Capitolo 38

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Le luci erano spente e il bagliore grigiastro di quella giornata non illuminava l'ambiente. In un primo momento, cercò l'interruttore della luce su una parete lì vicina ma si bloccò e ci pensò qualche secondo. Secondo la sua esperienza di accanito lettore thriller, sapeva che stava commettendo un'effrazione e, anche se non sembravano esserci vicini lì attorno, sarebbe stato meglio muoversi con una torcia dalla luce fioca per non destare sospetti ed evitare che chi passasse di lì, sempre che ci fosse stato qualcuno, vedesse dei bagliori attraverso le finestre. Decise così di attivare la pila dal telefono, scelse l'intensità più bassa e la tenne puntata verso il pavimento.

L'arredamento dell'abitazione era minimalista e con pochissime cianfrusaglie: al centro del salotto vi era una vecchia poltrona marrone di pelle consumata, un tappeto di yuta a righe e sulla parete di destra avevano costruito un caminetto ma sembrava essere inutilizzato da diverso tempo.

Il ragazzo fece qualche passo per la stanza notando la polvere sull'insolito comodino boho chic.

Erik si avvicinò al caminetto e si soffermò a guardare le foto che vi erano sopra la mensola ma raffiguravano solo dei gatti. Camminò per qualche secondo in tondo senza avere una meta precisa in testa e si accorse di qualcosa che gli era sfuggito fino a quel momento.

Un libro spuntava da sotto la poltrona.

Erik si accucciò sulle ginocchia ed estrasse il manoscritto impolverato, si mise comodo appoggiando le natiche sul pavimento ed iniziò ad esaminare il romanzo che aveva per le mani: la copertina riportava il titolo La Ballata della Morte ed il ragazzo pensò di aver vinto alla lotteria ma quando iniziò a sfogliarlo rimase basito.

Le pagine erano bianche.

Non vi era scritto nulla.

Si fece rigirare il libro tra le mani per qualche secondo poi decise di infilarselo nella tasca interna del giaccone: era abbastanza grande per contenerlo. Erik si disse che avrebbe potuto rivendere quelle pagine bianche come cimelio una volta che la biblioteca avrebbe aperto al pubblico. Lo prese un po' come indennizzo verso tutta quell'Odissea che stava passando per cercare di non perdere il lavoro e salvare anche quello di Rune.

Il ragazzo fece un respiro profondo. Si alzò deciso a finire quella estenuante ricerca, si pulì le mani piene di polvere sui pantaloni e aguzzò le orecchie.

Credeva di sbagliarsi, ma forse aveva sentito qualcosa. Si avvicinò alla finestra, scostò i pesanti tendaggi rossi e spiò in giardino.

Fuori non c'era nessuno ed Erik si disse che si era preoccupato per il niente quando sentì la porta dell'ingresso cigolare. Il ragazzo si sporse verso quello che era l'uscio e all'improvviso una luce accecante gli riempì il viso.

«Mettiti a terra!» urlò subito una voce maschile.

Erik era interdetto ed immobile.

«Mettiti a terra, ho detto!» ripetè l'uomo dall'altraparte ed il ragazzo obbedì sdraiandosi prono a terra con la faccia verso ilpavimento senza pensarci due volte.

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