MIRAGE'S POV
<<Tesoro, oggi è brutto tempo, prendi la macchina>>
<<Lo sai che non mi piace guidare>>
<<Lo so, ma voglio che tu lo faccia>>
Sbuffo prima di portarmi un cucchiaio di cereali alla bocca.
<<Fallo per me>>
Mi supplica mia madre afferrando la mia mano libera.
<<Va bene>>
Poi aggiunge
<<Non parli più di Dafne da un po' e per il tuo compleanno non hai invitato nessuno a casa neanche lei>>
<<Perché non mi andava di festeggiare e di farlo sapere a tutti>>
A tutti poi, non ho neanche così tanti amici, mi dico continuando a mangiare annoiata.
<<Oggi starò a casa>>
<<Davvero?>>
Domando felice ed incredula
<<Sì, ma per tutta questa settimana dovrò lavorare fino a tardi>>
<<Ecco dove sta la truffa>>
Finito di fare colazione, mi dirigo nella mia stanza per sistemarmi e prendere lo zaino.
<<Ciao mamma a dopo>>
<<Divertiti>>
Annuisco prima di dirigermi verso il garage. Sono rimasta leggermente delusa dal fatto che Dafne si sia dimenticata del mio compleanno e che mi abbia fatto gli auguri solo il giorno dopo, il due mattina, scusandosi di essersi ubriacata durante una festa. Ormai però ci ho fatto l'abitudine di non ricevere gli auguri se non dai miei e di passare il giorno del mio compleanno con un senso di tristezza. Quando raggiungo la zona della scuola cerco un parcheggio che mi riesce difficile, visto che a quanto pare hanno avuto tutti la stessa idea di prendere la macchina, alla fine riesco a trovare uno spazio. Prendo il mio zaino e mi dirigo da sola nella zona dove si trova il solito gruppetto. A mia sorpresa trovo Cole, seduto sul solito muretto, con una sigaretta in mano. Pensavo avesse smesso, ma a quanto pare deve aver riniziato per via dello stress.
<<Ciao>>
Saluto timidamente lui, Alexander e un paio di amici loro, che ricambiano il saluto.
<<Venite un attimo che vi devo dire una cosa>>
Interviene Alexander invitando gli altri due ragazzi a seguirlo, noto l'occhiolino che lui rivolge a Cole prima di allontanarsi.
<<Hai ripreso a fumare?>>
È la prima domanda che gli rivolgo.
<<Stress>>
Risponde semplicemente rivolgendo i suoi occhi stanchi nei miei. A differenza di quando gli sono piombata a casa il giorno prima del mio compleanno ha delle borse leggermente violacee sotto gli occhi e i capelli leggermente in disordine.
<<Pensavo che uno come te fosse sempre padrone di se stesso>>
<<Non sempre. Dai vieni>>
Mi dice indicando lo spazio accanto al suo e porgendomi la mano per aiutarmi.
<<Posso baciarti o ti devo riportare dentro la scuola per farlo>>
<<Perché non in un'aula>>
Rispondo ridacchiando della mia proposta, chiaramente ironica, ma che non viene percepita come tale dal mio interlocutore, visto che mi aiuta a scendere e mi guida verso l'interno dell'edificio.
<<Dove andiamo?>>
<<In un aula, no?>>
<<Ma io scherzavo>>
<<Non sono in vena di scherzi ultimamente>>
Appena dentro, Cole sceglie un'aula a caso, in cui, una volta entrati, accende le luci. Non ci diamo il tempo di guardarci intorno che già ci ritroviamo avvinghiati l'uno all'altra, le sue mani che scorrono lungo la linea del corpo senza mai sfiorare le mie parti intime, la sua lingua che si fa spazio nella mia bocca causandomi un piccolo gemo. Inaspettatamente il suo alito che sa di tabacco alimenta la mia eccitazione, perciò gli afferro il viso per avvicinarlo di più a me. Quando ci stacchiamo per riprendere un po' di fiato gli chiedo:
<<Come hai passato le vacanze di natale?>>
Il suo corpo si irrigidisce sotto il mio tocco e dal suo sguardo cupo, capisco di aver toccato il tassello sbagliato.
<<Non bene, almeno da dopo che sei venuta a casa mia>>
<<Perché cosa è successo?>>
Gli domando incurante di sembrare indelicata.
<<Meglio se non lo sai>>
Dice evitando il mio sguardo. Appoggio la mia mano sotto il suo mento per portarlo a guardarmi in faccia.
<<Sai che se ne vuoi parlare, io ci sono>>
<<Grazie>>
Dice rivelandomi un sorriso dolce.
<<Tu invece che hai fatto?>>
Mi domanda sedendosi su uno dei banchi allargando le gambe per farmi spazio.
<<Niente di che, ho mangiato una torta con i miei genitori, guardato film, studiato, corso e letto>>
<<Era il compleanno di uno dei tuoi genitori o l' avete mangiata per sfizio?>>
<<Era il mio di compleanno>>
Gli dico già pronta a cambiare discorso
<<E perché non me lo hai detto?>>
<<Perché il giorno del mio compleanno non è mai stato un giorno speciale per me>>
<<Perché?>>
<<Non lo so, ma grazie ai miei genitori è meno brutto>>
La sua mano accarezza la mia in un moto circolare
<<Neanche a me piace il giorno del mio compleanno, ma il lato positivo è che proprio in quel giorno è nata anche Micòl, senza la quale non starei qui>>
Dice con gli occhi che si rianimano.
<<Invidio il vostro rapporto. Mi sarebbe piaciuto avere una sorella o un fratello, ma i miei lavorano parecchio e non sarebbero riusciti ad essere sempre presenti per entrambi>>
<<Almeno hanno avuto la consapevolezza delle loro capacità>>
Dice con una nota di fastidio alludendo probabilmente a qualcosa di cui non sonoaconoscenza.
<<Hai degli occhi che sono stupendi>>
Gli dico dopo un po' osservando le varie sfumature di blu presenti nei suoi occhi.
<<Non mi dire che ti piace solo questo di me>>
<<Anche i tuoi capelli sono belli>>
Affermo passando la mia mano tra i suoi capelli
<<E poi?>>
Domanda chiudendo gli occhi
<<Il tuo sorriso>>
<<Mhm>>
<<La tua bocca>>
Un ghigno divertito e malizioso compare sul suo volto
<<Le tue mani>>
Continuo con il solo intento di provocarlo.
<<Come siamo passati dal mio sorriso alle mie mani>>
Alzo le spalle per minimizzare la cosa.
<<Sai quante cose potrei farti con queste mani?>>
Mi domanda puntando i suoi occhi nei miei
<<No>>
Mi chiedo da dove venga tutta questa mia sfacciataggine, ma ho seriamente voglia di sentirlo di più, oltre ai semplici baci. Lui sembra capirlo e infatti la sua mano scorre dal mio viso, al mio collo per poi fermarsi vicino al mio seno, dove però non si ferma, prosegue andando più sotto e questo suo contatto mi fa schiude le labbra. Oltre al movimento della sua mano aggiunge anche le sue labbra sul mio collo. Questo nostro momento però viene interrotto dal suono della campanella.
<<Lezione finita per oggi>>
Dice allontanandomi delicatamente da lui e scendendo dal banco.
<<Ci vediamo Reyes>>
<<Pensavo avessimo superato questa fase e poi mi piace di più quando mi chiami per nome>>
<<Allora dovrai essere capace di farmelo dire mentre mi fai godere>>
Rimango spiazzata dalla sua franchezza e questo sembra divertirlo perché scoppia in una risata prima di lasciarmi sola nell'aula. Credo che più andrò avanti e più forte cadrò per lui.
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FATE
RomanceCosa succede se il destino è più forte di qualsiasi nostro tentativo di cambiarlo? I nostri protagonisti saranno costretti a fare i conti con la realtà dei fatti.