CAPITOLO 17

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COLE'S POV

Una volta salito in macchina un sorriso spontaneo mi increspa le labbra.

'Si può sapere che ti succede?'

Questo pensiero intrusivo mi riporta in me, inserisco quindi le chiavi nel quadro, ma prima di partire controllo se ho qualche messaggio da parte di mia sorella e infatti:

Micol[15:48]: Allora ti muovi ad arrivare o vogliamo prenderci una canata da nostro padre?

Ed è con la solita delicatezza che mia sorella mi sprona ad arrivare. Avvio quindi il motore della macchina e non appena mi immergo nella strada, metto il piede sull'acceleratore, fregandomene di qualsiasi rischio. In poco raggiungo i cento chilometri orari, poi i centoventi e questa sensazione di alta velocità mi trasmette un senso di pace. Peccato ,però, che dura troppo poco e senza neanche accorgermene mi ritrovo nello spiazzo che porta all'edificio in mattoni di mio padre. Parcheggio nell'unico spazio libero e a grosse falcate raggiungo le porte scorrevoli automatiche. Dentro ci sono poche persone, tra cui mia sorella che si trova in piedi davanti al bancone a braccia conserte e non appena mi avvista uno sguardo truce le si stampa in volto.

<<Potevi anche arrivare più tardi, posso sapere che stavi facendo? La scuola finisce alle tre e mezza e ora sono le cinque passate, ti pare?>>

Bisbiglia furibonda mentre un lieve rossore le compare in volto.

<<Lezioni di musica e poi rilassati non è ancora arrivato e non vedo dove sia il problema>>

<<Magari per te non c'è alcun problema, ma io non ho intenzione di stare da sola con lui>>

Dice arrendevolmente abbassando lo sguardo.

 È possibile che un figlio abbia così paura del padre da non riuscire a stare solo con lui nella stessa stanza?

Siamo così rovinati io e lei?

E tutto questo per via di due genitori che non hanno ancora capito cosa significa comportarsi come tali.

Rinchiuso nei miei pensieri non mi accorgo dell'arrivo di nostro padre se non per la veloce gomitata di mia sorella sul busto. Mi ricompongo velocemente dal mio stato e mi raddrizzo.

<<Il vostro istruttore vi aspetta al piano inferiore, non posso accompagnarvi. Ci penserà Ugor a guidarvi e appena avrete finito potrete andare. Cole ho visto che hai portato la macchina, sarai tu quindi ad accompagnare tua sorella a casa>>

E con questo si allontana da noi senza nessun saluto o segno di affetto. Tutto nella norma, niente di strano, solito rapporto padre figlio a cui siamo abituati.

<<Venite con me>>

Ci dice un uomo, probabilmente Ugor, con un paio di occhiali scuri sugli occhi comparendo all'improvviso nella nostra visuale.

<<Cioè ti rendi conto che non ti sei neanche degnato di cambiarti e sei venuto con la divisa di scuola?>>

Ricomincia Micòl. Roteo gli occhi infastidito arrotolandomi la manica della camicia fin sopra il gomito.

<<Senti, non so perché hai sempre voglia di andarmi contro, ma sarei felice se la smettessi>>

<<Tesoro, sarebbe il minimo che potrei fare dopo che hai rovinato qualsiasi cosa ci fosse tra me e Alex>>

Sbotta inviperita. Contraggo la mascella irritato sul punto di buttare fuori tutta la rabbia che ho dentro, ma mi trattengo consapevole che il minimo che possa fare per aiutarla è subire passivamente.

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