CAPITOLO 16

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MIRAGE'S POV
<<Manca solo un'ora e per oggi abbiamo fatto>>
Afferma contenta Dafne mentre percorriamo il lungo corridoio della nostra scuola.
<<Che hai ora?>>
<<Dovrei avere letteratura
inglese >>
<<Io palestra, quindi ci vediamo dopo a fine lezione fuori scuola e torniamo insieme a casa>>
<<Va bene. Hai notato che Alexander e Cole si sono comportati in modo strano?>>
<<No...Comunque non voglio più pensare ad Alex>>
Mi volto di scatto, sconvolta dalla sua affermazione
<<Ma gli stai sotto da due settimane e hai iniziato a provarci solo l'altro ieri e già vuoi rinunciare>>
<<Sì, ma non mi ha degnato né di uno sguardo né di niente per tutto il giorno. Arrivo a mensa e non mi saluta. Cosa vuoi che faccia?>>
Sospiro non sapendo cosa dire per alleggerire la situazione.
<<Senti non ci pensiamo più>>
Aggiunge notando il mio disagio. Poco dopo ci separiamo e ci dirigiamo ognuna nella rispettiva classe. Una volta dentro vado a sedermi vicino alla finestra e rimango a fissare il paesaggio esterno.
<<È libero qui?>>
Mi domanda un ragazzo dai capelli dorati e alto.
<<Sì>>
Rispondo spostando lo zaino dalla sedia al mio fianco.
<<Grazie>>
Dice con tono gentile sedendosi al mio fianco. Per il resto dell'ora cerco di stare attenta alla lezione, ma alla fine mi addormento appoggiandomi al banco.
<<Va bene che siamo in ultima fila, però credo che il professore ti noterà>>
Una voce calda e avvolgente mi risveglia dal mio stato di sonno. Sollevo leggermente la testa rivolgendo lo sguardo verso il ragazzo che mi sorride compiaciuto.
<<Giusto, hai ragione. Grazie>>
Dico frettolosamente cercando di sistemare i miei capelli sicuramente in disordine.
<<Tranquilla i tuoi capelli sono in ordine>>
Sorrido imbarazzata sistemandomi meglio sulla sedia.
Al suono della campanella ci alziamo tutti dalle nostre sedie felici di poter andare finalmente a casa. Saluto velocemente il ragazzo prima di uscire dall'aula. Mentre percorro il corridoio della scuola, in senso contrario rispetto al movimento della massa, vengo catturata dal suono dolce di un pianoforte. Dal momento che non ho fretta mi avvicino all'uscio della porta e affacciandomi nell'aula vedo la figura di Cole intenta a suonare un pezzo musicale affiancato dall'insegnante.
<<Va bene così. Cerca, però, di aumentare d'intensità quando arrivi a questo punto>>
Gli dice indicandogli un punto sullo spartito. Quando il professore si alza dallo sgabello si accorge della mia presenza ed esclama
<<Oh un ospite. Vieni pure...?>>
<<Mirage, mi chiamo Mirage>>
Dico portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<<Allora Cole suonerai per lei che alla fine ti darà un giudizio, vedi di metterci più passione>>
Cole solleva lo sguardo verso di me e i nostri sguardi si incrociano. Rimaniamo per pochi istanti in quel modo, ma alla fine cedendo, distolgo lo sguardo avvicinandomi all'insegnante.
<<Bene, vai>>
Come il giorno della festa anche oggi il suono che produce attraverso le sue dita mi incanta e mi ingloba in un mondo che lui stesso ha creato. Vengo cullata dalla melodia del brano, nonostante io non l'abbia mai sentita in vita mia. Quando si ferma solleva lo sguardo verso di me e solamente in quel momento mi rendo conto che sta aspettando un mio commento.
<<Mh...io>>
<<Allora che ne pensi?>>
Mi sprona il professore con un largo sorriso in volto.
<<È...Sì mi è piaciuto>>
Dico semplicemente dopo attimi di esitazione.
<<Perfetto Cole, sei libero di andare>>
E con questo il professore raccoglie le sue cose ed esce dall'aula lasciandoci soli. Rimango imbambolata davanti a lui mentre raccoglie le sue cose.
<<Ancora non ti ho ben compresa. Quando siamo soli sei una vipera e hai una lingua tagliente mentre quando ci sono altri sembri diversa>>
Dice continuando a raccogliere gli spartiti. Non dico niente mentre mi torturo le mani a disagio. Non capisco perché non sono ancora uscita da quest'aula che sta iniziando a diventare soffocante. Poco dopo si porta lo zaino in spalla pronto ad uscire.
<<Hai intenzione di rimanere qui?>>
<<N-no>>
Rispondo riprendendomi dal mio stato di trance. Insieme e in silenzio usciamo dall'aula e percorriamo i corridoi vuoti verso l'uscita.
<<Fai lezioni private con il professore?>>
Gli chiedo cercando di spezzare il silenzio.
<<No>>
Risponde secco.
'Bene, non credo di essere l'unica strana qui: prima sembrava meno lui, mentre ora sembra essere ritornato il solito ragazzo indifferente e distaccato'
<<Vedo che parli molto eh>>
Gli dico acida.
<<E vedo che tu hai intenzione di tormentarmi per tutta la vita?>>
<<Io? Non sono io quella che racconta di situazioni normali trasformandole in compromettenti, entra nello spogliatoio delle femmine e butta le cicche a terra senza spegnerle>>
<<Vedo che tieni conto del modo in cui mi comporto. Mi punirai alla fine?>>
Mi domanda mentre un lieve sorriso gli compare in volto.

'Allora è capace di sorridere'

Penso mentre camminiamo fianco a fianco.

<<No, tanto non credo che impareresti>>
Una lievissima e brevissima risata gli sgorga dal petto, ma è così istantanea che penso di essermelo immaginato.
<<Hai ragione>>
Aggiunge dopo svariati minuti, tanto che non mi ricordo neanche più di quello che stavamo parlando, perciò scrollo le spalle in segno di risposta.
<<Fammi indovinare non ti ricordi neanche  quello che stavamo dicendo>>
Dice mentre le sue labbra si incurvano verso l'alto
<<Forse, ma non lo ammetterò certo a un energumero come te>>
Affermo lasciandomi completamente andare. È troppo tardi quando mi accorgo di come l'ho chiamato e mi ritrovo faccia a faccia con lui. Sollevo lo sguardo per incrociare i suoi occhi blu che per alcuni secondi mi stregano del tutto.
<<Chiamami in quel modo di nuovo e...>>
<<E cosa?>>
Gli domando in tono di sfida sollevando ancora di più il viso che dista ormai di pochi centimetri dal suo volto.
Un sorriso divertito gli increspa le labbra mentre lascia andare la mano con cui mi ha avvicinata al suo petto. Riprende a camminare, ma questa volta più velocemente lasciandomi indietro. Mi concedo del tempo per apprezzare come la camicia della divisa fasci bene le sue spalle larghe e forti, ma questo momento di debolezza dura pochissimo. Una volta fuori dalla scuola è ormai lontano, perciò inizio a cercare Dafne la quale è appoggiata al muretto davanti alla scuola.
<<Era ora>>
Afferma allargando le braccia.
<<Che ci facevi con Cole da sola a scuola?>>
<<Niente e poi come fai a
saperlo?>>
<<Sono quasi le quattro, non credo ci sia qualcun'altro>>
Annuisco iniziando a incamminarmi verso casa.

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