CAPITOLO 40

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COLE'S POV
<<Bene ragazzi, alla prossima lezione>>
Detto ciò l'uomo, che da alcuni giorni ci fa da insegnante di autodifesa, si congeda.
Appena chiude la porta dietro di sé mi avvicino al borsone per afferrare l'asciugamano per pulire il sudore dalla mia fronte.
<<Allora...>>
Inizia Micòl sedendosi vicino a me portandomi a lanciarle uno sguardo infastidito.
<<Come mai non vieni più a mensa?>>
<<Non mi pare che non ci vengo per niente>>
<<Beh, una volta sì e dieci no, che succede?>>
<<Non ho voglia di stare a mensa>>
Rispondo alzandomi dalla panca pronto ad andarmene.
<<Aspetta un attimo, non ti scaldare così facilmente >>
Sbuffando ritorno a sedermi sulla panca e appoggio stancamente la testa sul muro.
<<Stai cercando di evitare qualcuno?>>
<<Qualcuno come?>>
<<Mirage?>>
Sposto lo sguardo su di lei infastidito dal fatto che abbia colto immediatamente la persona che da alcuni giorni tormenta i miei pensieri.
<<È lei vero?>>
<<E anche se fosse?>>
<<Niente,  di solito sono le persone ad evitare te e non il contrario. È successo qualcosa?>>
<<Niente>>
Dico seccamente mentre ripenso al momento in cui avevo il suo viso a pochi centimetri dal mio e potevo percepire il suo respiro accelerare sempre di più
<<Niente? Uno non evita una persona per niente e poi da quando ti stai nascondendo come un topo, sembri più cupo e più irascibile del solito>>
La guardo infastidito prima di dirle
<<Non è che se non parlo più con lei è la fine del mondo e poi sono sempre stato così>>
Detto ciò mi alzo dalla panca e mi dirigo verso l'uscita dalla stanza andando ad imbattermi in mio padre.
<<Pensavo vi foste dimenticati di uscire da quella stanza>>
Mi dice appena mi vede. Non rispondo e continuo a rimanere fisso nella mia postazione nella speranza che non abbia intenzione di portarmi a svolgere uno dei suoi affari loschi.
<<Volevo pranzare tutti insieme, quindi fatevi trovare pronti in poco meno di mezz'ora>>
Dice serio prima di voltarsi e dirigersi nel verso opposto.
<<Pranzare insieme>>
Mi ripeto divertito da quella sua affermazione. È sempre stato legato al fatto che dovessimo sempre, quando possibile, mangiare insieme nonostante non avessimo mai conversazioni come delle famiglie normali. Una volta in camera sblocco il telefono per controllare le notifiche e noto il messaggio inviatomi da Alexander.

Alex[12:51]: Prossima settimana c'è una festa e noi ci andremo per divertirci un po'. Per quello che patiamo per i sentimenti direi che il minimo sarebbe una festa per staccare

Decido di non rispondergli dal momento che non ho nessuna intenzione di partecipare a una delle solite feste in cui l'alcool e l'assenza di freni inibitori regnano. Mi dirigo in bagno e dopo essermi spogliato mi lascio andare sotto il getto violento dell'acqua calda che mi ridà una sensazione di sollievo nonostante in questi giorni io abbia vissuto come in apnea. Dopo la doccia mi cambio velocemente e in poco tempo sono pronto a raggiungere i miei genitori al piano di sotto. Come al solito, quando mio padre è presente, mia madre è elegantemente vestita e pesantemente truccata, anche se da tempo ormai mio padre non le dà più l'amore di un tempo.
Sedendomi a tavola noto che Micòl non è ancora arrivata e un senso di ansia mi solletica la pancia. Tutte le volte che mia sorella non è in perfetto orario mio padre inizia a scaldarsi e visto il carattere peperino di Micòl i due si ritrovano a litigare. Fortunatamente poco dopo Micòl ci raggiunge prima che nostro padre possa irritarsi e io riesco a tirare un sospiro di sollievo. Appena Micòl si siede i domestici iniziano a servirci le pietanze in un rigoroso silenzio dovuto anche alla paura che nutrono per mio padre.
<<Bene ragazzi, spero che a scuola vada tutto bene e che siate i migliori>>
Ci dice nostro padre nell'attesa che io risponda.
<<Sì, va tutto bene>>
<<Bene. Voglio avere due figli che siano il massimo in tutto, quindi non mi deludete>>
Dice con un tono affabile che però nasconde il suo vero desiderio, ovvero quello di avere due figli che brillino in tutto e che soddisfino il suo ego già da tempo sconfinato.
Dopo un pasto nel silenzio più totale mi ritrovo a suonare al pianoforte su ordine di Chantèl.
<<Non c'è competizione con Cole>>
Afferma soddisfatto mio padre rivolgendosi a mia madre che lo asseconda. Non riesco a vederli perché sono di spalle, ma sono certo che mio padre abbia allentato la cravatta.
<<Chantèl che dici se andiamo in camera?>>
Domanda dopo un po' mio padre. Le mie dita si bloccano sui tasti prima che io sia in grado di voltarmi e vedere l'espressione terrorizzata di mia madre
<<S-sì>>
Dice lei scoprendo la sua dentatura perfetta.
<<Bene ragazzi, io e vostra madre ci congediamo>>
E con questo si alza aiutando nostra madre e posa poi il suo braccio allenato intorno alla vita di lei.
Una volta che si sono allontanati Micòl inizia a parlare
<<Anche se non sopporto Chantèl odio vedere il modo in cui ha paura di nostro padre>>
Dice sfregandosi le tempie. Non capita spesso che i due facciano sesso, ma quando succede nostra madre esce sempre ricoperta di graffi e con un sorriso pieno di tristezza in volto. Non immagino cosa di preciso nostro padre le faccia, ma è abbastanza per smuoverla dal suo stato di ostentata indifferenza.
<<Vorrei veramente avere una famiglia normale>>

"Anch'io" vorrei dirle, ma rimango in silenzio a osservare le mie dita sulla tastiera del piano, mentre lei abbandona la sala.

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