CAPITOLO 30

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COLE'S POV
È mattina presto e ancora nessuno si è svegliato, solamente i domestici che apparecchiano la tavola per la colazione infrangono il silenzio di questa casa. Dopo aver sistemato accuratamente il mio letto raggiungo mio padre in sala cogliendolo mentre sta mangiando in silenzio la colazione.
<<Buongiorno >>
Saluto freddamente prima di prendere posto al suo fianco.
<<Oggi vorrei che imparassi a farti rispettate, perciò assisterai a una lezione dal vivo. Spero che guardando vari episodi tu possa imparare presto a farlo e vedrai che ti troverai bene a gestire la mia attività in futuro>>
Mi dice con uno dei suoi sorrisi affabili privi di qualsiasi sorta di calore. Non gli rispondo, consapevole del fatto che non c'è n'è bisogno e consumo silenziosamente la mia colazione. Con un'alzata di mano di mio padre uno dei domestici si avvicina al tavolo chinandosi alla sua altezza.
<<Per pranzo non ci sarò, ma mi aspetto di trovare una buona cena per stasera>>
L'uomo annuisce e poi si allontana velocemente da noi. Quando abbiamo terminato di mangiare ci alziamo da tavola e raggiungiamo il veicolo già pronto davanti alla porta di casa. Stranamente, però, non c'è l'autista e a mia grande sorpresa mio padre, che di solito predilige esercitare il suo potere, si mette al posto di guida. Una volta dentro mette in moto la macchina ed apre il cancello. Dopo un po' raggiungiamo la base e una volta dentro percorriamo il lungo corridoio fino ad arrivare davanti a una stanza.
<<Come l'altra volta, tu devi rimanere in silenzio e immobile>>
Ordina e, senza darmi il tempo di capire, apre la porta metallica rivelando un uomo seduto al centro della stanza. Il ricordo dell'uomo della volta precedente, ucciso a sangue freddo da mio padre, mi causa una scarica di brividi che però cerco di nascondere sotto uno sguardo impassibile. Non riconosco l'uomo di fronte, ma appena parla collego la sua voce a quella dell'uomo che era venuto il giorno precedente in casa nostra per parlare con nostro padre.
<<Elia, ti prego non uccidermi. Ti sono sempre stato fedele>>
Tenta di dire l'uomo senza dare alcun cenno di avermi notato.
<<Non ti ucciderò. Ovviamente mi servi, ma voglio solo che tu impari a stare più attento, capito? Non voglio che tutto quello che mi è stato tramandato da mio padre vada in frantumi per una piccola disattenzione>>
La voce gelida e calma di mio padre sembra spaventare l'uomo ancora di più. Mio padre si volta verso una valigetta posta sul tavolo dietro di lui e afferra due guanti in lattice, si toglie la giacca e afferra  un taglierino rotativo che accende provocando un gemito strozzato da parte dell'uomo legato alla sedia, che a differenza del precedente non è imbavagliato.
<<Non devi urlare e se lo fai faccio scomparire dalla circolazione i tuoi genitori >>
Lo avverte mio padre con sguardo indemoniato. Cerco di rimanere il più impassibile possibile, ma l'orrore che sono costretto a vivere giorno dopo giorno solamente vivendo con mio padre mi scuote parecchio.
<<E tu Cole se non vuoi che succeda niente a tua sorella, mantieni gli occhi fissi su ciò che faccio. Capito?>>
Dice con un ghigno divertito in volto, che farebbe impallidire persino il diavolo. Con sicurezza avvicina il taglierino al mignolo dell'uomo che ha ormai perso tutto il colore possibile, sembra quasi morto anzi solo ora mi accorgo che è svenuto. Meglio per lui penso, ma poi mi ricredo dal momento che per il dolore rinviene e sviene continuamente fino a quando il mignolo dell'uomo è completamente mozzato.
<<Cole chiama l'uomo fuori dalla porta e poi torna a casa, per oggi può bastare>>
Dice rilassato come se non avesse appena tagliato un dito ad un uomo.
Mi dileguo in fretta e dopo aver detto all'uomo di entrare esco velocemente dall'edificio trattenendo a stento la voglia di urlare e piangere allo stesso tempo. Una volta fuori mi stringo il volto tra le mani nel tentativo di chiudere fuori cosa è appena successo prima di salire nella macchina con la quale siamo venuti e ripartire a tutta velocità infrangendo tutti i limiti di velocità. Questo è il mio modo di non pensare; questo è il mio modo di fuggire senza farlo realmente; questo è l'unico modo per sentire il brivido senza l'aiuto di mio padre; questo è il mio modo di non crollare in pezzi sempre più piccoli; questo è il mio modo per illudermi che non diventerò come mio padre; questo è il mio modo di fuggire dagli orrori a cui mio padre mi obbliga ad assistere. Una volta parcheggiato davanti casa, lascio le chiavi nel quadro ed entro in casa.  Fortunatamente Margaret non c'è e posso rinchiudermi in sala a suonare. Inizio a suonare la sinfonia numero cinque di Beethoven fino a perdere la cognizione del tempo, fino a quando non sento la voce di mia sorella.
<<E come sempre mio fratello si presenta nei modi migliori>>
Smetto immediatamente di suonare e mi volto nella sua direzione e insieme a lei, a mia sorpresa, ritrovo il volto di Mirage che mi guarda con i suoi due grandi occhi, come sorpresa di vedermi in casa mia.
<<Allora non stava male>>
Dice rivolgendosi a mia sorella che sembra ricordarsi di ciò che ha detto a Mirage
<<Sì, si è ripreso. Non è vero Cole,  ti è scesa la febbre?>>
Decido di reggere il gioco e rispondo
<<Sì, sto bene da un po' ormai>>
Poi mi alzo e mi dileguo senza alcun cenno di saluto.

'Che ci fa lei qui?'
'Perché l'ha portata qui?'
'Da quando sono così amiche'.

Una volta dentro la mia camera sento ancora il bisogno di sfogarmi, perciò mi cambio velocemente e afferro il borsone. Esco dalla stanza e vado a sbattere contro la figura di Mirage.
<<Stai attenta a dove vai>>
Le dico brusca
<<Scusami se sono stata io quella ad uscire all'improvviso dalla sua stanza con la delicatezza di un elefante in carrozza>>
Risponde senza problemi ricordandomi la lingua tagliente di mia sorella, infondo si somigliano.
<<Che cerchi?>>
Le chiedo ricordandomi che si trova in mezzo al corridoio.
<<Niente devo solo chiamare mia madre>>
Mi risponde sollevando il cellulare.
<<E tu vai ad allenarti?>>
<<Sì>>
Rispondo semplicemente per poi aggiungere
<<Vuoi venire con me?>>
<<No, grazie>> e con questo si allontana da me lasciandomi con un sorriso a fior di labbra.

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