FUTURE LIBRARY

Capitolo 43

Niente anche quella volta. Forse lo scrittore era rientrato a casa, aveva acceso il riscaldamento ed era uscito. Ma perché?

Erik era perso nei suoi pensieri quando sentì un ding provenire dalla cucina. Era preoccupato ma allo stesso tempo eccitato e felice che fosse arrivato l'autore di quel maledetto libro. Si alzò dalla poltrona e con un balzo si trovò tra i fornelli ma non vide nessuno.

Il ding appena udito era quello del riscaldamento centralizzato programmato, quindi voleva dire che partiva tutti i giorni alla stessa ora e quando raggiungeva la temperatura stabilita dal proprietario, si sarebbe spento emettendo quel suono.

Erik aveva le borse sotto agli occhi, il cuore gli batteva all'impazzata e la mascella era serrata.

Chiuse gli occhi per un secondo, tirò un pugno sul tavolo e urlò con tutta la voce che aveva.

Prese una sedia e la ribaltò, gli diede un calcio e la calpestò.

Ne prese un'altra e la sbatté sul tavolo, sfasciandola.

I pezzi di legno saltarono in mille direzioni diverse.

Il ragazzo aveva il fiatone, la fronte era imperlata di sudore e le mani gli tremavano.

Fece un respiro profondo, tornò in salotto strisciando i piedi e si sedette sulla poltrona. Si accasciò in mezzo ai cuscini, il cuore tornò ad un ritmo normale e anche il respiro si rese regolare. Una morsa gli chiuse lo stomaco, si portò le mani sul viso coprendosi gli occhi e un singhiozzo risuonò nella stanza.

Erik iniziò a piangere e le lacrime salate gli rigarono il viso.

Il ragazzo alzò lo sguardò verso il soffitto espirando, si asciugò gli occhi e tornò a guardare dritto davanti a sé quando vide un enorme quadro appeso alla parete, proprio davanti alla poltrona.

Non lo aveva visto la prima volta che era entrato in quel posto e quando erano entrati i poliziotti, gli avevano puntato la luce in faccia impedendogli di vedere qualsiasi cosa.

Erik riconobbe immediatamente il dipinto.

Era il Vecchio Pescatore di Tivadar Kosztka Csontváry.