Uragano_18

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Autrice: Uragano_18

"Sarà difficile diventar grande, prima che lo diventi anche tu, tu che farai tutte quelle domande, io fingerò di saperne di più.."

Non era bello svegliarsi al mattino con la consapevolezza che nessuno fosse al corrente di quello che stavo passando. Perché nessuno potrebbe mai immaginarsi una cosa del genere. Non da me. Non in questa situazione. Sono Hope e ho sedici anni, quello che nascondo è troppo grande, nemmeno io riesco a capacitarmi di una cosa del genere. Non ne potevo parlare con nessuno. Nemmeno con la mia famiglia, almeno credo. 

Mia madre, Samira, veniva a casa ogni giorno con un uomo diverso, si chiudeva nella sua camera da letto ed iniziava a divertirsi, sempre la solita storia.
Mio padre, Tony, tornava sempre mezzo sbronzo, a stento ricordava di essere sposato e di avere due figli.
Mio fratello gemello, Raul, aveva iniziato a drogarsi da un bel po per il semplice fatto che non sopportava la vita monotona della nostra famiglia.
Abitavamo tutti e quattro nella stessa casa ma è come se ognuno pensasse per sé.

L'unica ad essere normale ero io, almeno credevo di esserlo fin quando non scoprii di aspettare un bambino. All'inizio ero felicissima, saltavo per la gioia, pensavo 'il dono più bello che potessi avere'. Ma, nonostante l'euforia non potevo permettere che la creaturina che portavo in grembo crescesse in una famiglia di malviventi. 

Decisi di non raccontare nulla a nessuno, per le prime settimane andò tutto regolare, ma non potevo nascondere la gravidanza per il resto dei mesi, in fondo lo avrebbero scoperto e conoscendoli mi avrebbero fatto abortire. I miei genitori hanno sempre reputato me e mio fratello un errore, non era nei loro piani farci nascere ma la nonna insistette così tanto che fece di tutto per darci una possibilità.

Le nausee mattutine, le voglie, l'odore di qualsiasi cosa iniziava ad infastidirmi, cose normali per una donna in attesa. L'unico che poteva comprendermi era Raul, nonostante il suo stato da mezzo drogato riusciva sempre a sollevarmi il morale, era lui a prendersi cura di me, gli avevo raccontato tutto, sapevo che con lui il segreto era al sicuro. Anche se non glielo avrei detto lo avrebbe capito da solo, siamo gemelli e se non mi capiva lui chi altro poteva farlo?

-Hope, come ti senti?- era così carino quando si preoccupava, mi aiutava ogni volta che mi chiudevo in bagno per le solite nausee.

-Bene, credo.- rispondevo sempre allo stesso modo, i miei genitori non si accorsero di nulla e anche se lo facessero penserebbero che fosse un virus intestinale, ma, non poteva andare avanti così.

-Ti prometto che ne usciremo insieme!- il suo conforto mi era d'aiuto, un fratello è la cosa più bella che potessi mai avere, ma ora le cose belle stavano diventando due. 

-E come? Me lo spieghi? Tra non molto questa pancia crescerà e quei due non appena se ne accorgeranno mi faranno abortire lo capisci? Non l'hanno fatto con noi ma lo faranno con i nostri figli. Non hanno un cuore.- scoppiai a piangere, ero così piccola, ma nonostante la mia giovane età avevo la responsabilità di ciò che cresceva dentro di me, non avrei mai ucciso una vita prima che potesse nascere, soprattutto se quella piccola creaturina era sangue del mio sangue.

-Andremo da nonna! Fanculo mamma e papà!- mi abbracciò e mi asciugò le lacrime che pian piano scorrevano lungo il mio viso, non pensavo fosse così difficile.

Vi starete chiedendo del padre del bambino. Beh, non appena glielo raccontai scappò a gambe levate, cosa normale per un ragazzo di diciassette anni che non era responsabile della propria vita, figuriamoci se doveva mantenere me e il bambino. 

***

-Signorina, non può continuare a vivere in quel covo di gente che a malapena la considera, deve andarsene e al più presto possibile. Rischia lei e rischia il bambino.- il ginecologo fu chiaro alla prima ecografia, vedere quella piccola craturina muoversi dentro di me era una cosa di davvero unico, il suo cuoricino si sentiva e man mano capivo che stavo facendo la cosa giusta.

-Lo so, dottore, andrò via il prima possibile!- risposi, dovevo farlo, non potevo continuare così, volevo far nascere il mio bambino ma non con una famiglia così.

Nonostante la gravidanza la pancia non era cresciuta un granché, strano, essendo al secondo mese, cresceva molto lentamente, ma a me interessava soltanto sapere che il piccolo si trovava in ottime condizioni.

Io e Raul decidemmo di andare a vivere a Londra, dalla nonna, l'unica che avrebbe capito la situazione, l'unica che ci amava davvero. 

-Dove pensate di andare signorini?- avevamo preaprato le valigie quando ad un certo punto nostro padre ci fermò cogliendoci alla sprovvista, non sapevamo cosa dire. 

-Via, via da questo posto di merda!- disse mio fratello infuriato, io mi misi dietro di lui per la paura dato che mio padre era tutto fatto, temevo che avrebbe alzato le mani e per il bambino sarebbe stata la fine.

-Voi non ci avete mai accettato! Non vi siete mai preoccupati per la nostra salute, perciò andremo via. Via da questa vita! Via da due persone che non si meritano nemmeno di essere genitori e chiamati come tale. Anzi, non lo siete mai stati! Perciò addio!- continuò, mio padre alzò la mano segno che stava stava per dargli un pugno quando ad un tratto decisi di intervenire, non l'avrei calmato del tutto ma provare non costava nulla.

-Smettetela! Andiamo via, ora! - presi le valigie con all'interno quei pochi dei vestiti che possedevo e feci cenno a Raul di fare lo stesso, ci prendemmo per mano ed insieme ci avviammo verso l'aeroporto. 

Allontanandomi da quella casa maledetta pensai a mio figlio, credevo potesse vivere in una famiglia accogliente e non in una come la nostra. Avrei vissuto lontano da due persone che credevo mi amassero ma invece mi disprezzavano e temevo lo avrebbero fatto con la craturina. Più mi allontanavo da quell'abitazione e più sapevo che il segreto era al sicuro. Non so per quanto tempo avrei retto un segreto del genere ma dovevo farlo altrimenti avrei perso l'unica ragione della mia vita. 

Un segreto. Era soltanto un segreto. Un segreto dal quale era difficile andare avanti. Non dormivo la notte. Facevo incubi su cosa potesse succedere se lo avrei svelato. Ora so solo una cosa. Mi porterò questo segreto fino alla fine dei miei giorni.  

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