Autrice: andri98
24 Febbraio 2000
Ho cominciato per ragioni economiche. Lo si fa sempre e solo per quello: soldi, necessità.
Ero giovane, sui ventanni, mi pareva di poter avere un certo potere sugli uomini.
Svolgevo il mio lavoro in case o in hotel. Con il passaparola.
Staccavo l'interruttore per il tempo necessario, mi sconnettevo da me stessa. Uno sdoppiamento, uno stato di catalessi in cui lasci che la cosa succeda. Ce la facevo senza presidi chimici, ma la gran parte delle ragazze ha bisogno di alcol o droghe.
L'idea un po' "romantica" e ingenua che gli uomini vadano a prostitute per farsi una sega e via va dimenticata:quella se la possono fare con chiunque.
Venivano da me per ben altro: ci sono i feticisti ed anche quelli che ti chiedono di indossare questo e quello.
Sono sporchi, maleodoranti, spesso ubriachi e strafatti. Pagano il diritto di scatenare quello che hanno dentro, tu sei solo un oggetto, né più né meno. Devi tacere, fare e lasciare fare, e saper fingere piacere.
Se non avessi problemi di soldi, a questa libera scelta non avrei dovuto ricorrere."Elena, un nuovo cliente ti aspetta nella stanza 32, cosa ci fai ancora qua?!" mi tuona contro Alex, il mio capo.
Non ce la facevo più, volevo andarmene, una volta per tutte.
"Sono stanca, Alex. Voglio tornare a casa" risposi sottovoce, avevo paura.
Lui era più alto di me, dalla corporatura muscolosa.
Raccolsi i vestiti sparsi per il pavimento intenta ad uscire da quella stanza.
"Non vai da nessuna parte" disse urlando.
Cercai di oppormi, ma non ci riuscii. Era troppo forte per me.
Mi prese da dietro e prima ancora che possa chiedere aiuto, sentii la sua mano premuta così forte sulle labbra da togliermi il respiro.
Dopo, una forte spinta mi fa precipitare direttamente sul letto, a faccia in giù. Mi girai di scatto, per guardarlo in faccia. Per tentare di capire.
"Vattene, per favore.." questo è ciò che sono riuscita a balbettare.
Ma lui si avventò su di me, slacciandosi i pantaloni.
Avevo la gonna.
Mi dimenavo come un pesce fuor d'acqua.
Riusciva contemporaneamente a tenermi le gambe divaricate, le braccia immobilizzate, la bocca chiusa e a spingere tutto se stesso dentro di me.
"È l'ultima spinta" mi ripetevo.
Quei minuti mi sono sembrati un'eternità, faceva caldo, caldo da morire.
Cosa ci può essere di appagante nel scopare con una donna che non ti vuole e con i jeans abbassati solo quanto basta?Ma poi l'ultima spinta è arrivata, finalmente.
A quel punto lui si alzò e andò via.
Io ero scivolata sul pavimento. Non riuscivo a stare su quel letto.
Raccolsi le gambe tra le braccia ed iniziai a piangere.
Sono rimasta sul pavimento non so per quanto tempo. Il mostro aveva lasciato la porta socchiusa, ma non m'interessava.
Quello che poteva rubarmi l'aveva già preso.Mi feci forza e mi alzai.
Iniziai a correre e finalmente uscii da quel hotel.
3 settimane dopo
Settimane dopo vivevo in un centro d'accoglienza, la mia famiglia ancora non voleva riallacciare i rapporti con me.
Una donna con cui ho stretto amicizia e che conosceva quel che è successo, mi ha convinta a farmi visitare.
Mi ha accompagnato.
Ero in fila, attendendo il mio turno.
Un'infermiera scandii il mio nome."Signorina Miller, lei è incinta da 2 settimane e mezzo" dice appena mi siedo.
No, non può essere.
Mi sono sentita svenire, svuotata.
Non potevo permettermi di avere un figlio, non adesso. Non con lui.9 mesi dopo
Sono riuscita in questi mesi ad avere piccoli lavori qua e là, giusto per riuscire a mantenermi. Abito in una minuscola casa, da sola.
La gravidanza è proceduta bene, non ho avuto il coraggio ad abortire.Dopo un lungo travaglio ho dato alla luce una bellissima bambina, ma dovevo mantenere quel che mi ero promessa.
Meritava di meglio e io non potevo offriglielo.
Meritava un padre, una famiglia, non una madre con un passato vergognoso alle spalle.
Tre giorni dopo il parto l'ho abbandonata all'ospedale mentre io sono corsa via lasciandomi tutto alle spalle, compresa l'unica creatura che più amavo al mondo.24 febbraio 2013
"Tesoro, a cosa stai pensando?" mi domanda Edward, il mio attuale marito.
Sto pensando a quanto il destino possa cambiare la vita di una persona e a quanto faccia male il ricordo di quel giorno. Sto pensando a lei, piccola tra le mie braccia che mi sorride ingenua. Del mondo, dei pericoli, di una madre che non si è comportata da tale. Sto pensando che tu, amore mio, non ne sai nulla e forse mai te lo dirò.
Sto pensando a come le cose sarebbero andate a finire se non avessi preso quella decisione così avventata, da ragazza giovane e immatura. Dovevo tenerla con me, dovevo proteggerla, era la mia bambina e io ho permesso che la parola "mia" fosse diventata "di loro". Lo spero con tutto il cuore che ora è felice, con una famiglia che la ama e l'apprezza per quel che è. Sto pensando al fatto che potrei perdere te se scoprissi il mio passato. E io non voglio di nuovo lasciarmi sfuggire tra le dita l'amore."Nulla di importante Ed... Che ne pensi se nostra figlia si chiamerà Adele?" rispondo incerta.
E dopo avermi sorriso mi stringe a sé accarezzandomi la pancia.Questa volta andrà diversamente, in tuo onore, angelo mio.
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