FUTURE LIBRARY

Capitolo 37

Il vento si era fermato e un silenzio angosciante si stava facendo largo in quel posto dimenticato da Dio.

I brividi percorrevano la schiena di Erik, gli tremavano le mani, stava sudando freddo e il cuore gli batteva a mille. Si disse che avrebbe fatto il conto alla rovescia e avrebbe spalancato l'uscio sperando di non avere sorprese.

Fece un respiro profondo, si mise la mano sinistra sul petto e cercò di convincersi che non c'era nulla di cui preoccuparsi.

Iniziò a contare:

Tre.

Due.

Due e tre quarti.

Due e mezzo.

Due e un quarto.

Uno.

Spalancò la porta con tutta la forza che aveva anche se sapeva che sarebbe bastato spingerla leggermente per far si che si aprisse, ma voleva evitare che la porta emettesse un cigolio agghiacciante facendolo scappare a gambe levate una volta per tute.

«C'è nessuno?»

Nessuna risposta.

Erik fece un primo passo per entrare e subito il pavimento di legno iniziò a scricchiolare sotto il suo peso.

Lo cosa non lo stupì.

Subito fece un secondo passo appoggiando il piede destro davanti all'altro.

«Signor Ezelstain? Posso entrare?»

Ancora una volta non si fece vivo nessuno.

Spero non sia una trappola, pensò il ragazzo arrabbiandosi con sé stesso per essersi cacciato in una situazione del genere.

Erik si accorse che l'odore di morte era sparito all'improvviso.

Si girò verso la porta che aveva spalancato qualche secondo prima e vide che si stava richiudendo da sola, probabilmente a causa dei vecchi perni o di un montaggio sbagliato quando era stata costruita la casa.

Il ragazzo, girandosi in quel momento, aveva evitato un grande spavento: se la porta avesse sbattuto dietro le sue spalle, avrebbe cambiato idea e sarebbe scappato senza pensarci due volte, rinunciando alla missione. Aveva quasi trovato Ezelstain, ma per qualche assurdo motivo non voleva farsi vedere, come se stessero giovando al gatto e al topo.

Erik era il roditore, innegabilmente.

Il ragazzo fece ancora qualche passo e arrivò insalotto.