luckymikey

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Autrice: luckymikey

Il giorno era ormai alle porte, mentre nella Grande Pianura si stava ancora consumando la battaglia.

Il cielo era azzurro, pronto per accogliere il sole, che sarebbe sorto di lì a pochi minuti.

L'esercito degli Elfi del Buio era ormai quasi sconfitto e i corpi dei soldati caduti erano ovunque. Le loro armature nere e brillanti risplendevano, indicando la posizione di ogni morto. Ce n'erano a migliaia, sparsi per tutta la parte della Grande Pianura dove si era svolta la battaglia.

Gli Elfi del Buio erano creature imponenti e furbe, dotate di una buona dose di malignità diabolica. Bastava guardarli negli occhi gialli, da rettile, per vedere quanto sadici e crudeli fossero.

I loro tratti ricordavano quelli degli umani, ma erano più sottili, affilati, e la loro pelle era rosso sangue, piena di tatuaggi neri incisi a fuoco. Se sorridevano, si potevano vedere i loro denti sottili, aguzzi e bianchi.

Al contrario, gli Elfi Lucenti erano esseri altamente colti, con un'intelligenza superiore a quella di tutto il genere umano.
Erano l'opposto degli Elfi del Buio: i loro occhi erano color ghiaccio, la pelle d'avorio, armature argentate e tatuaggi dorati ornavano la loro pelle.

Potevano sembrare pacifici o innocui, ma erano potentissimi e potevano distruggere chiunque volessero con la loro magia.

Il comandante dell'esercito dei Lucenti, Methion, aveva combattuto per ore, ed era rimasto sul campo di battaglia fino a quel momento.

La sua spada, fatta di Lumos, un metallo intriso di magia, fendeva l'aria come una saetta bianca, tagliando gole e squarciando la carne degli Elfi del Buio. Non avevano sangue nelle vene, ma materia oscura, che fuoriusciva dalle ferite in sottili rivoli di fumo nero e denso.

Quando anche l'ultimo Elfo del Buio cadde per mano della lama di Methion, rimaneva un ultimo avversario da sconfiggere: Zachar, il più potente degli Elfi del Buio, temuto in ogni dove.

Era più alto di un uomo normale ed era anche assai piu massiccio. Gli occhi gialli contrastavano con la pelle rossa e sembravano quasi infuocati, tanto erano brillanti. Teneva le dita serrate intorno alla sua lunga lancia, con all'estremità una lama fatta di un metallo nero e opaco.

Zachar si avvicinò con passi lenti e decisi a Methion, il quale attendeva, impaziente, che l'avversario fosse alla portata della sua spada.

Si guardavano dritto negli occhi, mentre la distanza tra loro si ridusse ad un paio di metri.

Alle spalle di Methion, l'esercito degli Elfi Lucenti si stava radunando e i feriti venivano soccorsi. Alcuni superstiti guardavano il loro comandante, pregando gli dei che vincesse il duello.

Fu Zachar ad attaccare per primo, tentando di colpire Methion alla vita, ma lui fu più veloce e, con un balzo, schivò il colpo. Allora, partì al contrattacco.

La lama bianca della sua spada passò a pochi centimetri dal collo di Zachar, il quale sferrò un possente colpo di lancia, ferendo l'altro al braccio destro.

Nessuno dei de si scoraggiava ed entrambi combattevano con tutte le loro forze, muovendosi qua e là per schivare colpi, tendando di ferire l'avversario.

Ricorrendo alle sue abilità nel combattimento corpo a corpo, Methion riuscì a ferire Zachar abbastanza da farlo cadere, ma l'Elfo del Buio fece una capriola, rialzandosi in piedi.

Non esitò a contrattaccare, con un colpo di lancia talmente veloce che il Lucente non poté schivarlo e venne colpito ad una spalla, a pochi centimetri dal cuore.

Zachar puntò il piede sul petto di Methion, facendolo cadere a terra e sfilando la lama dal suo corpo, per poi affiancarlo, sovrastandolo con la sua grandezza.

Un secondo dopo, gli puntò la propria lancia alla gola, pronto a squarciargliela e a godere del sangue che sarebbe uscito copiosamente dal taglio.

L'Elfo del Buio teneva gli occhi fissi in quelli dell'altro, mentre spinse la lancia verso il basso. Methion non poteva far altro che stringere le dita intorno all'arma, cercando di tenerla lontana da sé il più possibile, ma la sua pelle candida venne tagliata e un rivolo di sangue d'oro uscì dalla ferita.

Fu allora che il sole sorse definitivamente sulla Grande Pianura.

Un raggio colpì in pieno Zachar, il quale, per la prima volta, distolse lo sguardo dagli occhi di Methion, guardando scioccato il sole sorgere davanti a sé.

La sua pelle bruciò al contatto con quella luce, iniziando ad emettere uno sfrigolio e un forte odore di carne bruciata. Rivoli di fumo nero fuoriuscivano dell'epidermide scarlatto della creatura, che barcollò indietro, lasciando cadere la lancia.

Altra luce investì Zachar e sulla sua armatura nera si formarono delle crepe, prima sottili, poi sempre più larghe, che si espansero fino alle braccia e al collo dell'Elfo, distruggendo gradualmente anche questi. Due crepe più profonde delle altre si fecero strada sulle guance di Zachar e ne uscì quel fumo denso e nero che aveva al posto del sangue.

La creatura spalancò la bocca in un urlo muto, che avrebbe fatto gelare il sangue nelle vene a chiunque, ma non a Methion, il quale era rimasto steso a terra, ad osservare la scena.

Un ultimo fascio di luce solare sul viso di Zachar e i suoi occhi si spensero, come privati improvvisamente di ogni traccia di vita.

Methion ce l'aveva fatta, aveva sconfitto anche il più temibile dei suoi avversari.

Finalmente la pace sarebbe regnata in tutti i luoghi del Grande Regno, fin dove arrivava lo sguardo ed oltre.

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