Capitolo 85

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Rune aveva passato due giorni in commissariato con l'avvocato Pedersen sempre al suo fianco.

Erano state quarantotto ore molto pesanti ed estenuanti.

Erik era rimasto seduto nella sala d'aspetto bevendo caffè scadente e sgranocchiando alcune merendine della macchinetta automatica.

Non sapeva niente di Rune. Nessuno lo aveva aggiornato sulla situazione e nessuno gli aveva detto se il copro di suo nonno era stato riesumato per scagionare o accusare il collega.

Rolf Bakke era rimasto accanto al ragazzo per tutto quel tempo, anche se Erik avrebbe voluto dirgli di tornare a casa a riposarsi. Avrebbe voluto dargli le chiavi di casa sua per permettergli di darsi una rinfrescata e dormire qualche ora ma si ricordò del manoscritto bianco che era rimasto sul tavolo della cucina. Solo loro due sapevano che cosa fosse e come si leggesse, e se Rolf l'avesse rubato e poi fosse scappato? Erik non gli chiese mai se volesse fare una pausa, se volesse una tazza di caffè o se preferiva riprendere un volo per la sua città.

Non gli chiese nulla.

Rolf Bakke non parlò per la maggior parte del tempo, credeva che lasciare spazio al suo nuovo amico, lo avrebbe tranquillizzato, perché in quella situazione si diventa amici, no?

Allo scoccare della quarantanovesima ora, un volto familiare fece capolino nella sala d'attesa: era Rune.

L'uomo aveva delle profonde occhiaie e gli occhi rossi.

Aveva le mani dietro la schiena ma Erik non si accorse subito delle manette. Le vide solamente dopo una manciata di secondi.

Il ragazzo si alzò lasciando per pochi istanti la sedia vuota per poi ricaderci sopra.

L'agente Jensen si trovava dietro Rune e lo teneva per un braccio.

L'avvocato Pedersen era appena dietro il poliziotto, aveva il capo rivolto verso il pavimento, il viso imperlato di sudore e i capelli spettinati.

Rune e Jensen superarono Erik e Rolf senza dire una parola ed uscirono dal commissariato.

Al ragazzo si strozzò la voce in gola e guardò silenzioso il suo collega essere portato via.

Il legale assistette alla scena impietosito. Era stremato e voleva solamente tornarsene a casa ma sapeva che il suo lavoro non era ancora finito. Si avvicinò con passo lento ad Erik e gli mise una mano sulla spalla prima di sederglisi accanto.

«Vuoi sapere che cosa è successo, immagino» gli chiese Pedersen.

Erik annuì. Aveva lo sguardo perso nel vuoto davanti a sé. Ogni certezza era ormai crollata. 

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