Capitolo 33

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In un primo momento Erik non ci aveva pensato, ma come faceva Ezelstain a sapere che aspetto avesse? Lui non conosceva nessuno con quel nome e non aveva mai messo piede a Bergen, quindi come era possibile? Si era presentato come Rune, quindi lo scrittore non avrebbe nemmeno potuto rintracciarlo sui social o sul web.

«Sarà qualcuno che conosci» rispose Rune d'impulso.

«Impossibile, mi sarei accorto se qualcuno che conoscevo era nel mio stesso bar!» continuò Erik senza confessare al collega che aveva mentito riguardo il suo nome.

«E il nuovo messaggio diceva solo di averti visto al bar?» chiese Rune.

«No, c'era scritto che ora si fidava di me e di trovarci domani ad un nuovo indirizzo a qualsiasi ora. Credo che sia casa sua.»

«A quale indirizzo?»

«Cosa importa?» chiese Erik alzando gli occhi al cielo.

«Semplice curiosità» sbuffò Rune.

«Laramie Gate n. 59, sempre a Bergen.»

«Okay» disse l'uomo pensieroso.

«Conosci il posto?» gli chiese Erik sospettoso.

«No.»

«Ma..?»

«Ma stavo pensando a quanto fosse facile capire che fossi il bar ieri.»

«E come?» domandò l'uomo dubbioso.

«Ormai le città sono diventate come il Grande Fratello, siamo sempre osservati» esplicò Rune.

«E pensi che abbia hackerato le telecamere del governo?» chiese Erik con tono sarcastico.

Rune aveva ragione, le città erano costantemente sorvegliate e la criminalità si era ridotta al minimo, ma la sua idea sembrava più una fantasia.

«Beh...» disse il ragazzo. «Potrebbe anche averlo fatto sul serio.»

«Stiamo cerando uno scrittore.» continuò Erik adirato. «Non un hacker!» concluse sbuffando e riattaccò la telefonata.

Rune pensò che Erik fosse troppo permaloso.

Di quei tempi, ci si poteva aspettare di tutto e gli hacker, in una società quasi puramente tecnologica, erano all'ordine del giorno. C'erano aziende che formavano i futuri dipendenti ad hackerare diversi sistemi. Ovviamente non era legale, ma le aziende sapevano come tenere corsi "segreti" e come tutelarsi nel caso in cui un dipendente avesse voluto denunciarli. 

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