CAPITOLO 39

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MIRAGE'S POV
<<Mamma, oggi prendo la macchina>>
Farfuglio mentre mastico i biscotti al cioccolato.
<<Davvero?>>
Mi chiede sorpresa staccando lo sguardo dal cellulare che ha in mano, che solitamente usa per vedere se ci sono problematiche al lavoro.
<<Già, oggi piove sicuro e poi vado a prendere Dafne>>
<<Bello sapere che io e tuo padre non abbiamo sprecato soldi nel comprarti una macchina. Ti ricordi ancora come si fa?>>
<<Certo che sì>>
<<Vai piano e rispetta i semafori e...>>
Mentre continua a propinarmi le regole stradali mi perdo nei miei pensieri e nella giornata che mi spetta. Il giorno prima nonostante avessi passato metà pomeriggio a casa di Dafne ero rimasta sveglia tutta la notte per prepararmi al test di oggi, per cui ho un po' di ansia: matematica, la materia che più mi piace, ma per cui ho versato più lacrime per quanto è complicata.
<<Quindi hai capito Mirage?>>
<<Certo>>
Le dico alzandomi per posare la mia tazza nel lavello.
<<Per pranzo ci siete?>>
Chiedo nella speranza di trovare compagnia
<<No cara mi dispiace, io devo lavorare fino a tardi, papà dovrebbe tornare per cena>>
Mi risponde con sguardo realmente dispiaciuto.
<<Mi dispiace tanto che non siamo così presenti>>
Le dico di non preoccuparsi dal momento che so che per entrambi il loro lavoro è importante. Mia madre mi ha spesso raccontato di quanto aveva dovuto faticare per ottenere il lavoro dei suoi sogni, quante notti insonni, quanti pianti e quanti lavori per pagare la retta dell'università, visto che i suoi genitori non avevano abbastanza soldi per pagare i suoi studi. Per questo motivo non voglio farle pesare la cosa, era il suo sogno e io non sarei stata un ostacolo per nessuno dei due. Per rassicurarla le poso un bacio sulla tempia prima di uscire. Fuori tira un vento forte e il cielo è uggioso preannunciando l'arrivo di pioggia per cui stravedo. Una volta in macchina mi prendo qualche minuto per prendere confidenza con il veicolo che non guido da un po' perché preferisco camminare.
Senza troppa fatica, per mia fortuna, riesco ad uscire senza intoppi e ad infilarmi in strada senza ricevere nessun suono di clacson. In pochi minuti arrivo a casa di Dafne, che mi sta aspettando davanti casa. Ha un'aria triste e un paio di occhiaie che neanche il fondotinta è riuscito a nascondere.
<<Ciao Dafne>>
La saluto con un largo sorriso nella speranza di riuscire, per la fine della giornata, a farla sorridere.
<<Ciao>>
Risponde senza il suo solito entusiasmo. Decido di accendere la radio che ci fa compagnia fino a quando non arriviamo a scuola, dove parcheggio a diverse centinaia di metri dall'edificio scolastico. Insieme scendiamo dal veicolo e ci apprestiamo a raggiungere gli altri. Come al solito c'è Cole seduto al muretto, ma stranamente stavolta sta parlando con Alexander. Io, passando, gli lancio un'occhiata che però non viene ricambiata anzi sembra proprio che non mi abbia notata.
<<Ciao ragazze >>
Ci saluta Micòl con la sua solita allegria.
<<Ciao>>
La salutiamo all'unisono io e Dafne, prima che le ragazze riprendano a parlare del discorso di prima. Io e Dafne ascoltiamo e basta, senza intervenire o senza mostrare tanto interesse e noto che Dafne ogni tanto lancia delle occhiate ad Alexander il quale sembra totalmente immerso nella conversazione che sta avendo con Cole. Diversi minuti dopo che la campanella è suonata ci avviamo dentro la scuola dirigendoci verso l'aula della nostra prima lezione della giornata
<<Hai studiato per la verifica?>>
Le chiedo mentre entriamo dentro.
<<Quale verifica?>>
Mi chiede attonita, mostrando la sua prima emozione della giornata.
<<DI matematica >>
<<Cazzo, non ci avevo pensato>>
Risponde passandosi una mano sulla fronte.
<<Prenderò un altro votaccio>>
<<Se riesco ti aiuto >>
<<Lo sai che il prof preferisce staccarci>>
Annuisco tristemente, consapevole del fatto che non potrò esserle di aiuto e che avrà un altro motivo per essere triste oggi. Entrate all'interno della spaziosa aula, il mio sguardo si posa immediatamente sulla figura di Cole seduto con a fianco uno dei suoi amici. Sposto immediatamente lo sguardo per concentrarmi sulla mia amica che ha trovato un posto a sedere.
<<Speriamo non ci sposti>>
Dice raccogliendo la sua folta chioma riccioluta in una coda alta.
<<Buongiorno>>
Ci saluta l'insegnante entrando in aula con il suo solito cipiglio severo.
<<Spero vi siate ricordati della verifica>>
Dice sistemando le sue cose sulla cattedra prima di tirare fuori dei fogli.
<<Sono tre pagine di foglio e avete due ore massimo>>
Poi scorrendo lo sguardo sull'aula dice:
<<Signorina Hilma si sieda vicino al signorino Ezra>>
Quando pensavamo che si fosse scordato di spostare me e Dafne il suo sguardo si posa su noi due.
<<Signorina Reyes, si sieda vicino al signorino Evans>>
Dafne mi guarda tristemente mentre mi vado a posizionare a fianco dell'ultima persona sulla terra vicino alla quale volevo sedermi. Mi volto nella sua direzione, ma lui continua a guardare fisso davanti a sé senza degnarmi di uno sguardo.

A quanto pare non sono l'unica che non è soddisfatta del cambiamento, ma l'educazione almeno ce l'ho.

Penso mentre decido di smettere di guardarlo.
<<Ora possiamo procedere>
Annuncia soddisfatto il professore passando tra i banchi consegnando le verifiche. Quando ha finito ci dà il permesso di voltare i fogli e di iniziare. Sicura di potercela fare mi metto a fare gli esercizi, ma mi ritrovo a voltare pagina dopo pagina senza sosta incapace di fare anche solo un esercizio. Vado nel panico più totale mentre i miei piedi iniziano a battere in modo incontrollato sotto il banco. Cerco di controllare il mio respiro.

Andrà tutto bene, andrà tutto bene.

Mi ripeto mentre alzo lo sguardo per guardarmi intorno e, voltandomi nella direzione di Cole, noto che mi sta guardando. Abbasso subito lo sguardo non volendo rivelare la mia ansia e pur di non rivelare il mio panico riesco a riprendere controllo di me stessa. Le due ore passano lentamente e l'orologio appeso al muro sembra farsi beffe della mia incapacità di finire il compito. Quando suona la campanella sono riuscita a fare solo la metà degli esercizi e il professore passa a ritirare i compiti senza guardare in faccia nessuno.
<<Com'è andata?>>
Mi domanda Dafne raggiungendomi con uno sguardo meno spento di prima.
<<Spero bene>>
Dico già consapevole del disastro che ho combinato, non volendo aggiungere un altro peso su di lei.
<<Certo, sei sempre brava te>>
Mi incoraggia per poi proseguire
<<Mi ha aiutata una ragazza seduta al mio fianco, senza di lei non sarei riuscita a fare neanche un esercizio>>
Dice regalandomi un sorriso. Annuisco cercando di ricambiare la sua energia.

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