CAPITOLO 19

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COLE'S POV

<<Signorino, i vostri genitori la stanno aspettando di sotto>>

La voce flebile della giovane domestica che mi sprona a muovermi aumenta il mio disagio e la mia rabbia. Fosse per me a questo raduno di pazzi non ci andrei e mi dedicherei a leggere un libro, a suonare, qualsiasi cosa mi andrebbe bene pur di non mettere piede in quell'ambiente. Sistemo la cravatta al collo e senza soffermarmi molto sulla mia figura allo specchio mi dirigo verso la porta della mia stanza, indosso la mia maschera di indifferenza totale prima di varcare la soglia della mia camera. La domestica china subito il capo appena mi vede, come se fosse impaurita della mia presenza e io senza soffermarmi troppo su di lei la sorpasso e raggiungo i miei al piano di sotto. La prima persona a catturare il mio sguardo è certamente mia sorella che per l'occasione indossa un abito verde smeraldo cucito su misura per lei. Appena mi nota un debole sorriso le increspa il volto, ma non faccio in tempo a raggiungerla che mio padre, sistemandosi il rolex argento sul polso, inizia a parlare.

<<Voglio il massimo dell'educazione da voi oggi- dice posando i suoi occhi verdi prima su mia sorella e poi su di me- voglio che socializzate con gli ospiti e perché no, che vi troviate qualcuno fra di loro>>

Io e mia sorella annuiamo con il capo in segno di comprensione mentre mia madre continua insistentemente a sistemare il suo corsetto troppo piccolo per le sue forme.

<<Ci siamo intesi?>>

Domanda nostro padre cercando ulteriore conferma

<<Sì>> rispondiamo all'unisono io e mia sorella.

<<Bene. Io e vostra madre andremo con la berlina nera, voi invece andrete su un'altra macchina>>

Detto ciò, si volta e con passo deciso e sicuro si dirige verso l'uscita, seguito a ruota da nostra madre che, da quando sono arrivato, non si è curata di me.

<<Almeno lo strazio di stare con quei due ce lo siamo risparmiato>>

Afferma Micòl rilassando il viso che prima era leggermente in tensione. Le porgo il braccio come sostegno e lei lo accetta senza fare una delle sue solite battutine. Procediamo a passo lento fino alla vettura dove l'autista ci apre la portiera con un leggero cenno della testa in segno di saluto. Appena siamo a bordo Micòl si toglie le scarpe con il tacco e inizia a massaggiarsi i piedi smaltati.

<<È inutile che mi guardi così, non sarai mica tu a dover camminare con questi spilli per più ore solo per soddisfare le richieste di nostro padre>>

<<Non credo che questa sia la cosa peggiore di questa serata>>

Le dico distogliendo lo sguardo.

<<Ne sono certa anch'io, però almeno dopo oggi per un altro mese o due non dovremmo più vederli>>

Non rispondo e continuo a mantenere la mia attenzione fissa sulla strada illuminata dal forte bagliore della luna e dai diversi lampioni presenti lungo il percorso. 

Dopo almeno un'ora di viaggio raggiungiamo una villa maestosa  delimitata da grandi cespugli ben curati. Al cancello di questa villa ci accolgono due uomini in giacca e cravatta nera che ci chiedono i nostri nominativi, dopo essersi accertati della nostra identità ci lasciano passare.

<<Certo che ancora non ho capito tutti questi controlli>>

Sbuffa sistemandosi i tacchi ai piedi. Dopo che l'autista ha parcheggiato ci apre le portiere e una volta che mia sorella ha allacciato il suo braccio al mio ci dirigiamo verso i nostri genitori posizionati a pochi passi di distanza.

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