CAPITOLO 28

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COLE'S POV
Una volta tornato a casa mi investe l' irrefrenabile voglia di uscire di nuovo e magari senza tornare, ma il silenzio della casa mi fa intuire che c'è qualcosa di strano o almeno d' insolito. Mi dirigo come prima cosa verso l'ufficio di mio padre per vedere se è vuoto, ma prima che io passa afferrare la maniglia sento dei rumori di sottofondo, come se qualcuno stessa cercando di trattenersi dall'urlare. Accosto l'orecchio alla porta per cercare di capire cosa succede e capto la voce di una persona che non ho mai sentito prima che dice:
<<La polizia è venuta a fare dei controlli l'altro giorno quando io non c'ero e rischiavano di capire tutto>>
<<E come avete attirato l'attenzione della polizia?>>
<<Beh, questo non lo so>>
Dice la voce maschile con meno sicurezza nella voce
<<Io ti affido una delle mie strutture  e tu  non sai neanche perché la polizia è venuta a fare i controlli così, all'improvviso>>

Afferma mio padre mantenendo il tono tranquillo di sempre, segno che sta già pianificando un modo per fargliela pagare a quell'uomo.

<<Cole?>>
La voce sorpresa di mia sorella mi costringe a interrompere la mia occupazione.
<<Si?>> le domando allontanandomi dalla porta come se niente fosse.
<<Che ci facevi lì?>>
Insiste raggiungendomi cauta.
<<Niente, quando è che saresti tornata?>>
Le domando cambiando completamente argomento.
<<Quando è che tu sei tornato, visto che stai iniziando a prendere l'abitudine di tornare quando più ti garba>>
Mantengo lo sguardo impassibile continuando a proseguire verso la scalinata, diretto in camera.
<<Comunque, perché stavi origliando la conversazione di nostro padre?>>
<<Se devo prendere in mano il suo impero dovrò pur sapere cosa mi aspetta>>
Dico con tono infastidito, ma non abbastanza da convincere mia sorella a smettere di seguirmi.
<<Se tanto ti interessa, quell'uomo è arrivato poco fa, tutto trafelato, chiedendo di parlare con nostro padre>>
<<E non hai altro da aggiungere?>>
<<No, appena papà lo ha accolto mi ha ordinato di salire in camera. Visto che qui noi donne abbiamo poca importanza>>
Dice, riprendendo la sua solita cantilena.
<<Non ci posso fare niente>>
Rispondo atono.
<<Oh sì che puoi invece. Sei il cocco di nostro padre, l'unico a cui degna la sua attenzione>>
<<Solo perché sono una pedina nel suo schema e solo perché gli servo>>
Affermo severo aprendo la porta della mia stanza in perfetto ordine.
Vedendo che mia sorella non ha più nient'altro da aggiungere mi chiudo in camera, pronto a terminare tutti gli studi per i giorni successivi.
Trascorro le successive due ore in completa pace, nel silenzio della mia stanza, quando vengo interrotto dalla voce di mia sorella dall'altra parte della porta.
<<Nostro padre ci vuole parlare>>
Questa notizia basta per farmi serrare le mascelle irritato. Sbuffando mi alzo dalla scrivania e con poche falcate raggiungo la porta ritrovandomi davanti mia sorella con abiti più comodi, ma sempre elegante.
Insieme scendiamo la scalinata e per una volta non mi chiedo cosa ci aspetta, dal momento che sono stanco delle sorprese che nostro padre ci riserva continuamente. Una volta davanti alla porta dell'ufficio e dopo aver bussato veniamo accettati da nostro padre che è seduto sulla sua sedia con un sigaro in mano che ha riempito l'intera stanza di un fumo intenso a cui, io e mia sorella, siamo abituati da anni, ma che comunque ci dà fastidio.
<<Voglio che entrambi continuiate a fare gli allenamenti di autodifesa>>
Sollevo un sopracciglio leggermente sorpreso da questo suo ordine.
<<Siamo di nuovo in pericolo?>>
Chiede mia sorella senza un briciolo di timore in superficie.
<<Non sono affari che ti riguardano Micòl>>
Dice severo nostro padre puntando i suoi occhi verdi su mia sorella.
<<Vorrei sapere se devo stare attenta da possibili altri rapimenti per via delle tue attività illecite>>
<<Micòl tieni a freno quella tua linguaccia che ti ritrovi>>
Le ordina severo mio padre perdendo ogni traccia di tranquillità nel volto.
<<Va bene padre>>
Rispondo per calmare gli animi e per impedire che mia sorella venga punita per il suo comportamento impertinente.
<<E tu Cole, domani mattina verrai con me a lavoro>>
Aggiunge ritornando a posare la sua attenzione su di me.
<<Va bene>>
Rispondo semplicemente sapendo che ricordagli del fatto che vado a scuola sarebbe uno sforzo totalmente inutile e superfluo per lui.
Una volta fuori dalla stanza dico a Micòl
<<Evita di far incazzare nostro padre>>
<<Senti già il fatto che non mi si dà alcun rispetto mi dà fastidio, se poi con semplici domande quello si altera non è colpa mia>>
<<Sì e tu evita di farti rinchiudere >>
Dico semplicemente prima di allungare il passo e lasciarla lì da sola.

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