CAPITOLO 64

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COLE'S POV
<<Comunque nostro padre prima o poi ci ammazza ad entrambi>>
Dice Micòl sistemandosi meglio sul sedile della macchina
<<Parla per te, io potrei usarla come copertura>>
Lo sguardo severo che mi riserva mi fa capire che ho sbagliato qualcosa
<<Non puoi usare Mirage>>
<<Non sono quelle le mie intenzioni, ma se dovessi mai scoprire che...Comunque se dovesse essere necessario ho una scusa>>
Concludo guardando davanti a me.
<<Tu volevi dire che se mai accetterai quello che provi per lei e quanto è grande il sentimento potresti accettare la sua compagnia>>
<<Per ora l'unica cosa certa è che provo una grande attrazione fisica verso di lei>>
Di solito non mi sarei mai aperto in questo modo, ma dall'accaduto tra mia sorella e mio padre, si è creato tra noi una connessione ancora più grande di quella che ci ha legati sin dalla nascita.
<<Mi vorresti dire che quando pensi a lei pensi solo al suo corpo?>>
<<Assolutamente no, il suo corpo non è la prima cosa che mi ha attratto di lei. Ci sono cose ben più importanti come la sua tenacia, il modo in cui affronta le cose, il modo in cui si apre quando prende confidenza con qualcuno, la sua determinazione, il modo in cui accoglie tutti e->>
Mi interrompo quando mi rendo conto che ho appena esternato tutto quello che ho sempre tenuto dentro.
<<Beh Cole, ora dovrai scoprire se è innamoramento o ammirazione per la persona che è lei, ma forse è la prima>>
Sorride soddisfatta appoggiandosi allo schienale del sedile. Per il resto del tragitto rimaniamo in silenzio, cullati dalla velocità regolare della macchina. Quando però davanti a noi si presenta una grande villa in stile vittoriano, tutto il mio buon umore e la contentezza per aver incontrato Mirage svanisce, sostituito dall'angoscia di cosa potrebbe succedere stasera.
<<Siamo ancora in tempo per scappare?>>
Chiede Micòl cercando di non dare a vedere il suo nervosismo
<<Almeno questa sarà la volta buona che nostro padre ci fa fuori con le sue stesse mani>>
<<Non so cosa mi terrorizza di più e parlo per esperienza>>
Nonostante il riferimento scoppio a ridere, forse per il nervosismo o forse per la paura. Quando la macchina si ferma davanti alla scalinata, ringrazio l'autista e vado ad aprire lo sportello per mia sorella aiutandola a scendere per via dell'abito stretto che nostra madre le ha obbligato a mettere.
<<Stamattina nostra madre mi ha detto che dovrei dimagrire perché non c'entravo in questo vestito; le ho detto che non avevo intenzione di farlo, ma avrei voluto aggiungere che comportamenti del genere possono indurre a disturbi alimentari non credo che però avrebbe capito>>
<<Non lo credo neanch'io>>
Saliamo lentamente la lunga scalinata e davanti al portone ci troviamo inaspettatamente nostra madre.
<<Finalmente siete arrivati. Stavo per chiamarvi>>
<<Non credo neanche tu abbia il nostro numero, mamma>>
Afferma Micòl calcando sull'ultima parola con l'obiettivo di infastidirla.
<<Visto che oggi fai tanto la simpatica, ti presento Osvald>>
<<Osvald?>>
Un ragazzo alto, magro, dai capelli ramati si presenta a noi con un sorriso timido stampato in faccia.
<<Piacere>>
Micòl lo saluta rivolgendo tutto il suo odio a nostra madre.
<<Voi due potete entrare e conoscervi meglio. Osvald fa parte di una buona famiglia e spero che le cose fra voi due possano funzionare>>
Micòl ruota gli occhi e mantenendosi a debita distanza se ne va seguita dal ragazzo.
Nel mentre tento di non ridere all'espressione 'buona famiglia', visto che i miei hanno concezioni diverse di cosa sia veramente una buona famiglia.
<<Tu Cole, vieni con me>>
Dice iniziando a dirigersi verso l'interno della struttura. L'interno, pieno di lampadari con pendenti in metallo, si accorda sulle tonalità del bianco. Diversamente dalle altre feste organizzate da mio padre in queste occasioni, c'è ordine e una musica leggera che accompagna le conversazioni.
<<Buonasera Chantèl>>
Un uomo basso con una chioma di ricci che gli ricade sul viso si china per baciare la mano di mia madre, davanti a me e non devo avere un'espressione felice perché si riporta dritto in piedi e il sorriso che prima aveva è ora scomparso.
<<Ciao Cole, sei proprio cresciuto. Un bel ragazzo che sicuramente avrà l'imbarazzo della scelta per quando si dovrà sposare>>
<<Buonasera Antony>>
Saluto semplicemente ignorando il resto della sua frase. Per quest'occasione mio padre ha voluto che mi imparassi i nomi di tutti gli invitati e i loro volti, dopo un po' di fatica ci ero riuscito.
<<Antony, noi dobbiamo andare, è stato un piacere incontrarti>>
<<Anche per me>>
Se mio padre avesse visto il modo in cui il signore guardava mia madre lo avrebbe fatto uccidere. Una delle regole dell'organizzazione mafiosa di mio padre è che non sono ammessi tradimenti, punibili con la morte, e una donna che ha già un marito non può essere corteggiata. Seguo mia madre fino al palco, percorso breve che però si allunga per via dei vari saluti a cui sono costretto a ricambiare. Una volta sul palco cerco con lo sguardo mia sorella che ritrovo seduta ad un tavolo con Osvaldo, i due sembrano divertirsi e la cosa mi fa piacere. So che Micòl non tradirebbe mai Alex perciò mi tranquillizzo e ritorno a concentrarmi su ciò che mi circonda.
<<Avvicinati Cole>>
Mi invita mia madre indicandomi mio padre a pochi passi da noi.
<<Buonasera a tutti. Ho pensato che ci avrebbe fatto bene una serata di tranquillità dopo tutto il lavoro che facciamo e che fate per mantenere vivo e stabile questo impero>>
Il suo discorso viene accolto da un forte applauso che si interrompe al segnale di mio padre.
<<Bene. Come molti di voi sapranno, mio figlio Cole l'altro giorno ha compiuto la tenera età di diciott'anni>>
Vorrei aggiungere anche il nome di mia sorella, ma mi trattengo, ancora incerto su dove voglia arrivare.
<<Come sapete io ho sposato la mia bellissima Chantèl all'età di diciannove anni, è stato amore a prima vista che ancora oggi ci lega>>
Una smorfia di scherno compare sul viso di mia madre rivelando che l'amore di cui sta parlando mio padre è solo fittizio.
<<Io spero che mio figlio si possa sposare altrettanto presto, perciò da oggi voglio annunciarvi che mio figlio è in cerca di moglie>>
Strabuzzo gli occhi sconvolto, mentre il pubblico esplode in un applauso concitato, consapevoli del fatto che se riescono ad appiopparmi una delle loro figlie avranno una varietà di privilegi e ricchezze.
<<Figlio mio, basta giocare. Ti ho insegnato tutto quello che devi sapere su una donna, è ora che te ne trovi una con cui passare il resto della tua vita>>
Regola numero due dell'organizzazione:
I divorzi non sono ammessi, pena la morte.
<<Ho solo diciott'anni e non ho ancora finito il liceo>>
<<Tranquillo, tu trovatene una, corteggiala, vi fidanzate per un paio di anni massimo e poi vi sposate. In quei due anni avrai già finito il liceo>>
<<Io voglio andare all'università>>
<<E che problema c'è. Troviamo un insegnante privato che ti seguirà da casa mentre prenderai parte attiva nel mio impero>>
<<No, tu non capisci. Io non voglio il tuo maledetto impero, voglio andare all'università di medicina, studiare, diventare un medico e salvare vite>>
La sua mano cala sulla mia spalla che prende a stringere in modo discreto e la sua espressione facciale si fa più seria.
<<Tu farai quello che dico io o ammazzo quel ragazzino di tua sorella>>
Sbianco sul posto mentre mio padre rivolge un sorriso lieto al pubblico, scendo a fatica dalle scale dove vengo subito raggiunto da Micòl, che mi porta via prima che arrivino delle ragazze intenzionate a sposarmi.
<<Cole, va tutto bene>>
<<No che non va tutto bene>>
Sbotto fermandomi in mezzo alla sala con diversi sguardi puntati addosso.
<<Dai usciamo>>
Mi incoraggia Micòl avvolgendomi la vita con il suo braccio. La neve che sta cadendo di fuori mi dà un senso di pace e riprendo a respirare in modo più regolare.
<<Per tutta la vita nostro padre ci ha impedito di essere noi stessi e non possiamo continuare così>>
<<Potresti sposare Mirage>>
Propone lei
<<E trascinarla nel casino che è la nostra
vita? Sai che significa sposarsi con me? Verrai trattata come un oggetto per fare figli, non potrai studiare all'università perché verrai considerata da mio padre al pari di un oggetto da mostra, non potrai uscire senza essere scortata da degli uomini della sicurezza, vivere tra la legalità e l'illegalità, non sapere se domani potresti ritrovarti con le mani ammanettate. Io questa vita a Mirage non la voglio dare, piuttosto mi sposo una tra le ragazze lì dentro>>
Mi accascio su un rialzamento del pavimento e mi afferro il viso tra le mani.
<<Troveremo una soluzione, per ora ti posso solo dire di godere di quello che hai, di non lasciarti sfuggire Mirage fin quando potrai. Dopo penseremo alle conseguenze>>
<<E con nostro padre?>>
Domando perdendo ogni capacità di essere quello che deve proteggere la sorella e rivestendo il ruolo di colui che deve essere rassicurato
<<Non ci farà niente se all'apparenza ubbidiremo a lui>>
Poi prosegue
<<Osvald è un ragazzo molto carino e interessante, porterò avanti la scenata con lui e vedremo come va, per ora godiamoci le persone che amiamo veramente>>
Micòl si zittisce sul posto quando si rende conto di ciò che ha detto.
<<E io che pensavo di non essere capace di amare>>
Dice infine sorridendo radiante.
<<Forse anche due persone come noi possono amare, ci credi?>>
La stringo a me e le poso un bacio sulla testa felice del suo entusiasmo e del fatto che ha capito di essere in grado di amare qualcuno.

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