Capitolo 45

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Nulla sembrava avere un senso ma, da quel momento in poi, aveva una linea temporale più o meno soddisfacente. La rilesse a voce alta più volte eppure sembrava mancare un tassello.

Esasperato, gettò i suoi appunti per terra e tornò a fissare il quadro davanti a lui. Doveva pur voler dire qualcosa se continuava a comparire.

Estrasse il cellulare dalla tasca anteriore dei pantaloni e si mise a cercare qualche informazione in più sul quadro quando trovò qualcosa che lo colpì: il quadro poteva essere in due metà. Con l'ausilio di uno specchio, si sarebbe potuta vedere la parte buona e la parte cattiva del pescatore, come se fosse affetto da una strana bipolarità.

Erik guardò il quadro davanti a lui, osservò da vicino le immagini che aveva trovato sul web. Non aveva mai pensato che quel quadro nascondesse un tale segreto e subito si illuminò: anche lo scrittore doveva nascondere un segreto e quello era il modo per farglielo capire.

Ezelstain aveva disseminato indizi rimanendo in attesa che qualcuno li cogliesse e svelasse il suo magico arcano.

Cosa nascondeva?

La parete attorno al dipinto era ricoperta di carta da parati. La luce fioca del cellulare di Erik non riusciva a fargli vedere i dettagli ma un pattern che giocava con le foglie scure su fondo nero creava un'atmosfera cupa. Sotto il margine inferiore della cornice, la carta da parati era diversa. La fantasia era composta da insignificanti rettangoli torvi che andavano in contrasto con il resto del muro. Qualcuno doveva averla sostituita proprio in quel piccolo spazio, forse a causa di una macchia o uno strappo.

Erik si alzò dalla poltrona e si avvicinò alla parete per vedere più da vicino quella carta composta da rettangoli che riteneva agghiacciante e fuori posto. Fece qualche passo in avanti con la torcia puntata verso il muro e più si avvicinava più si accorgeva che non era come pensava.

Non era carta da parati.

Erano mattoni. Mattoni tinteggiati di nero per cercare di mascherare la mancanza di carta che qualcuno, probabilmente, aveva strappato via.

Il ragazzo si accucciò all'altezza di quella stranezza e passò una mano sul muro. Era freddo e ruvido. Quando tolse la mano dalla parete, una scossa gli percorse la colonna vertebrale lasciandogli dei brividi su tutta la schiena. Posò il cellulare per terra con la torcia puntata verso il soffitto e si alzò, afferrò il quadro per la cornice posizionando una mano a destra e una a sinistra. Strinse con tutte le forze che aveva e fece leva con le gambe per cercare di staccare il Vecchio Pescatore dalla parete.

Il dipinto pesava più di quanto immaginava e se lo posò al petto per cercare di distribuire il peso. Fece qualche passo verso sinistra e fece scivolare la tela lungo il suo corpo finché non riuscì a fargli toccare terra. Lasciò la tavola e mise la mano destra sulla parte superiore della cornice per tenerla in equilibro. Si allontanò di un passo, guardò il disegno e lo adagiò inclinandolo sul muro.

Soddisfatto del suo lavoro, Erik si premurò di verificare la stabilità della tela prima che scivolasse a terra ma sembrava salda, poi si girò verso i mattoni e il cuore iniziò a battergli all'impazzata.

La muratura arrivava all'altezza delle ginocchia delragazzo mentre nella parte soprastante vi era un buco, o meglio, una portacircondata da mattoni per la sua metà inferiore.

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