Capitolo 26

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Erik stava camminando a testa alta mentre l'aria mattutina gli pungeva il naso. Non guardava nemmeno dove metteva i piedi, era sicuro di sé e di ottimo umore, aveva superato la chiesa di St. John - Johanneskirken - e se l'era lasciata alle spalle con tutto il suo enorme splendore neogotico di mattoni rossi. Davanti ai suoi occhi aveva diverse scalinate, secondo il navigatore si stava dirigendo nella direzione giusta, doveva solo mettere un piede davanti all'altro e scendere ogni singolo scalino. La via in cui si trovava era bizzarra: da un lato della strada, il sinistro, le case ed i palazzi erano interamente bianchi e ricoperti dai raggio del sole, mentre sul lato opposto, il destro, ogni costruzione aveva un colore differente - rosa, azzurro, giallo - e in piena ombra come se i primi si fossero sbiaditi. Ad E piaceva questa inconsueta asimmetria colorata che incrementava il suo buon umore: aver trovato Ezelstain lo faceva sentire imbattibile.
Il ragazzo continuò a camminare per alcuni minuti finché il navigatore non lo fece fermare proprio davanti a quello che sembrava un piccolo luogo di ristoro: il casale che gli parve davanti era totalmente fuori contesto, era bianco candido con il tetto a punta e spiovente di colore nero, era decisamente più basso rispetto agli altri palazzi, sembrava uscito direttamente dal presepe di Natale. Appena sotto la punta che caratterizzava la parte alta del muro, vi era stampato il nome del bar, Gammel Fisker - vecchio pescatore - mentre due finestre lo sorreggevano qualche centimetro più in basso. La porta d'entrata era bianca ed impenetrabile a causa delle tende che il proprietario aveva appeso al suo interno. Sul portico, recintato con una staccionata fitta di legno, vi erano un paio di tavolini riscaldate da potenti lampade, tant'è che ci si poteva sedere a mezze maniche proprio all'esterno, la tecnologia aveva fatto passi da gigante permettendo alle persone di godersi il paesaggio invernale ma con una temperatura estiva senza per forza doverlo osservare attraverso una finestra. Nell'aria aleggiava uno strano odore di salmone e Lefse, un loro tipico panino molto simile ad una Crepes il cui ingrediente principale sono le patate invece che la farina che non è più la grande protagonista, ma al ragazzo sembro di sentire anche l'odore di Karsk: il liquore mescolato al caffè di prima mattina gli dava la nausea.

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