CAPITOLO 55

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COLE'S POV
<<Cole>>
La voce di Margaret mi risveglia dal mio stato di trance totale, mi volto verso di lei e noto lo sguardo preoccupato nei suoi occhi.
<<Cole>>
Ripete avvicinandosi a me allargando le sue braccia su cui mi fiondo. Inspiro il suo profumo dolce che mi fa sentire al sicuro e riesco per qualche istante a calmarmi. Ho cercato di tenere duro negli ultimi giorni; di essere forte per mia sorella; di proteggerla da nostro padre e dalla totale indifferenza di nostra madre, che pur avendo visto i segni della violenza dell'uomo che ha sposato su sua figlia non ha detto né fatto nulla, ma sinceramente ora sono solo stanco, stanco della vita che ho, stanco dei genitori che ho, stanco di non poter essere un ragazzo qualunque con i problemi di chiunque.
<<Cole, mi dispiace tanto. Vorrei davvero aiutarvi e spero che un giorno sarete disposti almeno a parlarne>>
<<Non risolverà nulla>>
Dico cercando di cacciare indietro le lacrime
<<Ma almeno ti sentirai meno solo>>
<<Continuerò ad esserlo fintanto che sarò chiuso in queste mura>>
Il fatto che non aggiunga altro mi fa capire quanto siamo impotenti di fronte a questa situazione. Dopo poco mi stacco dal suo abbraccio materno e mentre le rivolgo un sorriso tirato, mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se avessi avuto lei e suo marito come genitori, sicuramente meglio. Salgo le scale diretto nella mia stanza che ultimamente condivido con mia sorella costantemente tormentata dagli incubi. Quando entro nella stanza vedo che è seduta sul bordo del letto e quando nota la mia presenza solleva lo sguardo verso di me.
<<Non capisco cosa lo ha fatto cambiare. Prima del nostro undicesimo compleanno era il padre dei nostri sogni, il mio idolo, ti rendi conto che avrei voluto che fosse il mio di marito?>>
Dice con una risata nervosa, mentre vado a posizionarmi al suo fianco, felice di sentire la sua voce dopo questi giorni di mutismo.
<<Poi lentamente ha iniziato a comportarsi diversamente, voleva che diventassimo perfetti e quindi ci ha iscritto a corsi per imparare sette lingue, a corsi di autodifesa e di balistica, ci ha fatto cambiare diverse volte lo sport da praticare in modo tale che diventassimo bravi in molti di questi. Ci ha sottoposti a test per valutare il nostro quoziente intellettivo e mentre faceva tutto ciò ci illudeva che fosse per il nostro bene, che fosse tutto perché ci adattissimo a tutto. Quando, però, abbiamo raggiunto i quindici anni ha smesso di addolcire questi suoi trattamenti e ci ha raccontato del suo ruolo nella mafia, del suo ruolo nella produzione di armi. Cazzo Cole, armi. Siamo noi la causa per cui migliaia di bambini ogni giorno muoiono o perdono i loro genitori.>>
Un singhiozzo le scuote il petto costringendola a tacere.
<<Non mi ha mai rivelato in modo serio e definito che voleva che sposassi uno dei membri della sua squadra e che qualsiasi altro ragazzo fosse fuori questione, ma soprattutto non mi ha mai messo le mani addosso. Ci pensi se non fossi arrivato cosa mi sarebbe successo?>>
Chiede volgendo il suo sguardo carico di sofferenza nel mio.
Ogni santo giorno, vorrei risponderle, ma come con Mirage non trovo le parole giuste.
<<Lui non vuole la nostra felicità, lui vuole delle macchine. Ecco cosa siamo per lui, delle macchine. E non possiamo neanche contare su nostra madre di cui non frega niente della nostra salute, anzi in questi giorni ha deciso anche lei di abbandonare qualsiasi traccia di umanità>>
Detto ciò si libera in un pianto silenzioso, posandosi sul mio petto dove il mio cuore batte in modo accelerato. Abbiamo vissuto troppe cose per dei semplici adolescenti, penso mentre le accarezzo i capelli lisci.  Quanto avrei voluto afferrare Mirage e dirle quanto mi è mancata vederla e sentire la sua voce, ma l'unica cosa che sono stato in grado di darle è stato il silenzio totale.
<<Noi ci meritiamo di più Cole>>
Riprende mia sorella tra un singhiozzo e un altro.
<<Lo so Micòl, troveremo un modo per sopravvivere>>
<<Non voglio più stare in modalità sopravvivenza>>
Senza risponderle la riavvicino a me e appoggio la mia testa sulla sua nel tentativo di farle sentire la mia vicinanza.
Dopo un po' sentiamo un lieve bussare alla porta e sulla soglia appare la giovane domestica che mio padre ha incaricato di soddisfare i miei piaceri.
<<I vostri genitori vi aspettano di sotto>>
Annuisco ormai abituato alla tensione che cala tra me e mia sorella ogni volta che i nostri genitori vengono nominati. Aiuto mia sorella ad alzarsi e sono felice di vedere che non ci sono più segni dell'aggressione. Una volta raggiunti i nostri genitori ci posizioniamo davanti a loro.
<<Figli miei>>
Ci saluta nostro padre come se non sapesse quanto odio e risentimento nutriamo nei suoi confronti.
<<Sono felice di annunciarvi che faremo una festa per l'arrivo del Natale, ma soprattutto del vostro compleanno>>
Non fiatiamo mentre ascoltiamo i dettagli che nostro padre ci fornisce soddisfatto. Tra tutte le cose, non ci aspettavamo di certo una festa per il nostro diciottesimo.
<<In più è ora che voi due ritorniate a scuola facendo finta di nulla e comportandovi nel modo migliore possibile>>
Ci sorride fiero, consapevole che, come sempre, ubbidiremo ai suoi comandi.

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