CAPITOLO 50

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COLE'S POV
Non dovrei farmi prendere così tanto da lei, ma in un modo o nell'altro mi sento calamitato dalla sua persona. Sono certo però, che sia  ancora tutto sotto controllo e che posso mantenere l'equilibrio.
<<Cole, sei scomparso prima>>
Mi saluta Alexander affiancandomi
<<Ho avuto lezione>>
Gli rispondo come se la cosa fosse evidente
<<Non dico adesso, ma prima fuori. Prima del suono della campanella>>
<<Ho avuto da fare>>
Continuo a camminare senza voltarmi nella sua direzione
<<E questo qualcosa per caso ha dei capelli neri e due occhi marroni?>>
Mi stuzzica con un sorriso divertito che gli increspa le labbra. Non gli rispondo mentre apro la porta che affaccia  sulla mensa ritrovandomi davanti centinaia di studenti affamati che fanno la fila. Il mio sguardo però vaga alla ricerca di Mirage, che però non trovo seduta al nostro solito tavolo dove invece ci sono gli altri. È seduta, invece,a  pochi tavoli dal nostro con altri ragazzi di cui non ci ho mai fatto caso assieme alla ragazza nuova.

Poteva anche sedersi al nostro solito tavolo, penso mentre faccio finta di ascoltare quello che Alex ha da dire.
<<Ehi amico, così la consumi>>
Mi avverte Alexander seguendo il mio sguardo puntato su di lei, che ride divertita dalle battute del biondino seduto al suo fianco. Non fiato mentre la signora della mensa mi serve della carne con alcune verdure sulla teglia, che al momento non stimolano il mio appetito. Ci sediamo al tavolo e Alex si posiziona vicino a mia sorella con la quale si scambia un veloce saluto.
<<Potremmo organizzare una festa, che dici Cole?>>
Punto gli occhi allibito verso mia sorella
<<Sarebbe fantastico, non avete mai organizzato una festa e sono sicuro che verrebbe tutta la scuola>>
Afferma eccitato James
<<Micòl>>
La richiamo, come per accertarmi che si ricordi da che famiglia veniamo.
<<Mamma e papà staranno fuori tutta questa settimana>>
Sorride speranzosa
<<Ne riparliamo a casa>>
Le dico chiudendo il discorso e ripiegandomi nel mio silenzio.
Dopo aver mangiato mi dirigo subito nell'aula di musica, nonostante manchi ancora mezz'ora prima dell'inizio della lezione. Tiro fuori lo spartito e inizio a provare il brano "Stay" di Rihanna, che i miei mi hanno chiesto di preparare in occasione di un evento di cui non ci hanno voluto parlare.
<<Sei davvero bravo>>
Non ho bisogno di alzare lo sguardo per capire di chi si tratta, mantengo tuttavia lo sguardo fisso sulla tastiera.
<<Tutto bene?>>
Mi domanda avvicinandosi fino a posizionarsi al mio fianco. Inaspettatamente posiziona la sua mano sotto il mio mento per sollevarmi il capo e noto un velo di preoccupazione nel suo sguardo, ma non mi curo e allontanano la testa dalla sua mano.
<<Che c'è?>>
Mi domanda leggermente irritata.
<<Perché non ritorni dal tuo amichetto?>>
Le domando in tono di sfida alzandomi sovrastandola di diversi centimetri. La risata che esce dalle sue labbra mi coglie di sorpresa, ma mi irrita di più.
<<Adesso fai il geloso?>>
<<Geloso, io?>>
Le chiedo sollevando le sopracciglia.
<<Sei geloso>>
<<Lascia perdere>>
Le dico scansandola delicatamente, lei, però, mi ferma bloccandomi la mano sul suo fianco.
<<Non mi sento proprio a mio agio al tavolo, perciò mi siedo vicino a loro, mi sento più...Non so come dire>>
Si libera accarezzandomi la  mano.
<<Non eri timida te?>>
La sua risata divertita, mi fa sorridere e decido quindi di voltarmi nella sua direzione.
<<Non mi definirei una persona timida, ma...non mi definirei proprio sono un po' tutto>>
<<Ah sì?>>
Le chiedo cingendole la vita e sentendo la morbidezza di essa. Annuisce avvicinando il suo viso al mio e senza attendere ulteriormente premo le mie labbra sulle sue beandomi della sensazione di piacere e di pace che mi travolge ogni volta che la bacio. Quando ci stacchiamo rimaniamo a guardarci negli occhi per alcuni minuti però poi noto che il suo sguardo è catturato da altro.
<<Thierra?>>
<<Scusate, ero venuta a cercarti e non volevo disturbarvi>>
Mi volto nella direzione della ragazza nuova e solo ora ho la possibilità di guardarla bene, c'è qualcosa che non mi convince in lei, perciò decido di indagare su chi sia e da dove venga.
<<Almeno potevi evitare di fissarci come una psicopatica>>
Rispondo stizzito allontanandomi da Mirage.
<<Devo andare>>
Dico pronto a congedarmi
<<Ma non hai musica ora?>>
<<Sì, ma ho da fare ora>>
Senza aggiungere altro mi allontano pronto a ritornare a casa e fare le mie ricerche. Una volta non ho ascoltato il mio istinto e quella volta è quasi costata la vita a mia sorella, perciò non ho intenzione di commettere lo stesso sbaglio.
Una volta fuori dalla scuola, una folata di vento gelido mi scompiglia i capelli e quando rivolgo lo sguardo verso il cielo noto i vari nuvoloni che si sono accumulati oscurando il sole. Fortunatamente l'autista è già posizionato fuori dal cancello e così non devo aspettare a lungo per partire.
<<Buongiorno signorino>>
Mi saluta senza voltarsi nella mia direzione e non appena allaccio la cintura di sicurezza, parte. Non ci vuole molto prima che arrivi a casa e per mia fortuna questa settimana non ci saranno i miei.
<<Cole?>>
Mi saluta confusa Margaret, sbucando fuori dalla cucina con il suo solito grembiule bianco addosso.
<<Sono già finite le lezioni?>>
<<Non proprio, avevo solo voglia di tornare a casa>>
Lei annuisce senza aggiungere altro prima di rintanarsi in cucina. Mi dirigo svelto nell'ufficio di mio padre, senza abbandonare lo zaino nell'atrio come faccio solitamente. Quando entro noto che è tutto in ordine e mi avvicino con cautela al computer, come se da un momento all'altro mio padre potesse presentarsi alla porta. Senza perdere troppo tempo il computer si accende rivelando uno sfondo totalmente azzurro, clicco sull'app in cui mio padre tiene la lista di tutte le persone che vivono nella città e anche di altre che vivono nei dintorni. Soltanto ora mi rendo conto di non avere il cognome della ragazza, ma spero comunque di trovare qualcosa. Digitando il suo nome sulla barra di ricerca mi compaiono diverse centinaia di ragazze dello stesso nome e perciò sono costretto ad aprire e chiudere profili diversi per diverso tempo. Tuttavia vengo interrotto dallo squillo del mio telefono, constatando che è mia sorella, rispondo
-Pronto?-
Domando continuando la mia ricerca
-Dove sei?-
-A casa-
-Di già?-
-Si, ho avuto da fare-
-Mh...Va bene-
Mi risponde titubante e mi rendo conto che mi ha chiamato per altro perciò la sprono a parlare
-Beh, io e Alex volevamo passare del tempo insieme e...-
So che non sono affari miei, ma il fatto che hanno intenzione di trascorrere del tempo insieme, da soli, non mi piace non tanto perché non mi fido, quanto il fatto che Micòl è sempre stata sotto la mia ala e non ha mai frequentato nessuno. A mio malgrad, però, decido di non mostrare il mio dissenso e di lasciarle un po' della spensieratezza che si merita
-Va bene, cerca di non fare tardi e per qualsiasi cosa chiamami-
Passano alcuni secondi di silenzio in cui mi accerto che la linea non sia caduta e dopo poco mi giunge la sua voce accesa di gioia
-Grazie, grazie, grazie-
E senza aggiungere altro attacca.
Sbuffo ritornando a concentrarmi nella mia ricerca, ma quando realizzo che ho ancora molto da fare, decido di chiedere all'unica persona che potrebbe saperne qualcosa.
-Pronto?-
La sua voce insicura, ma dolce mi giunge all'orecchio come una carezza e mi prendo qualche istante per assimilare la sua timbrica
-Sono Cole, volevo sapere se conoscessi il cognome di Thierra-
Dico, andando dritto al punto
-No...Perché?-
-Così, va bene. Ciao-
Dico sul punto di premere il dito sul pulsante rosso
-Non mi aiuti con matematica?-
-Non avevi detto che non avevi bisogno di aiuto?-
-Beh...A quanto pare mi sbagliavo-
-Ti raggiungo tra quindici minuti-
Le dico senza rifletterci troppo
-Se per te è un problema vengo io-
-No-
Rispondo d'istinto, non volendo che venga a casa mia dal momento che mio padre sa sempre chi viene a trovarci. La cosa non sembra averla colpita, infatti mi dice che mi aspetterà e poi la chiamata si Interrompe. Chiudo l'app di ricerca, dopo essermi assicurato di aver cancellato le mie tracce e mi dirigo nella mia stanza.
<<Non pranzi Cole?>>
<<No, devo uscire subito>>
<<Capisco e Micòl?>>
<<Tornerà stasera>>
Noto il velo di tristezza che cala sul volto di Margaret, la quale, però, si riprende in fretta regalandomi uno dei suoi soliti sorrisi raggianti, che questa volta tento di ricambiare. Salgo al piano di sopra e una volta in camera mi cambio indossando un paio di jeans, una maglietta bianca e la felpa della nostra scuola. Quando riscendo noto la figura di Margaret alla porta, la quale appena mi nota mi chiede:
<<Vuoi che chiami l'autista?>>
<<Non ce ne sarà bisogno, vado a piedi>>
<<C'è il rischio che piova>>
Mi avverte con aria preoccupata
<<Lo so, ma inizierà tra un paio di ore, penso di finire per quell'ora>>
E senza aggiungere altro mi incammino verso l'abitazione di Mirage.

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