CAPITOLO 26

2 1 0
                                    

COLE'S POV

Il suo sguardo confuso è la cosa che più mi  rimane fissa in testa mentre mi allontano velocemente verso la mia macchina parcheggiata fuori. Non appena accendo il motore vedo che i cancelli si stanno aprendo e ringrazio il cielo che abbia capito la mia fretta. In pochi minuti sono in strada e a pochi metri di distanza dalla sua abitazione premo il piede sull'acceleratore negandomi di assimilare il tempo passato con lei. Dopo pochi minuti raggiungo la mia abitazione e non notando il veicolo di mio padre tiro un sospiro di sollievo. Parcheggio la macchina vicino alla porta d'ingresso prima di dirigermi all'interno della casa. Dentro ci sono un paio di domestici intenti a pulire l'entrata.Non mi trattengo molto nel corridoio e mi volto verso le scale pronto a dirigermi verso la mia stanza per darmi un aspetto più decente per il ritorno di mio padre.

<<Cole>>

Mi richiama mia sorella sbucando dalla porta della sua stanza.

<<Sono già in ritardo>>

Le dico aprendo la porta della mia stanza che lascio aperta come un invito in caso volesse entrare, cosa che fa senza esitare un secondo.

<<Posso sapere dove eri finito?>>

<<Ero occupato>>

<<Questo lo so, ma a fare cosa? Non mi dire con i ragazzi che non è vero>>

<<E tu come lo sai?>>

<<Non avresti accettato di uscire con loro sapendo che nostro padre sarebbe ritornato in questi giorni>>

<<Nostro padre ci aveva detto che sarebbe tornato venerdì, ma non l'ha fatto e non avendoci dato indicazione precise non mi sono fatto problemi>>

<<Cole Evans che non calcola tutte le varianti possibili>>

Dice sorpresa andandosi a sedere sul mio letto.

<<Per caso è una ragazza che è riuscita a rallentare il tuo cervello?>>

Non le rispondo mentre continuo a vestirmi.

<<Non mi dire>>

Esclama entusiasta prima di continuare

<<Per caso inizia con la M?>>

Una volta abbottonata la mia camicia mi volto verso di lei e le dico in tono serio

<<Non c'è nessuna lei>>

<<Sarà>>

Borbotta lisciando con le mani curate le coperte del letto perfettamente lisce.

<<Comunque non è male quando papà non c'è, c'è una specie di pace in questa casa anche se ogni volta che parte ho un po' di timore che riaccada quello che è successo>>

Dichiara abbassando il capo verso l'abito rosso che ha indosso.

<<Micòl te l'ho già detto, non permetterò che succeda di nuovo>>

<<Lo so, ma un po' di paura c'è sempre>>

<<Infatti lo vedo>>

Rispondo sarcastico interrompendo il piccolo momento sentimentale.

<<Cosa intendi?>>

Mi chiede sollevando di scatto la sua testa verso di me.

<<Se veramente avessi paura non cercheresti di disseminare le guardie del corpo>>

<<Oh no Cole, lo sai come la penso. Io quegli omoni appresso tutto il tempo non li voglio>>

<<È per la tua sicurezza>>

<<Ti giuro che avrei voluto vivere una vita normale, una vita in cui nostro padre conducesse un lavoro onesto>>

Non le rispondo mentre sistemo le mie cose nei cassetti.

<<Senti Micòl smettiamola di ritornare su questo discorso>>

Le dico cercando di mantenere il controllo. Fortunatamente, il lieve bussare alla porta interrompe la nostra conversazione.

<<Avanti>>

Risponde mia sorella con tono pacato.

<<Vostro padre è arrivato>>

Annuncia la domestica che mio padre ha mandato tempo fa per soddisfare i miei cosidetti appettiti e che fin da allora ha cercato di evitarmi il più possibile. Ancora mi chiedo quanto mio padre la paghi per mantenere il suo silenzio.

<<Grazie>>

Le risponde cordiale Micòl regalandole un sorriso sincero che io non sarei riuscito a fare.

<<E adesso comincia lo spettacolo>>

Annuncia mia sorella sollevandosi dal letto e sistemanosi l'acconciatura allo specchio, insieme lasciamo la stanza e raggiungiamo i nostri genitori nella sala pulita e lucida.

<<Miei carissimi>>

Ci saluta nostro padre con lo sguardo puntato solo su di me.

<<Allora Cole, ho saputo che l'affare è andato a gonfie vele>>

Dice afferrando il calice che era prima sul tavolo.

<<Prego>>

Ci invita indicando gli altri calici ordinatamente disposti sul tavolo. Facendo risuonare i loro tacchi sul pavimento mia madre e mia sorella afferrano i loro bicchieri e Micòl mi passa il mio.

<<Grazie>>

<<A Cole e alla tua carriera che sarà brillante>>

Dice sollevando il calice. Sorrido per quanto mi è possibile mentre mia sorella e mia madre cercano di rendere il più vero possibile i loro di sorrisi. So che mio padre è un tipo molto intelligente, ma non capisco se è consapevole o se ignora il risentimento che le due donne al suo fianco provano per lui. Poco dopo i domestici iniziano a portare le pietanze e durante tutta la cena nostro padre ci racconta di alcune cose che gli sono capitate durante la sua assenza. La cena si prolunga per più di un'ora e quando finalmente io e Micòl siamo liberi di andare ci dirigiamo nelle nostre stanze.

<<Santo cielo, è proprio un pallone gonfiato. Ha parlato per un'ora intera solo lui>>

Si lamenta Micòl appena siamo poco distanti dalla sala.

<<Non mi sono ancora scordata del fatto che non mi hai detto cosa hai fatto questo pomeriggio, ma per questa volta te la passo>>

Mi dice puntandomi contro il suo dito indice smaltato.
<<Ancora non capisco perché sei così fissata con la mia vita>>
<<Forse perché vorrei assicurarmi che quando Mirage ti stregherà del tutto tu non ti scorderai di portarmi via con voi>>
<<Lo sai che i nostri destini sono già stati segnati, soprattutto il mio>>
Le dico stancamente. Bruscamente, Micòl cambia discorso lasciando cadere ciò che ho detto poco prima.

<<Non tocchi il piano da un po', come mai?>>

<<Non ne ho avuto il tempo>>

Rispondo ricordandomi che il giorno seguente ho la lezione di piano, uno dei miei momenti preferiti della settimana.

FATEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora