display e l'ologramma sarebbe comparso fuori dallo schermo. Nel caso di una voce registrata, vi era una figura preimpostata scelta dall'utente che sostituiva la persona fisica che aveva solo creato il messaggio vocale e il personaggio, umanoide o animale, avrebbe riprodotto le chiacchere dell'altra persona.
Il Verge però, a differenza dei suoi coetanei e della maggior parte delle persone nel mondo, ci teneva parecchio alla messaggistica classica, lo riteneva un modo vintage per comunicare e spesso molto utile agli individui timidi che sono infastiditi dal mandare ologrammi.

"Buonasera, mi chiamo Rune e sto cercando il signore Ezelstain, lo scrittore che ha partecipato con il suo libro all'iniziativa della Future Library di Oslo. Ho fatto il numero corretto?"

Erik scrisse quelle righe di getto e premette invio senza nemmeno rileggere ciò che aveva digitato, voleva essere fiducioso anche se qualcosa lo portava costantemente a scoraggiarsi, quasi stesse cercando di portare a termine una missione impossibile.
Il Verge sistemò il vassoio della sua cena e lo posò fuori dalla porta della sua stanza in modo che lo staff del Tulipan potesse ritirarlo quando voleva senza disturbarlo. Il sole fuori era calato da un pezzo e la stanza si era riempita piano piano di oscurità ma l'uomo se ne accorse solamente dopo essere rientrato nella camera: le luci che aveva visto in corridoio erano brillanti mentre lui aveva acceso solo un abatjour rimanendo nella penombra per quasi tutto il tempo. Erik cercò gli interruttori della luce per poter accendere qualche lampadina quando il suono irriconoscibile di una notifica lo distrasse.
Era arrivato un messaggio proprio dal numero a cui aveva scritto: sperava non fosse l'avviso che l'utente aveva disabilitato l'opzione messaggistica ed Erik rimase piacevolmente sorpreso quando la risposta non fu quella automatica che si aspettava:

"Troviamoci domani a questo indirizzo: Kosztka 192 T, Bergen"

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