Capitolo 79

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«Sono in stato di fermo?» chiese poi socchiudendo gli occhi per scrutare meglio il volto di Jensen.

«No, ma potrebbe esserlo presto.»

«O mi arrestate o mi lasciate andare» continuò Erik con il sangue che gli ribolliva.

«Non abbiamo ancora finito!» disse l'agente in un sussurro a pochi centimetri dal naso del ragazzo.

«Allora chiamerò il mio avvocato.»

Dopo quelle parole, Jensen si allontanò dal sospettato e si frugò nelle tasche per cercare qualcosa.

Dopo pochi secondi, trovò il bottino: un telefono cellulare della squadra N.U.F.V.

Si rigirò il cellulare un paio di volte tra le mani e poi lo appoggiò sul tavolo davanti ad Erik il quale si rifiutò di toccarlo.

«Chiami il suo avvocato» lo esortò Jensen.

Erik scosse la testa e incrociò le braccia sul petto.

«Vuole proseguire senza un legale? Non c'è nessun problema» concluse Jensen accomodandosi nuovamente sulla sedia.

«Chiamerò un avvocato solamente dal mio cellulare o dal telefono di un amico, non di certo dal suo.»

«E perché?»

«Mi crede forse stupido? So benissimo che i vostri cellulari registrano le conversazioni e qualsiasi cosa io dirò, rimarrà nei vostri archivi e voi la userete contro di me. Per legge, l'avvocato è tenuto a mantenere il segreto professionale, e i vostri cellulari contravvengono a questo regolamento. Chiamando il mio legale con quel telefono, non potrei essere tutelato.» Erik sapeva il fatto suo.

«Non useremmo mai la registrazione contro di lei, signor Harris» spiegò Jensen.

«Nulla di quello che è stato detto qua potrà essere usato contro di me. E penso che lei lo sappia bene.»

L'agente socchiuse leggermente gli occhi.

Sembrava voler vedere fino a che punto voleva arrivare Erik.

«Sa quante registrazioni come questa sono state presentate in tribunale? Migliaia. E sa quante sono state accettate come prove?»

«Tutte» rispose l'agente.

«E sa perché?»

«Perché erano delle prove.»

«No» disse Erik scuotendo la testa. «Sono state accettate perché nessuno degli imputati sapeva che era loro diritto fare ricorso. Interrogare una persona non in stato di arresto senza un legale al suo fianco, è possibile, ma solo ad una condizione.»

Jensen mise le braccia conserte e piegò la testa da un lato.

«L'interrogatorio può essere registrato ed esposto in tribunale solo con il consenso scritto dell'imputato. Una volta che il processo viene chiuso, i documenti diventano pubblici e stranamente tutte le liberatorie sono sparite. Vuole spiegarmelo lei il perché?»

L'agente lo fissò per qualche secondo chiedendosi come facesse a sapere così tante cose poi gli tornò in mente che la signora Larsen, sua ex collega alla N.U.F.V., era la nonna acquisita del ragazzo.

Jensen si alzò.

«Chiami un avvocato» disse ad Erik. Poi si avviò verso la porta spalancandola, facendo segno con la testa ad Erik di uscire.

Il ragazzo si alzò trionfante ed uscì dalla stanza degli interrogatori a passi lunghi e svelti superando l'agente.

«Non lasci il commissariato» gli disse Jensen.

Il ragazzo si girò e lo guardò dritto negli occhi.

«In quel caso la dovrò arrestare sul serio.» Il tono della voce era tornato austero e monotonale.

Erik annuì per poi tornare di corsa da Rolf Bakke.

«Come è andata?» gli chiese l'uomo alzandosi in piedi non appena lo vide arrivare.

«Dovresti prestarmi il tuo cellulare. Ho bisogno di un avvocato.»

Rolf sgranò gli occhi e gli porse il suo telefonino. 

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