COLE'S POV
Venire a sapere che neanche a lei piace il giorno del suo compleanno mi ha trasmesso un senso di dispiacere, aggravato anche dal fatto che non mi sono informato sulla sua data di nascita.
<<Cole, mi aiuti o no?>>
Mi volto verso Alexander per trovarlo in difficoltà nel mischiare i liquidi che dovrebbero portare a un risultato che io non ho sentito.
<<Scusa, che devo fare?>>
<<Non mi dire che stavi pensando a Mirage nell'ora di chimica, perché è il luogo peggiore>>
Mi lascio sfuggire una risata e lui si avvicina guardandomi con aria circospetta
<<Direi che ti ha fottuto la testa, cioè hai riso a quello che ho detto senza che ti obbligassi a farlo. Devo farle i miei complimenti>>
<<Tu non farai niente>>
Lo ammonisco afferrando i becker nel tentativo di capire cosa fare. Riesco a concentrarmi per il resto della lezione e ad evitare che Alexander facesse saltare in aria l'aula di chimica. Quando la campanella segna la fine della lezione, raccogliamo le nostre cose e ci dirigiamo verso l'esterno dove gli studenti si stanno dirigendo verso la mensa.
<<Cole>>
La mano di Alex compare nella mia visuale ridestandomi.
<<Mi sembra di essere ritornati all'inizio dell'anno scolastico dove entravi in una sorta di trance randomica. Andiamo a mensa si o no?>>
<<No, vado a cercare Mirage>>
Mi guarda stranito in cerca di spiegazioni che io non gli do, mi volto nella direzione opposta al movimento degli studenti e spero che lei non sia già in mensa. Vago per i corridoi fino a quando non la trova in compagnia del biondino che sta appoggiato all'armadietto di fianco al suo. I due stanno parlando di qualcosa e non sembrano aver notato la mia presenza, decido comunque di avvicinarmi silenziosamente per non interrompere la loro conversazione, ma il ragazzo mi nota dopo poco e fissa il suo sguardo su di me per poi avvertire Mirage della mia presenza.
<<Ciao Cole>>
Mi saluta lei senza alcuna traccia della malizia che aveva assunto questa mattina
<<Non vi ho ancora presentati, lui è Cole, Cole Arthur>>
Per via dell'espressione serena e amichevole di lui non mi faccio troppi problemi a stringergli la mano e a ricambiare il suo sorriso.
<<Vi lascio soli, ci vediamo dopo. Ciao Cole>>
Si congeda senza ulteriori perdite di tempo e capisco che alla fine non sarà male come persona.
<<Non vai a mensa?>>
Mi domanda chiudendo l'armadietto dietro di sè.
<<No, ti volevo portare a mangiare fuori>>
<<E perché?>>
<<Come regalo del tuo compleanno>>
<<È già passato>>
<<Non è mai troppo tardi per festeggiarlo>>
Il sorriso che si fa spazio sul suo viso mi fa capire che ho fatto centro.
<<E dove andiamo?>>
<<Lo scoprirai, spero ti piaccia la carne>>
Le dico afferrandole la mano e conducendola verso l'esterno dell'edificio
<<La amo>>
Dice ricambiando la stretta della mia mano. Mi pento di non aver preso la macchina, ma fortunatamente il posto è vicino e non dovrò far uso dell'autista. Camminiamo in silenzio sotto i fiocchi di neve che imbiancano le strade. Quando entriamo nel locale che prepara piatti a base di carne veniamo investiti da un buon profumo e dal calore del caminetto a pochi passi dall'entrata
<<Che bello>>
Dice togliendosi il capello arancione.
<<Vieni, andiamoci a sedere>>
Appena ci accomodiamo veniamo raggiunti dal cameriere che prende le ordinazioni e, mentre attendiamo, lei si guarda intorno prima di fermarsi a guardarmi.
<<Facciamo un gioco>>
Propone con un sorriso furbo
<<Che tipo di gioco?>>
Le domando cauto
<<Accetti o no?>>
<<E se non accettassi>>
<<È come se perdessi>>
Sa che carte giocare e infatti decido di giocare.
<<Il gioco delle domande. Una domanda a turno, possiamo decidere di non rispondere, ma a quel punto dovremo fare ciò che l'altro ci dice>>
<<Fammi indovinare, vuoi sapere di più su di me>>
<<Forse, sai com'è sai quasi tutto di me, mentre io so poco e niente e se vogliamo funzionare dobbiamo migliorare questo aspetto>>
Poi aggiunge
<<Inizio io. Una domanda semplice. Quanti tatuaggi hai?>>
<<Davvero?>>
<<Sì, se non vuoi rispondere c'è sempre l'obbligo>>
<<Ne ho due>>
Rispondo semplicemente
<<Oltre a quello sul braccio l'altro qual è?>>
<<Una domanda a turno ricordi?>>
Mi guarda in modo torvo consapevole del fatto che ho rigirato le sue regole a mio favore.
<<Hai altri tatuaggi oltre a quello sul polso?>>
<<No, sono una persona che cambia idea spesso e I tatuaggi sono permanenti. L'unico motivo per cui mi sono fatta il tatuaggio era per ricordarmi di amare sempre sia me stessa sia il resto. È un segno della mia battaglia, un segno dei miei demoni>>
Sono felice che non si sia limitata a rispondere in modo secco.
<<Qual è il significato dietro l'altro tatuaggio che hai>>
<<L'altro tatuaggio ritae due cardinali settentrionali che in un modo o nell'altro mi ricordano me e mia sorella e uno dei ricordi più belli che ho con la mia famiglia. Le nostre gite nei parchi naturali alla ricerca di uccelli o animali che non si possono vedere ovunque. Un giorno abbiamo avvistato un uccello settentrionale e siamo rimasti meravigliati dalla loro bellezza e ho deciso così di tatuarmeli, per ricordarmi che la mia vita non è sempre stata un tunnel nero>>
Lo sguardo interessato e coinvolto che mi riserva mi fa sentire come se avessi messo a nudo me stesso, quando invece le ho rivelato soltanto una minima parte di me.
<<Qual è la tua più grande paura?>>
Le chiedo dopo qualche minuto di riflessione
<<Ne ho tante, ho paura di fallire, di deludere, di non essere abbastanza, di farmi bloccare dalla paura, di non avere il coraggio di fare ciò che voglio fare>>
Si confida abbassando lo sguardo sul piatto di carne che il cameriere ci ha appena servito interrompendo la conversazione.
<<Che lavoro fanno i tuoi?>>
Mi domanda tagliando una piccola porzione di carne.
<<Preferisco l'obbligo>>
Solleva lo sguardo sorpresa
<<Non pensavo avresti passato>>
Non rispondo e aspetto che mi dica qual è il mio obbligo.
<<Mi aspettavo che avresti rifiutato ad alcune mie domande, ma non pensavo così presto. Grazie comunque di non avermi mentito>>
Sorrido tra me e me, consapevole che avrei potuto ripiegare su quello, ma non con lei.
<<Allora...Che ne dici di mostrarmi l'altro tatuaggio?>>
<<Non posso in questo momento>>
<<E perché no?>>
<<È disegnato sul mio fianco>>
Il suo sguardo ricade sul mio corpo, coperto dalla camicia della divisa scolastica.
<<Vuoi vedere lo stesso?>>
<<No, assolutamente no>>
Dice cercando di nascondere l'imbarazzo facendo ricadere alcune ciocche di capelli sul viso.
<<Voglio che tu mi suoni il tuo brano preferito>>
<<Non ho un pianoforte a disposizione.>>
<<Ho notato un negozio di strumenti musicali a qualche passo da qui, andiamoci>>
<<Finiamo almeno di mangiare>>
<<D'accordo>>
Risponde iniziando a mangiare più velocemente. Quando abbiamo terminato si infila il giacchetto e il cappello e afferra la mia mano pronta ad andarsene.
<<Devo pagare>>
Le dico per poi aggiungere
<<No, è il mio regalo per il tuo compleanno>>
Notando che era in procinto di tirare fuori il portafoglio
<<Grazie, non dovevi>>
<<Aspettami fuori>>
Poco dopo ci ritroviamo mano nella mano a percorrere la breve distanza dal locale al negozio, che fortunatamente è aperto. Appena entriamo veniamo accolti da un signore sui sessant'anni che ci accoglie con un sorriso senza muoversi dalla postazione dietro il bancone.
<<Volevo suonare qualcosa è possibile?>>
Chiedo non volendo fargli pensare che siamo qui per comprare
<<Certo>>
Mi accomodo su uno dei pianoforti esposti e inizio ad intonare la melodia di "To build a home". Mentre la suono, chiudo gli occhi per godere di più del momento e in men che non si dica mi ritrovo nella mia bolla, che solo la musica è in grado di creare e quando riapro gli occhi alla fine del brano, noto gli occhi lucidi di Mirage
<<Hai davvero un grande talento. Riesci sempre a trasmettere qualcosa>>
Sorrido compiaciuto prima di alzarmi dallo sgabello
<<La ragazza ha ragione, davvero i miei complimenti. Senti, conosco un amico che è in cerca di pianisti>>
Dice il signore iniziando a cercare qualcosa che riesce a trovare poco dopo, un biglietto da visita.
<<Se vuoi puoi chiamarlo e dirgli che ti mando io>>
Sorrido felice della sua offerta, nonostante io già sappia che non accetterò la proposta visti i piani che mio padre ha preparato per me.
Quando usciamo dal negozio il viso di lei è acceso di una luce che la rende ancora più bella.
<<Grazie mille Cole, davvero. Non so cosa succede nella tua vita, ma sono sicura che le cose si volgeranno per il meglio>>
<<Ne dubito, ma grazie>>
Rispondo guardandola negli occhi, tentato di spiegarle il motivo, ma fortunatamente desisto.
<<Meglio se torniamo a scuola>>
<<Giusto>>
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FATE
RomanceCosa succede se il destino è più forte di qualsiasi nostro tentativo di cambiarlo? I nostri protagonisti saranno costretti a fare i conti con la realtà dei fatti.