CAPITOLO 2

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COLE'S POV

<<Cole, Micòl, prima che abbandoniate la tavola volevo avvisarvi che ho intenzione di organizzare una festa di beneficienza per facilitarvi il rientro a scuola. Almeno in una volta sola tutta la città saprà del nostro rientro>>
Tutte balle: sono perfettamente consapevole che la festa che ha intenzione di organizzare non è né un atto di amore e carità verso chi ha più bisogno e né un gesto di amore e altruismo verso i suoi figli. È tutto un piano per fare sfoggio della sua ricchezza con le altre donne della città e suscitare invidia.
<<Senza papà?>> 
Le chiede Micòl ritornando a sedersi, mentre io mantengo la mia posizione in piedi posando le mie mani  sullo schienale della sedia
<<Vostro padre sarà già qui il giorno in cui verrà organizzata questa festa, quindi non vi preoccupate>> 
Risponde nostra madre appoggiando le posate che teneva in mano sul tavolo.
<<Ora potete andare>> 
Con il suo permesso io e Micòl prendiamo ognuno la propria direzione. Io mi dirigo verso il pianoforte che si trova in fondo alla sala e una volta sedutomi sullo sgabello nero del piano mi concedo alcuni minuti per far scorrere le dita sullo strumento lucido e privo di polvere. Dopo alcuni minuti di contemplazione apro la serrandina del pianoforte trovandomi davanti alla tastiera anch'essa priva di polvere, nonostante il tempo passato senza che venisse usata. Il primo brano che mi viene in mente di suonare è la "sonata claro de luna" di Beethoven che è ormai parte di me per quante volte l'ho suonata, perciò lascio scorrere sui tasti le mie dita che iniziano a suonare in modo lento e malinconico permettendomi di immergermi totalmente nella melodia ed è in questo modo, cullato dal suono emanato dallo strumento, che mi ritrovo in un mondo dove sono io a dettare le regole, i ritmi e l'intensità dell'esperienza, dove sono io a dominare e non a essere dominato. Lentamente il suono pervade la stanza come una carezza, senza imporsi e in modo controllato
<<Sai Cole, durante la festa potresti suonare uno di questi brani. Farebbe molto effetto>>
La voce pacata di mia madre mi risveglia dal senso di pace in cui sono riuscito ad entrare. Ovviamente per lei la musica non è altro che una pratica tipica del tempo libero, una pratica che può essere motivo di ammirazione da parte delle persone.
<<Ti riserveremo un momento preciso della serata dove ti potrai dilettare nel suonarci qualcosa di bello>> 
Prosegue la donna davanti a me compiaciuta della sua stessa idea.
<<Direi che possiamo pensare ai preparativi già da domani>> 
E con questo, senza attendere nessuna reazione o risposta da parte mia, si dirige verso l'uscita della sala. Ormai la voglia di suonare mi è passata, perciò chiudo la serrandina e mi appresto a uscire dalla grande stanza occupata dai domestici che ripuliscono silenziosamente il tavolo dove abbiamo da poco finito di pranzare. Il leggero tacco della scarpa stringata risuona impercettibile sul pavimento mentre esco dalla stanza per  dirigermi nella mia camera da letto. Raggiungo in poco tempo la mia destinazione e stranamente trovo in corridoio, appoggiata sulla porta chiusa della sua camera, Micòl. Senza dare troppo peso alla cosa mi volto verso la mia stanza che si trova proprio di fronte alla sua.
<<Dobbiamo comprarci dei telefoni>> 
Afferma lei mentre sto per entrare e lasciarla sola nel corridoio.
<<Lo sai cosa ha detto papà. Ci procurerà lui dei telefoni sicuri>>
<<Oh no no no. Se saranno delle scatole di latta come quelle che avevamo nell'altra casa direi proprio di no>>
<<Micòl non possiamo correre rischi>>
Affermo sollevando leggermente la testa esasperato.
<<E che rischi vuoi che corriamo se tra poco arriverà la scorta di guardie del corpo di papà>>
Mi volto fulminandola con lo sguardo
<<Micòl>>
Sibilo, avvicinandomi a lei
<<Okay boss. Non volevo contrariarla>>
Dice sollevando le mani in segno di resa
<<Comunque non sono d'accordo per questa festa di beneficienza. Ci saranno tutti i nostri vecchi compagni di classe e di scuola e io non voglio vederli tutti insieme in una volta sola, dentro casa mia>> 
Pronuncia questa frase tutto d'un fiato, come se fosse una cosa che si teneva dentro già da quando aveva lasciato la sala da pranzo. In tutta risposta mi allontano da lei imperturbato da ciò che ha appena detto.
<<Sei proprio cambiato. Non ti frega più niente di nessuno>> 
Sentenzia alzando leggermente la voce
<<È quello che ci hanno insegnato i nostri genitori da quando abbiamo compiuto undici anni>>
affermo tranquillo
<<Ma io sono tua sorella>>
<<E come tale io ti considero>>
<<Proprio non capisci eh? Non ho più contatti con persone della mia età perché nostro padre ci ha costretti a frequentare lezioni private con insegnanti uno più severo dell'altro e ora nostra madre vuole che riinizi la scuola e rientri nella società come se non fossimo spariti per un anno intero senza preavviso e senza dare più nostre notizie>>
<<Vedrai che te la caverai>> 
Rispondo non volendo più restare ad ascoltare ciò che ha da dire
<<Sei proprio odioso>>
Sbuffa lei prima di voltarsi, entrare nella sua stanza e sbattere la porta della sua camera.
Rimango per qualche secondo immobile prima di voltarmi ed entrare nella mia camera.  Ho tutto il pomeriggio libero e sinceramente non so assolutamente cosa fare per ammazzare il tempo. Come prima cosa, però, decido di togliermi la camicia bianca, le scarpe stringate e i pantaloni blu del completo rimanendo così solo in boxer, proprio in quel momento nella stanza entra una delle domestiche, che non si è degnata neanche di bussare.
<<Oh! Scusi signorino...non pensavo che fosse qui dentro>>
Farfuglia la ragazza che dovrebbe avere poco più di vent'anni sul limitare della porta. Non le do  molto peso e dopo la sorpresa iniziale inizio a riporre in modo ordinato e sistematico i vestiti che mi sono tolto precedentemente, incurante della figura pietrificata sulla porta. La ragazza dopo svariati secondi si decide finalmente a uscire dalla stanza lasciandomi solo. Dopo aver sistemato tutto, indosso  un paio di pantaloni grigi della tuta e decido di rimare a torso nudo visto che le temperature sono abbastanza elevate. Mi dirigo poi, verso la porta finestra per aprirla ma prima di poterlo fare mi blocco per via della piccola fila di veicoli neri che stanno entrando dal cancello. Devono essere quelli del corpo di guardia, penso mentre decido di lasciare chiusa la porta finestra e di ritornare sui miei passi. Prima che possa afferrare un libro della libreria vengo però interrotto da un lieve bussare sulla porta.
<<Avanti>> 
Dico sollevando lo sguardo, è Margaret, la quale si è cambiata indossando un completo bianco che le conferisce un'aria più sofisticata mantenendo comunque intatto il suo aspetto materno. Ha anche raccolto i suoi lunghi capelli neri in una coda bassa.
<<Sono arrivate le guardie. Tuo padre ha dato l'ordine che sia tu a dare loro una disposizione.>>
Mi avverte Margaret regalandomi un sorriso accogliente che le illumina gli occhi castani.
<<Arrivo>>
Rispondo annoiato iniziando a cercare una maglietta adeguata che possa far passar in secondo piano il fatto che sono in tuta, Margarett nel frattempo ha già lasciato la stanza.

Poco dopo mi ritrovo a scendere la scalinata diretto verso l'ufficio di mio padre. Appena apro la porta mi trovo davanti un uomo calvo, basso,  tozzo e con una barba curata a coprirgli gli angoli della bocca che mi rivolge uno sguardo duro.
<<Chris Martinez, capo della sicurezza>>
Si presenta porgendomi la sua mano dalle dita tozze. La sua presa è forte e decisa e la sua figura trasuda sicurezza e affidabilità , nonostante l'aspetto possa far pensare a una persona pericolosa.
<<Dobbiamo decidere e programmare la disposizione dei miei uomini e come muoverci con lei e con la signorina Evans>>
Dice arrivando dritto al punto. A quel punto mi dirigo verso la grande scrivania in mogano di mio padre posta davanti a delle ampie finestre coperte da delle tende bianche. Una volta accomodatomi sulla sedia, afferro un foglio, che si trova al lato del tavolo, e una penna per poterci scrivere sopra.
<<Direi che io e Micòl possiamo servirci di uno dei tuoi uomini che è disponibile ad accompagnarci e venirci a prendere da scuola. Invece fino a quando non inizieranno le lezioni Micòl verrà seguita costantemente da uno dei suoi uomini che però deve essere il più discreto possibile>>
Affermo serio prima di iniziare a scribacchiare sul foglio il modo in cui si sarebbero dovuti disporre. Dopo aver ricontrollato più volte ed essermi assicurato che sia tutto perfetto consegno il foglio a Chris  il quale lancia una veloce occhiata al foglio prima di annuire e porgermi la mano in segno di saluto. Poco dopo con andatura sicura esce dall'ufficio.  Mi concedo alcuni minuti di silenzio prima di alzarmi dalla sedia girevole in pelle di mio padre e abbandonare anch'io l'ufficio arredato con mobili in legno.

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