CAPITOLO 62

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COLE'S POV
Quando arriviamo davanti al gazebo mi fermo e mi volto verso di lei che cerca di tenersi in equilibrio sui tacchi leggermente alti. Afferro la sua mano e l'aiuto ad avvicinarsi a me e quando è abbastanza vicino le sollevo la mano su cui poso un bacio, per non so quale motivo, ma lo faccio. Il mio gesto sembra coglierla di sorpresa, certo è che le sembrerò un incoerente, ma se solo sapesse l'effetto che mi fa. All'improvviso il ricordo delle sue mani che tirano i miei capelli, i suoi sospiri e gemiti, le sue labbra che premono sulle mie, fanno capolino nella mia testa e per un momento penso di riportarla indietro e finire quello che ho iniziato, ma non potrei permettermelo vista l'ora e il fatto che probabilmente mio padre inizierà a cercarmi a breve. Abbasso lo sguardo dai suoi occhi color nocciola e mi sistemo il completo e i capelli prima di fare il mio ingresso nel gazebo, dove alcune persone sono intente a ballare; mentre altre, in gruppo, chiacchierano divertiti. Quando raggiungo il mio tavolo trovo solo Alexander insieme ad altri due amici che sembrano coinvolti nella conversazione in corso. Non appena mi siedo Alexander, con il quale ho chiarito le cose precedentemente, si volta nella mia direzione e mi domanda
<<Ma dov'eri finito?>>
Poi sembra notare qualcosa in me che però non riesco a capire
<<Te la sei spassata con una?>>
Domanda divertito. Vorrei dirgli che non è una qualunque, ma mi trattengo e mi volto alla ricerca di mia sorella che trovo in pista a ballare con Charlotte e Dafne, la quale però è più in disparte.
<<Signore e signori, prego prendete posto>>
La voce pacata di mia madre fa interrompere la musica dell'orchestra e il vociare della gente che, lentamente, riprende i propri rispettivi posti. Mentre le persone ritrovano i loro tavoli, mio padre sale sul palco e cingendo la vita di mia madre che all'inizio presenta un'espressione schifata, ma che sostituisce subito con un sorriso, prende parola.
<<Bene, è giunto il momento tanto atteso. È mezzanotte e io, da genitore fiero dei propri figli, vorrei augurare loro buon compleanno>>
A queste parole alcuni mormorii di sorpresa si sollevano, mentre altri iniziano ad applaudire
<<Mi sa che ti tocca salire sul palco>>
Mi informa Alexander facendomi cenno di alzarmi. Controvoglia faccio quel che mi ha detto e, dopo aver raggiunto Micòl, saliamo insieme i pochi gradini che conducono sul palco. Prima mio padre poi mia madre ci avvolgono in uno stretto abbraccio che, però, è privo di qualsiasi sentimento;ma come fanno le persone, accecate dal fascino dei miei genitori e dal momento a capire cosa siamo costretti a vivere ogni giorno io e mia sorella.
<<Facciamo partire una lento e poi potremo chiudere la serata>>
Dice nostro padre afferrando il microfono.
<<Vorrei ballare con Alex>>
Mi bisbiglia Micòl mentre scendiamo la breve scalinata.
<<Vai, troveremo poi una scusa per nostro padre, anche se non credo ci sarà bisogno vista quanta gente c'è>>
Lei annuisce contenta, mentre il mio cervello è già alla ricerca di un motivo per cui mia sorella si ritroverà a ballare proprio con il ragazzo che mio padre le ha negato di averci a che fare. Mentre rifletto sul da farsi noto Mirage seduta a tavola con Dafne con la quale non si scambia alcuna parola e decido di proporle di ballare.
<<Sei la persona più incoerente del mondo>>
Dice osservando la mano che le ho porso
<<Ci stai o no?>>
Vedo i suoi occhi rifletterci per qualche istante mentre Dafne si china verso di noi incuriosita.
<<Va bene>>
Afferma infine afferrando la mia mano. Appena ci ritroviamo al centro della pista la stringo per la vita per sentirla più vicina e ne approfitto per inspirare il suo profumo dolce.
<<Ti giuro che vorrei capirti e vorrei capirmi>>
Sussurra mentre ci muoviamo a ritmo della musica
<<Perché devi sempre sapere il perché di tutto>>
<<Ho bisogno di certezze che tu di sicuro non mi darai, visto che non so neanche se provi qualcosa per me>>
Le faccio fare un giro su sé stessa per evitare il suo sguardo e quando si riavvicina a me, annullo tutte le formalità del caso e la avvicino al mio petto.
<<Hai ragione io non ti posso dare alcuna certezza>>
Però qualcosa per te lo provo, cosa non lo so, ma quando mi sei vicino i miei problemi non sembrano più così insormontabili, quando mi sei vicino mi sento una persona migliore, quando ci sei tu mi sento in grado di poter realizzare i miei sogni; le vorrei dire tutto ciò, ma mi fermo a quella maledetta frase che non aggiunge niente di nuovo.
<<Era per me la canzone di Rihanna?>>
La sua voce è incerta e sono sicuro che se osassi sollevare il viso per guardarla negli occhi mi sfuggirebbe
<<Sì>>
Rispondo semplicemente
<<Lo sai che non puoi chiedere a qualcuno di rimanere se poi il secondo dopo gli fai capire che non provi niente?>>
Annullo il contatto che c'è tra di noi e mi allontano subito verso l'uscita in cerca di aria. Non mi aspetto che mi segua, ma quando la ritrovo vicino a me sento i miei sentimenti in subbuglio.
<<Tu pensi che sia facile?>>
Sbotto perdendo il controllo su me stesso. Il mio scatto sembra coglierla di sorpresa.
<<Pensi che sia facile per me esternare ciò che provo e pensi che facendolo le cose diventeranno più semplici?>>
<<No, ma almeno non mi sentirei una cretina che va dietro al nulla>>
Dice scattando e facendo un passo nella mia direzione con il viso acceso di rabbia.
<<Tu non sai quanto mi costa e non sai che tra noi sarebbe impossibile>>
<<Fammi indovinare l'ha detto il signor so tutto io. Senti non è colpa mia se non hai il coraggio di fare i conti con i tuoi demoni e i tuoi sentimenti>>
<<Perché tu ci hai fatto pace?>>
Le dico,mettendomi sulla difesa e facendo un passo verso di lei, la quale sembra perdere per un momento la rabbia che l'aveva accesa qualche secondo prima.
<<No, ma almeno non mi arrendo>>
Dice infine con uno sguardo stanco in viso. Prima o poi farò i conti con tutto questo prima o poi, me lo prometto, ma per ora voglio solo sentirla il più vicino possibile, perciò annullo le distanze e mi fiondo sulle sue labbra che mi accolgono senza tentennamenti.
<<Io mi arrendo perché so che è una battaglia persa, ma Mirage, io...Tu mi piaci tanto quanto ho paura dell'effetto che mi fai>>
E senza darle il tempo di rispondere o assimilare riprendo a baciarla posando la mano dietro il suo collo in modo da stringerla di più a me. Ci stacchiamo solamente quando inizio a sentire qualcosa bagnarmi il volto.
<<Sta nevicando>>
Sussurra con il viso accaldato e lo sguardo sognante. Le afferro la mano e guardo con lei lo spettacolo che sta accadendo. Vorrei afferrarla e farla mia proprio qui, sotto questo paesaggio, ma mi limito a godermi della sua compagnia.
<<Comunque, buon compleanno>>
Le stringo la mano per ringraziarla anche se il giorno del mio compleanno è uno dei giorni peggiori perché mi ricorda di ciò che non potrò più avere, una famiglia.

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