Capitolo 35

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Erik stava pensando ad una scusa plausibile da raccontare ad Ezelstain ma non gli veniva in mente nulla.

Abbassò il finestrino della Førerløs bil per vedere se un po' di aria fresca avrebbe aiutato la sua mente a carburare meglio e ripose il suo foglio scarabocchiato in una tasca del giaccone.

Aveva smesso di piovere e le strade sembravano annacquate, come se fossero appena uscite dalla lavatrice senza che avesse fatto la centrifuga.

Dopo pochi minuti l'autovettura si fermò, su display davanti a lui comparve la scritta destinazione raggiunta, così pagò con lo smartphone la corsa e uscì dall'auto. Aveva pensato di pagare in contanti per non essere rintracciabile, poi si ricordò che tutte le autovetture automatiche erano dotate di telecamere a scansione e quindi la sua immagine sarebbe rimasta registrata negli archivi per almeno dieci anni.

Quando il ragazzo mise piede sull'asfalto, si rese conto che la pioggia era drenata completamente nel sottosuolo. Si accucciò e accarezzo per terra. Quando vide che era tutto asciutto, sorrise tirando l'angolo sinistro della bocca verso l'orecchio, si rialzò e si sistemò la giacca. Fece un respiro profondo e guardò proprio dritto davanti a sé in direzione del numero civico 59.

L'abitazione era stata realizzata in assi di legno color mattone che percorrevano la sua intera lunghezza, invece quelle bianche erano state destinate ai dettagli come il contorno delle finestre e la porta d'ingresso.

La casa non era simmetrica ma composta da una costruzione parallelepipeda su due piani con il tetto a mansarda e un costruzione a destra con pianta esagonale e i tetto era formato da una piramide a sei lati con la punta acuminata.

Sulla facciata di sinistra Erik contò due finestre oscurate da delle tende rosse. Ai lati della villetta vi erano due lampioni spenti e il giardino aveva un prato all'inglese con diversi cespugli rotondi sparsi senza un ordine logico. 

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