CAPITOLO 76

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COLE'S POV
Dopo che Micòl se n'è andata, decido di andare a farmi una doccia per eliminare le tracce di sudore, ma soprattutto le tracce della giornata di oggi che vorrei solo dimenticare. Lascio che lo scroscio veloce dell'acqua calda mi colpisca fin a quando non mi arrossa la pelle. Il ricordo del momento in cui ho varcato la soglia di casa mi ritorna in mente assieme al sollievo di mia sorella non appena mi ha visto entrare. Ha confessato di aver temuto che fossi morto, soprattutto nel momento in cui nostro padre era uscito di fretta da casa alla notizia dell'inizio di una sparatoria. Da quel momento non era più tornato a casa. Sono stato accolto solamente da Micòl e solo dopo da Margaret, mentre di mia madre nessuna traccia, come mi aspettavo. Tuttavia sono rimasto deluso che, ancora una volta, abbia dimostrato il suo totale disinteresse nei miei confronti. Dopo non so quanto tempo esco dalla doccia con tutto il busto e le spalle arrossate, ma nonostante questo non provo dolore. Mentre mi rivesto la sensazione delle labbra di Mirage sulle mie mi costringe a sollevare le dita per tastare le mie labbra per ricordarmi che non l'avrò mai più in vita mia.
<<Cole, tuo padre vuole parlarti>>
La voce calda e amorevole di Margaret, infrange questo momento riportandomi alla realtà.
<<Arrivo>>
Rispondo semplicemente passandomi nervosamente le dita tra i capelli bagnati. Se si è deciso a presentarsi vuol dire che ha intenzione di rimproverarmi di aver mandato all'aria tutta la situazione, perciò mi preparo al peggio. Quando scendo di sotto, in sala, lo trovo che cammina agitato su e giù per la stanza e quando si volta verso di me, noto che la sua cravatta è allentata, cosa che non succede quasi mai, il che significa che deve essere molto turbato.
<<Cole>>
Dice con una sfumatura di voce che non riesco a decifrare, mentre il suo sguardo si posa sulla mia spalla bendata prima di posarsi sui miei occhi.
<<Cazzo Cole, ma ti rendi conto che hai rischiato la tua cazzo di vita per una ragazzina qualunque?>>
Mi urla contro perdendo tutta la sua solita compostezza e usando un linguaggio che non gli avevo mai sentito addosso. Solo dopo realizzo il modo in cui ha definito Mirage e sono quasi tentato di dare sfogo alla mia rabbia su di lui.
<<Non è una ragazza qualunque>>
Gli rispondo con una calma inaspettata.
<<Ah no?>>
E subito dopo il suo sguardo si illumina come se avesse capito qualcosa
<<Non mi dire che è lei la ragazza di cui ti sei perdutamente innamorato tanto da venire meno ai tuoi doveri>>
Non rispondo, ma continuo a mantenere lo sguardo fisso nei suoi occhi verdi.
<<E non mi dire che per lei non hai alcuna intenzione di prendere moglie tra le varie pretendenti a tua disposizione? E non dirmi neanche che  vorresti sposare proprio lei>>
<<Non la condannerei mai a una vita del genere per quanto lei mi possa piacere>>
<<E perché, cos'ha che non va questa
tua vita?>>
Mi domanda assumendo la sua solita aria sicura e pacata
<<Cos'ha che non va?>>
Domando allibito
<<Grazie a questa vita puoi frequentare una delle migliori scuole private d'America. Grazie a questa vita hai tutte le porte aperte. Grazie a questa vita non devi preoccuparti di nulla>>
<<Tu non ti rendi conto di cosa c'è dietro tutto questo, di quanto sangue>>
Gli urlo perdendo le staffe facendo un passo nella sua direzione.
<<Oh figlio mio, ti sei innamorato per la prima volta e ora pensi di sapere tutto e di poter venire meno al tuo destino>>
Mi dice aggiustandosi la cravatta soddisfatto che io abbia perso il controllo.
<<Grazie a lei papà ho ritrovato il gusto di vivere>>
Una risata profonda sgorga dalle sue labbra e io mi ritrovo a guardarlo attonito.
<<Perché adesso la tua famiglia non ti
basta?>>
<<L'unica nota positiva di questa famiglia è Micòl che per me vale più di ogni altra cosa sulla terra, ma per il resto non credo di avere una famiglia qui>>
Rispondo gelido riprendendo il controllo di me stesso.
<<Dopo tutto quello che ho fatto per te?>>
<<Non hai fatto altro che rovinarmi la vita>>
Sospiro rassegnato prima di riprendere
<<Dopo il nostro undicesimo compleanno sei cambiato totalmente;non sei più stato un padre, ma un generale che ci bacchettava. Dal nostro undicesimo compleanno io e Micòl abbiamo perso i nostri genitori che sono stati sostituiti da gente completamente diversa che io non riconosco. Sfortunatamente non posso impedirmi di volervi bene, ma è davvero sfiancante avere a che fare con voi e con i tuoi progetti per me e per Micòl>>
Non avevo mai detto queste cose così apertamente a mio padre e questo lascia sorpreso sia me che lui, il quale si lascia ricadere le braccia lungo i fianchi.
<<Io... Pensavo che a undici anni foste abbastanza grandi per iniziarea capire cosa vi aspettava>>
È l'unica cosa che riesce a dire guardandomi con sguardo arrendevole.
<<E cosa vorresti da me?>>
<<Un padre, il padre che era solito portarci nei parchi naturali e spiegarci nei minimi dettagli i particolari di tutti gli animali che vedevamo; il padre che non mancava mai di fare battute per far ridere tutta la famiglia; un padre che ama i suoi figli più dei suoi piani>>
<<Ho un impero da mandare avanti>>
<<Un impero destinato a crollare non appena verrà scoperto>>
Un silenzio carico di dubbi e parole non dette cala tra di noi avvolgendoci come una pesante coltre. Non so cosa dire o fare, ma proprio in quel momento l'ingresso di Micòl ci porta a volgere la nostra attenzione su di lei.
<<Che succede?>>
Ci domanda, mantenendo comunque lo sguardo fisso su di me.
<<Io vado a dormire>>
Dico semplicemente uscendo dalla stanza.

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