V_Jackie

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Autrice: V_Jackie

"Caro amore mio.."

No, non posso iniziare una lettera in questo modo. Non dopo tutto il male che sto per fargli ancora una volta.

Strappo il foglio, il quindicesimo fallimentare tentativo.

Mi alzo dalla scrivania, ma mi devo sostenere al bordo perché un senso di vertigine improvvisa mi coglie prepotentemente e rischio di cadere.

È curioso come io sia rimasta cieca di fronte a tutti questi segnali per lungo tempo e adesso che ho scoperto questa sconvolgente verità, io li riesca a vedere tutti.

Ho bisogno di bere. Ho bisogno di non pensare.

L'altro giorno sono passata dal discount e mi sono comprata due bottiglie di vodka liscia. Chissà poi perché proprio la vodka visto che non mi è mai piaciuta più di tanto. Ma non è questo il punto.

..cosa stavo dicendo?

Ah si, parlavo del fatto che ho speso una vera fortuna in alcolici.
Dannati vuoti di memoria.

Apro la prima bottiglia e mi siedo sulla mia poltrona preferita, girandola verso la finestra. È l'ora del tramonto e da lì posso ammirare un panorama stupendo; il colore aranciato del sole morente si riflette su di me, abbracciandomi debolmente. Provo un'insensata gelosia nei confronti di questo astro perché lui "muore" ogni sera per poi sorgere all'alba portando una nuova luce. La vita.

Quella vita che io non avrò mai.

Quella vita che mi sta scivolando lentamente dalle dita.

Ecco, lo sapevo, mi viene da piangere.

Più bevo e più questa tristezza aumenta. L'alcool non dovrebbe distogliere dai pensieri? Perché a me fa l'effetto opposto? Scaglio la bottiglia ormai vuota contro il muro con rabbia.

Perché proprio a me? Perché?!?!

Mi si offuscano gli occhi e mi chiedo distrattamente se questo sia un effetto della vodka, delle lacrime o della bestia che vive nella mia testa; non è la prima volta che mi capita, il dottore mi ha detto che tutto questo è normale, che è uno dei sintomi del ...del.. no, non ce la faccio. Non riesco nemmeno a pensare a quella parola.

Prima di vivere sulla mia pelle questa esperienza ho sempre provato fastidio verso l'espressione "brutto male". " Gli è venuto un brutto male" oppure "è morto per un male incurabile" . Perché nessuno aveva il coraggio di chiamarlo con il suo vero nome? Invece adesso sono la prima a non riuscire a dire quella parola. È come se io credessi che evitando di dirlo, il male non ci sia. Che non esista. Che io non stia per morire.

" Mi spiace signorina."

Le parole del medico mi rimbombano ancora nella mia testa. Ogni giorno che passa, mi dimentico sempre un piccolo pezzo della mia storia come se essa fosse un puzzle a cui si staccano man mano dei pezzi, ma questo non riesco a dimenticarlo. Mi chiedo perché tendiamo a dimenticare le cose più semplici, gli avvenimenti più belli, mentre le cose brutte ci rimangono sempre impressi come se fossero indelebili.

Il fatto che questa cosa sia successa cinque giorni fa non la rende una cosa ovvia. Ci ho messo una vita a ricordarmi perché fossi passata al discount ieri. Solo quando sono arrivata a casa mi sono ricordata che volevo comprare il whiskey e non la vodka.

Di quel giorno però ricordo tutto. Tutto.

Ricordo perfettamente lo studio del primario, la puzza di disinfettante, l'ansia e il mio batticuore.

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