MIRAGE'S POV
Una volta in macchina faccio uscire tutta la mia frustrazione attraverso le lacrime che scendono copiose. Per tutto il viaggio cerco di trattenere i miei singhiozzi e quando il veicolo si arresta mi asciugo velocemente il viso.
<<Signorina, abbiamo ritrovato le sue cose>>
Mi informa l'autista passandomi il mio zaino e la mia giacca.
<<Grazie>
Dico senza incontrare il suo sguardo, che punto invece verso la mia abitazione da cui mi sembra di essere stata assente troppo a lungo.
<<Non si preoccupi per i suoi genitori, sono stati avvisati che saresti stata a casa della signorina Micòl per alcuni giorni>>
Annuisco semplicemente, troppo stanca per pensarci seriamente.
Scendo controvoglia dal veicolo e mi dirigo lentamente verso casa. Decido di controllare se dentro il mio zaino vi siano ancor le chiavi e sono felice di constatare della loro oresenza. Quando faccio scattare la serratura della porta temo di sentire le voci dei miei genitori, ma vengo invece accolta da un silenzio tombale e dalla scia di profumo lasciata da mia madre. Sono sollevata di vedere che sono sola e me lo dovevo aspettare visto che è lunedì mattina e dovrei andare anche a scuola. Frugo nel mio zaino alla ricerca del mio cellulare che fortunatamente trovo, mi muovo ad accenderlo e mi ritovo solamente un paio di notifiche dei miei genitori che mi avvertono di comportarmi bene e mi augurano di trascorrere un buon fine settimana. Sospiro stanca prima di bloccare il cellulare, mi trascino nella mia stanza che sono felice di rivedere e dopo esermi spogliata mi concedo una doccia che dura circa un'ora. Quano esco, mi sento finalmente un'altra persona. A questo punto decido di inviare un messaggio ai miei genitori scusandomi di non essermi fatta sentire e spiegando loro che avevo bisogno di staccare, lo faccio anche perché non sarei in grado di mentire loro guardandoli fissi negli occhi. Nonostante siano le undici mi corico a letto e senza accorgemene sprofondo in un sonno senza sogni e vengo risvegliata solamente dal suono insistente della campanella. Mi alzo stropicciandomi gli occhi per poi rivolgere lo sguardo verso la finestra da cui non filtra alcuna luce come quando mi sono coricata; mi alzo allora di scatto e quando raggiungo la finestra scosto la tenda e sono sorpresa di vedere che il sole sta calando. Mi ricordo della persona che sta suonando e mi precipito al piano di sotto per aprire e sono sorpresa di ritrovare davanti a me Micòl vestita in modo elegante, i capelli perfettamente stirati all'indietro e il viso truccato.
<<Ciao>>
Mi saluta incerta inclinando la testa leggermente verso destra.
<<Ciao?>>
Il mio di saluto invece è totalmente incerto.
<<Posso?>>
Mi chiede indicandomi l'entrata della mia casa. Annuisco come se fossi sorpresa della cosa, mentre mi scosto per farla entrare. La conduco in cucina, dove, senza chiederglielo, le porgo un bicchiere d'acqua.
<<Grazie>>
Sorseggia l'acqua mentre si scruta attorno curiosa.
<<Mh...Cosa, cosa sei venuta a fare qui?>>
Domando cercando di non sembrare troppo scortese.
<<Non so da dove iniziare Mirage, sono successe troppe cose tutte troppo in fretta. Vorrei chiederti scusa se ti abbiamo coinvolto; vorrei dirti che io e mio fratello non siamo assolutamente uguali a nostro padre e non abbiamo scelto la famiglia in cui nascere. Vorrei dirti di non avercela con Cole, perché ha dovuto sopportare tanto solo per non innescare l'ira di nostro padre. Vorrei dirti che abbiamo scoperto che mestiere fa nostro padre all'età di tredici anni e che abbiamo capito realmente che cosa significasse solo all'età di quattordici, almeno per quanto mi riguarda. Vorrei dirti di non allontanarti da noi, da me, perché ti sei rivelata una buona amica in molte situazioni. Vorrei dirti che mi dispiace moltissimo che hai rischiato la vita in questi giorni. Vorrei dirti che mio fratello è tornato a casa distrutto non solo fisicamente, ma anche emotivamente perché si dà la colpa di tutto e avrebbe voluto solo proteggerti dall'inizio. So, però, che tutte queste parole non ti ridaranno indietro la serenità che hai perso in questi giorni e so che hai tutto il diritto di odiarci, ma perfavore non farlo->>
Il suo sguardo è supplichevole, le sue dita sul bordo del tavolo tremano leggermente e ha perso tutta la fierezza che la contraddistingue. Sospiro non sapendo csa fare, perché nonostante siano passate diverse ore da quando ho messo piede in questa casa, non ho ancora avuto il tempo di metabolizzare il tutto, perciò rimango a fissarla in silenzio.
<<Scusa, sono stata troppo frettolosa, non ti ho neanche chiesto come stessi>>
<<Io...>>
I ricordi degli ultimi giorni mi riaffiorano alla mente: la stanza piccola in cui sono dovuta rimanere a dormire appoggiata ad una sedia; la colazione formata da pane e acqua che Thierra mi ha portato; il suo sguardo irrisorio e crudele che mi osservava mentre mi rifiutavo di mangiare; la rivelazione dei segreti degli Evans; la sparatoria; il sangue di Cole che sgorga dalla sua ferita; è tutto semplicemente troppo.
Micòl deve avermi letto nella mente, infatti si alza e si avvicina cauta prima di cingermi in un abbraccio delicato.
<<So come devi esserti sentita, l'ho provato anch'io quando mi hanno rapita l'anno in cui io e la mia famiglia siamo spariti>>
Non reagisco alla sua confessione troppo stanca.
<<Andrà tutto per il meglio te lo assicuro>>
Mi sussurra non sciogliendo la stretta. Mentre stiamo ancora attaccate l'una all'altra, sento la serratura scattare e le voci allegre dei miei genitori riempire la casa. Quando raggiungono la cucina e mi vedono, noto una nota di contentezza nei loro sguardi.
<<Ciao ragazze>>
Ci saluta allegra mia madre posando la borsa sullo sgabello.
<<Buonaseera signora Reyes, me ne stavo giusto andando>>
Dice Micòl sistemandosi la capigliatura perfetta.
<<Oh no, hai ospitato mia figlia in questi giorni è giusto che ti offriamo almeno una cena>>
Micòl si rivolge a me per ottenere il consenso che le congedo e subito mia madre la riempie di domande dandomi la possibilità di estraniarmi dalla scena.
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FATE
RomanceCosa succede se il destino è più forte di qualsiasi nostro tentativo di cambiarlo? I nostri protagonisti saranno costretti a fare i conti con la realtà dei fatti.