CAPITOLO 27

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MIRAGE'S POV
Chiudo la porta di casa alle spalle e noto subito la figura slanciata di Dafne che mi sta aspettando fuori dal cancello.
<<Ciao>>
La saluto una volta fuori.
<<Ciao Mirage, come sono andate le ripetizioni di ieri?>>
Mi domanda come prima cosa iniziando a incamminarsi verso scuola.
<<Bene, era molto più capace di me >>
Dico ritornando con il pensiero a ieri e alla confusione che mi ha provocato il fatto che ha voluto il mio aiuto.
<<Quindi mi stai dicendo che non aveva veramente bisogno di aiuto>>
<<Esatto>>
Rispondo semplicemente divertendomi a schiacciare le foglie secche sparse sul marciapiede. Dopo diversi minuti di silenzio, Dafne riprende il discorso.
<<Voleva passare del tempo con te>>
Mi volto di scatto divertita da questa sua affermazione
<<Ti sbagli di grosso, non mi sopporta o almeno non del tutto>>
<<E quindi una persona che non ti sopporta ti chiede una mano>>
Mi prendo qualche secondo per raccogliere i miei pensieri prima di risponderle
<<Lo sai che Cole è strano. Ci conosciamo da anni, ma non si è mai spinto oltre il semplice saluto>>
<<Forse ha capito quanto sei bella>>
Scoppio in una risata fragorosa che lascia sbigottita la mia amica che solleva le spalle confusa.
<<Come potrei piacere a uno come lui>>
Dico infine non appena mi riprendo dalla risata.
<<Non è che sei brutta>>
<<Non sarò brutta, ma non sono mai piaciuta ai ragazzi>>
<<Non per questo non puoi conquistarne uno adesso>>
Roteo gli occhi, consapevole del fatto che le sue sono solo semplici farneticazioni. Continuiamo il percorso verso scuola in silenzio e quando arriviamo nel cortile raggiungiamo il solito gruppetto. Salutiamo tutti prima di unirci a loro. Non essendo interessata ai loro discorsi che vertono sui loro prossimi acquisti decido di andarmi a sedere sul muretto. Mi assicuro di porre una certa distanza tra me e Cole, che siede penzoloni sulla muratura guardandosi in giro come se stesse studiando la zona.
<<Hai paura di me per caso?>>
Mi chiede continuando a studiare l'area, mi ci vogliono alcuni istanti per capire che si sta rivolgendo a me.
<<Perché dovrei?>>
Gli chiedo curiosa.
<<Guarda dove sei andata a sederti>>
Mi dice indicando lo spazio che c'è tra noi. Fortunatamente non sono una che arrossisce facilmente o altrimenti gli avrei rivelato il mio imbarazzo.
<<Non siamo così vicini da poterci sedere uno attaccato all'altro>>
<<Siamo vicini di banco e ieri eravamo a meno di un metro di distanza>>
<<Non è abbastanza>>
Replico io sistemandomi meglio sul muretto. Un sorriso divertito gli compare in volto provocandomi un senso di soddisfazione, come ultimamente succede quando mi sorride, è come se mi fossi posta una sfida per farlo ridere il più possibile. Si solleva dal muretto, afferrando lo zaino che appoggia su una spalla prima di avvicinarsi a me e posizionarsi davanti al mio corpo.
<<Mi riesce difficile decifrarti e non mi dispiacerebbe capirti>>
<<E perché dovresti?>>
Lo sfido anche se dentro sto tremando perché noto che è serio e nessuno mi ha mai detto queste cose, nessuno mi ha mai notato veramente o quasi.
<<Perché credo che tu in qualche modo sia riuscita a...Niente>>
Dice mettendo maggiore distanza tra i nostri corpi.
<<Cole, andiamo>>
Lo esorta uno dei suoi amici portandolo ad allontanarsi completamente da me.

'Non ho intenzione di rendergli la cosa così semplice'

Penso seguendo come un'automa Dafne e le altre dentro l'edificio scolastico. Non capisco cosa voleva dirmi o cosa intendeva, ma non credo che abbia ragione di volermi conoscere. Dopo aver salutato le ragazze mi dirigo verso l' aula di letteratura inglese. Appena entro noto un posto libero vicino ad Arthur con cui ultimamente mi sono ritrovata a sedermi vicino.
<<Ehi>>
Mi saluta allegro sollevando lo zaino dalla sedia al suo fianco.
<<Ciao>>
Lo saluto sedendomi e iniziando a preparare gli oggetti per il test.
<<Cosa stai facendo?>>
Mi chiede cambiando espressione.
<<C'è il test>>
Noto il suo colorito sempre acceso scemare.
<<Non lo sapevi?>>
<<No>>
Mi risponde iniziando a impanicarsi.
<<Non posso andare male>>
Mi dice poco dopo.
<<Ti passo la mia verifica>>
Gli dico di getto, pentendomi subito, rendendomi conto che è una cosa rischiosa e che potrebbe influenzare la mia condotta e la possibilità di entrare in una qualsiasi università prestigiosa.
<<Lo faresti davvero? Rischi tanto>>

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