Crys13

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Autrice: Crys13

Centro riabilitativo "Hope for you "
Paziente:Nadia Fellini
Trattamento psicoterapeutico dovuto al l'uccisione del padre da essa compiuta.

-Allora Nadia. Vuoi parlarmi di cosa ti è accaduto? Io posso aiutarti.

Ed ecco i ricordi riaffiorare...

Quella giornata di ottobre la rimembro ancora.
Era inizio autunno e le foglie cadevano e con esse io.
Mio padre era appena arrivato a casa per l'ennesima volta ubriaco fradicio e ad ogni passo che porta dritto al piano di sopra , il mio cuore sussultava.
Ero rinchiusa nel mio armadio come sempre. I lividi della settimana prima si intravedevano ancora e di lacrime non se ne vedevano più. Quelle le avevo consumate tutte,non volevo più sprecarle per lui. Un uomo che doveva farmi da guida,da protettore,da maestro. Era invece un mostro che dalla morte di mia madre non faceva altro che trascurarmi,ubriacarsi e quando lo era fin troppo i minuti non passavano. Quella era una di quelle sere. Ormai ero abituata a nascondermi e quella sera ero più che sicura di aver chiuso bene la porta a chiave.I suoi passi si facevano sempre più vicini e la puzza che emanava iniziava a farsi strada tra le mie narici.

-Principessa dove sei? Papà è tornato a casa.

Bum. Bum. Bum.
Il rumore dei suoi pugni contro la porta si facevano più rumorosi ed improvvisamente il silenzio.

Sentii i suoi passi allontanarsi e tirai un sospiro di sollievo.
Dopo qualche minuto mi infilai nel letto sperando in un domani migliore.

Non ricordo bene l'orario,ricordo solo di un rumore sordo e la porta della mia stanza cadere in mille pezzi.
-Principessa vieni qui da papà.
Si avvicinò piano al mio letto e iniziò a stendersi di fianco a me. Sapevo cosa stava per accadere e non volevo accadesse ancora.
Balzai dal letto e iniziai a correre per le scale.
Una cornice raggiunse le mia tempia e nella corsa sentivo il sangue colarmi giù per il collo.

Riuscì a raggiungermi e a farmi inciampare. Ero in trappola contro la parete e non ricordo le parole Rudi che uscivano da quella sua lurida bocca mentre la sua mano vagava sul mio corpo.

Mi girai e con la vista annebbiata ,cercavo disperata qualcosa con cui colpirlo.
Riuscì a prendere il vaso di mia madre e lo puntai verso la sua testa e per un attimo lo guardai dritto negli occhi cercando di scovare un qualcosa che mi facesse capire che mio padre fosse ancora lì con me.

Non lo trovai.

Lo buttai dritto dietro la testa di quell'uomo e il suo sangue era su di me e non mi fermai.
No. Non lo feci.
Continuai a pestarlo fino a quando il suo torace non smise di muoversi.

Non badai a come si erano ridotti i miei vestiti. Non badai alle macchie di sangue.
Uscì di casa e andai a costituirmi.
Da quel giorno in quello che era il mio quartiere girano delle voci su di me.
Mi chiamano l'assassina dagli occhi verdi.
....  

-No ,dottore non ricordo ancora niente!

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