Capitolo 08

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Erik si era avvicinato ad un tastierino posizionato accanto al citofono. Era composto da pochi pulsanti: vi erano dei numeri disposti a cerchio come gli antichi telefoni fissi usati nel 1940 e serviva per prenotare una Førerløs bil, un'autovettura autonoma che si muoveva senza l'ausilio di un conducente.

Il ragazzo usò la tastiera per programmare l'orario in cui la macchina doveva essere pronta sotto casa – tra cinque minuti - e premette il tasto verde per confermare la prenotazione.

Aveva smesso di piovere e il cielo si stava aprendo sopra le teste di Erik e Rune. I due, una volta scesi dall'autovettura, alzarono il naso verso l'azzurro per vedere se si era tinto di altri sette colori, ma non vi era nessuna traccia dell'arcobaleno, solo alcuni raggi di sole che spezzavano le nuvole e filtravano tra le loro morbide gobbe. L'odore che aveva lasciato la scrosciata di pioggia era incredibile, veniva chiamato petricore ed era il profumo che nasceva quando l'acqua toccava diverse superfici, come la terra secca e gli alberi: l'essenza rilasciata dalla natura veniva trasportata per la città grazie al vento.

Il petricore cambiava a seconda del terreno che la pioggia toccava e l'aroma di Oslo era unico nel suo genere.

A Rune non piaceva. Lo sentiva da tutta la vita e per lui non era importante, ma per Erik era rigenerante, ancora di più se dopo il temporale gli uccellini iniziavano a cantare melodie leggiadre alternate a trilli civettuoli.

I due Voktere si trovavano proprio davanti alla Deichmanske Bibliotek, la biblioteca pubblica di Oslo ed erano pronti a percorrerla per la sua intera lunghezza per arrivare alla stanza silenziosa.

«In che scatola era il libro?» chiese Erik avviandosi verso una delle tre entrate.

«Era in una biscottiera d'acciaio» rispose il collega dietro di lui.

Erik si girò perplesso verso l'uomo ma lui fece spallucce, come se non gli importasse di tutte le stranezze degli autori.

I libri dovevano essere conservate in scatole sigillate, secondo il progetto originale, ma ogni autore aveva interpretato le linee guida come più gli aggradavano senza prestare attenzione al progetto dell'artista: qualcuno, seguendo le regole, aveva chiuso il libro in una scatola di noce, un altro lo aveva avvolto in un panno bianco cerimoniale e lo aveva trascinato per la foresta di aceri come simbolo di morte e rinascita - secondo la sua cultura - invece qualcuno lo aveva adagiato in una busta di plastica, non più in commercio dall'anno 2011 ma sapientemente conservato per tutti quegli anni. Il libro che cercavano era contenuto in una biscottiera, ma non era nemmeno la confezione più strana che gli autori avevano usato come capsula del tempo, c'erano confezioni in legno e chiuse da un semplice lucchetto passando quindi a quelle sigillate tramite un meccanismo che ricordava un cryptex, avevano ricevuto anche un libro senza scatola, un manoscritto era stato consegnato su una pennetta drive, un altro era stato chiuso in una valigia e consegnato dopo aver fatto il giro del mondo e aver toccato tutti gli stati, nessuno escluso. La Ballata della Morte, contenuto nella biscottiera, era piuttosto facile da rubare, data la sua scarsa protezione data dalla confezione e non dai Voktere.

Erik precedette Rune e si posizionò davanti al portone che divideva la Deichmanske Bibliotek dalla Future Library, fece un respiro profondo inalando il piacevole odore della corteccia di abete rosso e diede il via al rito che dovevano compiere ogni volta che si accingevano ad entrare nella Silent Room: Erik passò le dita della mano destra su un piccolo schermo blu - per il riconoscimento delle impronte digitali - poi avvicinò prima l'occhio destro e dopo l'occhio sinistro per la scansione della cornea. Una volta che i dettagli di Erik erano stati catturati dalla macchina, indietreggiò di qualche passo ed un fascio di luce gli investì il volto come ulteriore sicurezza: il riconoscimento facciale era la procedura che durava più di tutti ed Erik avrebbe potuto giurare che delle volte gli aveva anche bruciato la peluria superficiale che aveva sul volto.

Dopo l'ennesimo riconoscimento, le danze erano quasi concluse, non gli rimaneva che inserire il secret code per disattivare l'ologramma che si trovava al di là della porta e che aveva il compito di allarmare tutti i libri.

«Tocca a te.» Erik passò il testimone a Rune, il quale iniziò il suo ballo di malavoglia.

Una volta aperto il portone grazie a tutte le chiavi dei Voktere, i due entrarono nella Silent Room e iniziarono a cercare.

«Come mai hai aperto proprio la biscottiera?» chiese Erik.

«Perché sapevo che Ezelstein era l'unico autore norvegese.»

«Alla fine del libro viene svelato il nome del presunto assassino?» Erik stava passando in rassegna tutte le mensole e tutti gli angoli bui e ciechi che potevano esserci in quella stanza.

«Sì» rispose Rune senza nemmeno pensarci. Stava cercando con minuzia dal lato opposto della camera silenziosa.

«Come hai fatto ad accorgerti che mancava il libro?»

«Ieri sera, nel recuperare il mio cellulare, mi è caduta.»

«E....?» Erik si girò sorpreso.

«Ho sentito un rumore strano, quando l'ho raccolta mi sembrava troppo leggera per essere piena e allora ho voluto controllare.»

Erik annuì e torno a cercare il libro.

«Forse dovremmo aprire anche le altre scatole» propose Rune non riuscendo a trovare un'altra soluzione.

«E come facciamo? Alcune sono sigillate!»

«Potremmo aprire solo quelle che non sono chiuse con una chiave, magari non è stato rubato ma solo nascosto» pensò Rune ad alta voce.

I due Voktere si girarono dando le spalle alle rispettive mensole e si guardarono per qualche secondo in attesa di un pensiero che gli dicesse se fosse la cosa corretta da fare, poi Erik fece spallucce e acconsentì alla richiesta dell'uomo.

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