Autrice: DepressedLoveStories
15 Ottobre 1941
'Caro diario, anzi, pezzo di carta... mi chiamo Raya, e sono una diciannovenne araba. Ci hanno scoperti tre giorni fa, e io insieme alla mia amata famiglia siamo stati deportati su un "treno senza ritorno". Ero spaventata e lo sono tutt'ora. Non so dove siano mio padre e mio fratello. So solo che appena siamo scesi, i soldati tedeschi, ci hanno diviso con forza, mentre noi non volevamo assolutamente morire separati. Dicevano che saremmo andati in un posto migliore, ma il sorriso beffardo nascondeva ben poco la verità sotto quella frase. Le mie passioni sono scrivere e cantare; beh, lo dice mia madre che ho la voce di un usignolo, e io le credo perché le voglio un bene dell'anima. Almeno, sono riuscita a stare con lei per qualche ora... Sì, pezzettino di carta, hai capito bene. Per qualche dannata ora. Perché? Lei non stava molto bene, e durante il lungo viaggio le sue condizioni, sono peggiorate di molto, così mentre i soldati stavano facendo una specie di "esame", per verificare se siamo o meno in grado di lavorare, notarono lei che non aveva una bella cera. Le proposero una doccia calda e rilassante, e ci andò senza indugio per il semplice fatto che non aveva scelta. E' da due giorni che non ho notizie di lei, e mi manca così tanto... Sono sola. Incredibile come nel giro di un paio di giorni la tua vita cambia totalmente, vero?'
Avevo proprio bisogno di scrivere qualche riga, perché ero al limite del dolore. La mia vita è cambiata improvvisamente nel giro di così poco tempo, che non avevo ancora realizzato del tutto di essere rimasta sola al mondo. In realtà non ero così sola, c'erano molte donne con me, in mia compagnia e molte erano disperate, proprio come me. Ma non lo davo a vedere così tanto. Ero una ragazza abbastanza forte, ed anche se era un dolore lacerante da far ridurre il mio cuore in un migliaio di pezzi, io resistevo. Porto le mie ferite e cicatrici come un tesoro preziosissimo, di cui nessuno conoscerà l'esistenza. Vivere con la consapevolezza di ricordare. Questo è resistere.
Passarono due settimane dall'annuncio della morte di mia madre, e appena l'ho saputo... Beh, lascio immaginare ciò che ho sentito, però in parte me l'aspettavo. Non ero di certo capitata in un parco giochi... In parte lo era, sì, solo che noi eravamo le pedine, i burattini e loro erano i giocatori e i burattinai. Il ventisette di quello stesso mese, mentre stavo aiutando una donna a lavorare, canticchiavo una canzone che mia madre cantava sempre, e per caso, passò una guardia a pochi metri da noi. Si fermò quasi all'istante, appena udì la mia voce, ma non si voltò. Sapevo benissimo che mi stava ascoltando, allora decisi di stare zitta. Non volevo una batosta per aver cantato una strofa, ma forse dovevo continuare perché quel tizio si avvicinò verso di me con fare minaccioso. Io conoscevo il tedesco, ma nessuno lo sapeva. Credo che era finito il silenzio. Il mio, almeno... Chiusi gli occhi, pronta, nell'attesa di essere malmenata con il fucile che aveva in mano. O uccisa. Aveva la mia vita tra le mani. Io dovevo solo subire.
<<Non so se capisci la mia lingua, ma hai una bella voce>>, disse semplicemente senza attaccarmi. Rimasi stupita.
<<Sì. Capisco il tedesco, e la ringrazio>>, risposi nel modo più educato che conoscevo. E nel massimo del rispetto, anche se quella persona meritava tutt'altro comportamento. Ma era solo un essere umano.
<<Domani sarà il compleanno del mio capo, e la tua voce sarà il mio regalo>>. Detto questo, e senza aspettare risposta, girò i tacchi e tornò a fare il solito giro di perlustrazione.
Perfetto, adesso dovevo anche cantare per un assassino senza scrupoli... Ignorai quel pensiero, e ripresi a lavorare. A dire il vero, non sapevo perché ci facevano lavorare. Insomma, saremmo comunque tutte morte prima o poi in un modo o nell'altro, perché dovevano sfinirci così fino alla morte? Che peccati abbiamo fatto per meritarci un'umiliazione simile?! Odiavo così tanto quella situazione, ma dovevo farmela piacere, che mi piacesse o meno. Mi preoccupava il giorno dopo. Forse, avrei finito di vivere, e una parte di me era felice per questo. Tanto, non aveva più senso vivere, visto che la mia intera famiglia era nell'aldilà.
La luce fastidiosa del sole acciecò i miei occhi, mentre stavo cercando di addormentarmi. Era impossibile dormire in quelle condizioni, ma qualche minuto prima ero riuscita a prendere un po' di sonno... evidentemente chiedevo troppo. Erano appena le sei del mattino, e mi aspettava una lunga giornata di lavoro senza sosta, come al solito. Era diventata la quotidianità, ormai, ma quel giorno non era così 'quotidiano' come mi sarei aspettata. Nel primo pomeriggio, la guardia o soldato, chiunque sia, mi prese a sfrattoni, e mi portò fuori dal campo. Faceva la sceneggiata del tipo che 'Avevo fatto la cattiva, e dovevo pagarne le conseguenze', e dopo di che, mi scaraventò in una stanza. Caddi appena entrai a causa della forte spinta, e mi alzai lentamente. Ammirai la stanza. Qui non c'era un filo di polvere, mentre io e la mia gente dovevamo vivere in condizioni igieniche a dir poco pessime.
<<Signorina, tutto okay?>>, il suo tono sembrava preoccupato. Mi voltai di scatto, e annuì con forza. Inutile dire che ero terrorizzata! <<Mi hanno detto che sei brava a cantare. Spero che sia vero, o la vita di quello squilibrato finirà alquanto presto>>.
<<Non si preoccupi. Me la cavo piuttosto bene, o almeno, lo spero>>, risposi alla sua lingua. Rimase alquanto sorpreso. Forse, non si aspettava che conoscessi il tedesco.
<<Bene. Inizia pure, signorina>>.
<<Mi chiamo Raya>>, lo informai prima di iniziare a cantare.
Mentre lo facevo, rimaneva rapito dalla mia voce, così tanto da perdere la cognizione del tempo. Era passata circa un'ora, finché le forze non mi abbandonarono. Svenni. Forse, avevo mangiato poco e male, o non avevo dormito, o ero sola e volevo la mia famiglia indietro... oppure, semplicemente tutto. Mi ripresi dopo un po' di tempo. Quando riaprì gli occhi, mi accorsi di ritrovarmi su un letto, ed ero in una stanza. Accanto a me, c'era quel tale, a cui avevo cantato qualche ora fa. Aveva un sorriso sghembo appena riaprì gli occhi, come se si fosse sollevato da qualcosa. Ma che gli importava se morivo o meno, se quello era il mio Destino?
<<Sembri piuttosto affamata... Tieni>>, mormorò dandomi un pezzo di pane che, senza neanche pensarci due volte, lo mangiai in un sol boccone. Rideva della mia situazione, ma non era per prendermi in giro... Sembrava piuttosto malinconica con qualche nota dolce.
<<La ringrazio, signore>>, dissi con il cibo in bocca.
<<Ti prego, chiamami Franz. E dammi del tu, okay?>>. Stranamente non ero spaventata, anzi mi trasmetteva una sorte di sicurezza, e quando mi sorrise guardandomi negli occhi, stranamente, ebbi come un tuffo al cuore.
21 Dicembre 1941
'Caro secondo pezzettino di carta... E' passato più di un mese dall'ultima volta che ti ho scritto, e se devo essere sincera, la vita, non fa così schifo. I primi giorni volevo morire, rivedere la mia adorata famiglia e credimi, era un'agonia vedere le persone del mio popolo, della mia religione, morirmi davanti dalla troppa stanchezza. E non ti dico quando venivano stuprate... Era uno spettacolo vergognoso. Il rapporto con Franz, è migliorato. Siamo una specie di amici, o qualcosa di più. La notte non dorme. Dice che ha una fifa blu per me, perché potrebbe capitarmi qualsiasi cosa. Qualsiasi. Neanche io vivo sogni tranquilli, ad essere sincera. E questo, è un segreto troppo grande persino per lui, che è un SS di alto livello, ed è complicato vivere questa situazione. Sento che sta nutrendo un sentimento verso di me, e per quanto lo detesti ammetterlo, anch'io mi sto innamorando di lui. Lo so, è una situazione molto contorta, ma questo amore quanto sarà destinato a durare, se non qualche settimana? Riusciamo a vederci perché spesso viene a prendermi tramite diverse sentinelle, e rimaniamo nel suo studio, dove io canto e lui ascolta, a volte parliamo, e altre volte ci guardiamo negli occhi. Dice che è innamorato dei miei occhi azzurri, li paragona al cielo, e i miei capelli alla notte scura. Non so se sarò capace di mantenere un segreto simile. E' tutto così dannatamente difficile!'
Passò un altro mese. Io e Franz eravamo sempre più uniti, ci amavamo alla follia nonostante lui uccidesse la mia gente. In fondo, l'amore rende ciechi. A me anche sorda e muta, ma ruppi il mio silenzio quando, una guardia tentò di toccarmi chiamandomi in nomignoli spregievoli. Riuscì nel suo intento, e avevo commesso un grande peccato a donarmi ad un tedesco. Solo allora aprì gli occhi, e capì che tutto questo non potevo sopportarlo ancora.
Quell'amore proibito mi stava consumando, quasi ad uccidermi, e quel giorno, io non volevo più vivere.
Aspettai impaziente la notte fonda, dove tutte noi dovevamo dormire. Decisa, andai fuori dal campo. Le sentinelle mi avvistarono. I cecchini presero la mira, e nel mio ultimo respiro, urlai a sguarciagola <<Magari, vivremo una vita migliore in un'altra vita. Forse senza leggi, né segreti che per loro devi la vita!>>.
![](https://img.wattpad.com/cover/68218315-288-k940898.jpg)
STAI LEGGENDO
Concorso scrittura {ISCRIZIONI CHIUSE}
РазноеConcorso wattpad il cui unico scopo è far crescere la tua storia, e farti conoscere in questo mondo.