CAPITOLO 81

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COLE'S POV
Le ci vogliono all'incirca trenta minuti per uscire di casa e quando finalmente i cancelli si chiudono alle sue spalle avvio il motore.
<<Potevi anche spendere un po' più di tempo lì dentro>>
Le dico immettendomi nella corsia.
<<Scusa eh se non sapevo come vestirmi>>
Alla fine ha optato per dei jeans neri attillati e un giacchetto più elegante anch'esso dello stesso colore. In risposta alle sue parole mi sorge naturale ridere e dandole una veloce occhiata noto il suo sguardo fintamente arrabbiato. Poco dopo raggiungiamo la mia abitazione e quando parcheggio davanti casa faccio per scendere, ma noto che lei rimane ferma sul sedile
<<Che fai non vieni?>>
<<Posso?>>
<<Certo>>
E senza attendere ulteriormente slaccia la cintura di sicurezza e scende dalla macchina. Insieme ci avviamo dentro casa senza essere disturbati dal momento che oggi è il giorno libero di Margaret.
<<Non c'è Margaret?>>
<<Oggi no>>
<<Che peccato è davvero carina come persona>>
<<Eh già. In pratica considero più madre lei che la mia madre biologica>>
Lo sguardo curioso che Mirage mi rivolge mi fa capire che vorrebbe approfondire la questione, ma io non ho intenzione di rovinarmi la giornata parlando di una madre che non ha mai voluto ricoprire questo ruolo. Una volta nella mia stanza inizio a cercare dei vestiti mentre lei gironzola per la camera con sguardo attento.
<<Questa camera ti rappresenta>>
<<Ah si?>>
Le chiedo afferrando una camicia bianca e dei jeans neri da sostituire alla divisa. Inizio a spogliarmi nella stanza e quando Mirage si volta nella mia direzione un forte rossore le accende il volto.
<<Hai un bagno lì, perché ti devi cambiare qui?>>
Mi domanda voltandosi nella direzione opposta. Divertito mi avvicino a lei con la camicia mezza sbottonata e, scostando i suoi capelli, mi posiziono nell'incavo del suo collo.
<<Che c'è sei in imbarazzo?>>
Le sussurro mordicchiandole il collo mentre un gemito sgorga dalle sue labbra. Mi piace vederla così vulnerabile al mio tocco e perciò continuo a torturarla. Quando però si volta nella mia direzione mi stacco.
<<Sei veramente una testa di->>
<<Lo so lo so>>
La interrompo continuando ad abbottonarmi la camicia.
<<Ti aiuto io>>
<<Non ho cinque anni>>
<<Ti aiuto io>>
Ribadisce scostando le mie mani per occuparsene lei. Capisco immediatamente il suo gioco quando inizia ad accarezzarmi il petto fingendo di abbottonarmi la camicia, la afferro per i polsi e la volto per far aderire la sua schiena al mio petto.
<<Mirage, se continui così non ti farò uscire da questa stanza fino a quando non avrai urlato il mio nome in preda al desiderio>>
Le sussurro con voce roca a pochi millimetri dalla sua guancia. Noto con piacere il respiro che si fa più pesante e il fatto che non ha niente da dire e mi ritraggono per continuare ad abbottonarmi la camicia. Sparisco per alcuni minuti in bagno prima di ritornare al suo fianco.
<<Andiamo>>
Una volta fuori lei rimane sorpresa di non trovare più la macchina ma una moto dal colore blu elettrico e due caschi, si volta nella mia direzione con sguardo interrogativo e quando capisce i piani il suo sguardo si illumina di terrore e gioia.
<<Non ti ho mai visto guidare una moto e non sapevo neanche che ne avessi una>>
<<Tranquilla, non rischi di morire con me alla guida>>
Le dico iniziando a metterle il casco. Mentre lo faccio mi perdo nei suoi occhi color nocciola che mi osservano attentamente senza distogliere mai lo sguardo.
<<Fatto>>
Dico infine assicurandomi di aver messo bene il casco. Infilato il mio, mi posiziono sulla moto e appena sale anche lei si aggancia a me come se la sua vita dipendesse da questo contatto.
<<Guida piano>>
La sua voce mi arriva attutita dal casco e ancora una volta rido divertito dalla sua reazione.
<<Certo che a te fanno ridere le cose sbagliate>>
Detto ciò appoggia la testa sulla mia schiena e il desiderio di bloccare questo momento per sempre mi assale. Per tutto il tragitto non allenta la presa e quando finalmente ci ritroviamo in una zona circondata da alberi e con un ristorante posizionato in un ampio spiazzo che affaccia su un lago artificiale scende emozionata dalla moto.
<<Caspita Cole, come fai a conoscere tutti questi bei posti?>>
<<Qui ci portava nostro padre tutte le volte che non aveva voglia di stare in casa>>
Le dico sistemando i caschi.
<<È un bel posto dove rifugiarsi. È tutto così calmo e tranquillo>>
Dice ispirando profondamente e chiudendo gli occhi. Afferro il cellulare per immortalare questo momento.
<<Ehi, odio quando mi fanno le foto, vengo sempre male>>
<<La terrò solo per me. Vuoi vederla?>>
<<Meglio di no, sembrerò sicuramente un ornitorinco>>
Sorrido divertito dalla similitudine prima di cingerla in vita e avvicinarla a me
<<Non è che vieni male nelle foto, è solo che ancora non hai capito qual è l'angolazione giusta per te>>
<<Oltre ad essere un pianista sei anche un fotografo?>>
<<No no, di quello se ne intende Micòl>>
<<Quanto siete talentuosi>>>
Le sorrido prima di afferrarle la mano e guidarla verso il ristorante.
Una volta dentro il locale Mirage si perde ad osservare tutti i dettagli del ristorante che si alternano sui toni del marrone.
<<È davvero stupendo>>
Dice rivolgendo lo sguardo sul soffitto alto da cui pendono delle lampade sobrie.
<<Dai sediamoci>>
Una volta scelto il posto un cameriere ci raggiunge per prendere le nostre ordinazioni.
<<Cosa vorresti fare da grande?>>
Le chiedo di getto notando che nonostante il suo impegno negli studi non ho mai capito cosa volesse fare di preciso
<<Non lo so ed è meglio se non penso al futuro, perché mi viene ansia>>
Dice cercando di sorridere, ma capisco che sta facendo un enorme sforzo.
<<Di cosa hai paura?>>
<<Che tutte le certezze che ho ora svaniscano. La mia famiglia, la sicurezza che il liceo ti dà, insomma queste piccole cose>>
Annuisco pensando invece che il futuro è l'unica scappatoia che ho dal mio presente
<<Farai il medico?>>
Mi domanda dopo alcuni minuti di silenzio
<<Non credo proprio e lo sai. Mio padre ha altri piani per me. Meglio se parliamo di altro non voglio rovinare la serata>>
Le dico iniziando a farle domande più leggere e spensierate che hanno l'effetto voluto di dare leggerezza e divertimento alla serata. Quando la riporto a casa il suo viso è raggiante quanto la luna nel cielo.
<<Grazie>>
Mi dice posandomi un bacio veloce sulle labbra, ma non essendo soddisfatto la riavvicina a me per stamparle un bacio più profondo.

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