CAPITOLO 11

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COLE'S POV
Una volta che l'autista ingrana la marcia Micòl si volta con il busto nella mia direzione.
<<Devo dire che in questi ultimi giorni sei stato più silenzioso del solito. Dopo che sei andato con papà sembri essere cambiato di nuovo>>
Puntualizza guardandomi con occhi carichi di determinazione, pronti a scoprire qualsiasi cosa io stia nascondendo.
<<E allora?>>
Le chiedo annoiato passandomi la mano tra i capelli per scompigliarmerli.
<<Vedi, solo quando sei nervoso ti passi le mani tra i capelli per scompigliarli e non per riordinarli>>
Roteo gli occhi infastidito prima di lisciarmi per l'ennesima volta i pantaloni dell'uniforme scolastica.
<<Cole>>
Pronuncia prima di sospirare profondamente
<<Non puoi continuare a chiuderti a riccio ogni giorno di più. Prima o poi rischierai di esplodere>>
Mantengo lo sguardo fisso davanti a me, mentre l'autista svolta a destra percorrendo una strada costeggiata da vari alberi.
<<Spero tanto che riuscirai a trovare una persona capace di tirarti fuori da qualsiasi cosa contro cui stai lottando>>
<<Non ne ho bisogno. Mi bastate tu e Alexander>>
<<Infatti notiamo perfettamente il tuo affetto. Non vuoi neanche che io mi avvicini a lui>>
Sbuffa riposizionandosi in modo composto sul sedile in pelle della macchina.
<<Pensa quel che vuoi, ma hai solo due opzioni o esplodi o ti sfoghi>>
<<Posso sapere perché te ne esci con questi discorsi filosofici e inutili?>>
<<Perché ti voglio bene Cole e mi manca tanto quel bambino spensierato e felice che eri>>

Mi irrigidisco istintivamente prima di riprendere controllo su me stesso.

<<Tu sei spensierata e felice?>>
Le chiedo rivolgendole uno sguardo indagatorio.
<<Felice sì con quel che ho, spensierata no>>
<<Sono felice per te>>
Le dico atono prima di voltarmi verso il paesaggio esterno.
<<Immagino>>
Dice con tono di rammarico perdendo la determinazione di poco fa. Il resto del viaggio fino a scuola procede nel totale silenzio,  non ci scambiamo più battute e, una volta arrivati nei pressi della scuola, siamo costretti a scendere prima dal veicolo per via della moltitudine di studenti che si muove confusa sia in mezzo alla strada che sui marciapiedi.
<<Che fai non scendi?>>
Mi chiede Micòl stizzita afferrando il suo zaino nero dal sedile.
<<Tu vai, ora ti raggiungo>>
Con un'alzata di spalle ubbidisce senza pronunciare una delle sue frasi contrariate.
<<Ci deve essere uno degli uomini della sicurezza a portata di mano per tutte le ore scolastiche>>
<<Sarà fatto signorino>>
Mi dice l'autista di cui non riesco a interpretare le emozioni per via degli occhiali scuri che indossa. Annuisco soddisfatto prima di aprire lo sportello e immergermi nella strada gremita di studenti.
<<Ciao Cole. Com'è stato l'anno sabbatico che ti sei preso?>>
Mi domanda una ragazza dai capelli dorati comparendo all'improvviso nella mia visuale. La guardo per qualche secondo prima di ricordarmi che è stata una delle mie compagne di alcuni corsi prima che partissi. Non le rispondo e continuo a camminare imperturbato.
<<Sei di poche parole ho capito. Questo viaggio ti ha solo aiutato a diventare più taciturno>>
Continuo a camminare per la mia strada infastidito dalla sua presenza.
<<Sai ho un modo per farti parlare>>
Ammicca maliziosa arricciandosi i cappelli sull'indice.
<<Molly, ti avevo già detto quali erano e sono le condizioni quando decido di portare a letto una ragazza e una di queste è non più di una volta. Quindi, se non ti dispiace...>>
Le dico accelerando il passo.
<<Ti assicuro che riuscirò a convincerti a uscire con me anche quest'anno>>
Mi dice facendomi l'occhiolino prima di disperdersi tra la folla.
<<Uuu. Già ti organizzi con Molly amico?>>
Mi domanda Alexander, osservando la figura minuta e snella di Molly allontanarsi tra la folla. In risposta gli lancio un'occhiata truce che gli fa capire che non è il momento.
<<Va bene>>
Risponde alzando le braccia in segno di resa.
Ci dirigiamo allora verso il muretto a pochi metri dall'entrata della scuola dove sono già raggruppati alcuni ragazzi della nostra cerchia più stretta. Non appena mi sono assicurato che Micòl è presente, mi appoggio al muretto dove mi accendo una sigaretta.
<<Ti iscriverai a qualche corso
pomeridiano?>>
<<Atletica come sempre>>
Rispondo, dopo aver buttato fuori del fumo.
<<E Jeremiah che si stava abituando ad essere il migliore>>
Afferma divertito Alexander sedendosi sul muretto.
Poco dopo si avvicina la figura di Mirage che sembra inizialmente esitante all'idea di avvicinarsi, ma poi con passo più sicuro si avvicina alla sua amica Dafne e dopo viene salutata da Micòl e dalle altre ragazze. Viene immediatamente coinvolta nella conversazione e io annoiato faccio scorrere lo sguardo sul cortile affollato dagli studenti del primo anno che sprigionano entusiasmo e speranza e quelli che, come me, hanno alle spalle tre anni di liceo.
Quando il trillo fastidioso della campanella sovrasta il vociare degli studenti getto a terra la cicca e mi avvicino ad Alexander che sta proponendo di aspettare alcuni minuti per far diluire la folla.

<<Potresti anche spegnerla>>

Mi volto verso la voce calma, ma decisa che si sta rivolgendo a me.
Noto la figura alta e slanciata di Mirage che mi guarda infastidita in attesa che io faccia ciò che ha richiesto. Incrocio le braccia osservandola attentamente aspettandomi che rinunci alla sua causa da paladina della giustizia.

<<Non so se sei sordo o cosa, ma per gentil cortesia potresti spegnere la sigaretta o buttarla negli appositi cestini?>>

Aggiunge con tono più accondiscendente che però continua a rendermi più infastidito, perciò le rispondo:

<<Se ci tieni tanto fallo tu>>

<<Perché dovrei?>>

Mi domanda sorpresa dalla mia risposta. Mi avvicino a lei concedendomi un secondo per inalare il suo dolce profumo prima di dirle in modo chiaro e comprensibile all'orecchio:

<<Non sarai certamente tu a dirmi cosa devo o non devo fare>>

Un leggero fremito, probabilmente di rabbia, le attraversa il corpo e ciò mi trasmette una carica di divertimento: non mi era mai parsa come una ragazza dal carattere forte, è sempre stata in disparte silenziosa e quasi invisibile. Forse quest'anno mi potrei divertire un po' con lei, penso mentre mi allontano in compagnia di Alexander e gli altri ragazzi verso l'entrata della scuola.
Entrare nuovamente in questo edificio provoca in me ricordi contrastanti, ricordi piacevoli e ricordi carichi di preoccupazione e paura.
<<Cole, ci sei?>>
La voce decisa e profonda di Alexander mi riscuote dai miei pensieri.
<<Sai vero che non puoi continuare a distrarti nei tuoi pensieri ogni due per tre?>>
<<Lo so>>
Rispondo sistemandomi meglio la bretella dello zaino.
<<Ottimo>>
Risponde entrando per primo nell'aula. Diversi saluti dai diversi studenti presenti nella sala mi accolgono nel mio ingresso e non appena mi siedo diverse ragazze circondano il mio banco. Sono tutte curiose di sapere il perché della mia scomparsa, ma grazie al pronto intervento di Alexander riesco a sviare facilmente le domande scomode, che si trasformano presto in inviti per feste.

FATEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora