MarisaCelentano

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Autrice: MarisaCelentano

Arrivo alla stazione e saluto i miei amici, poi ad attendere il solito treno ritardatario e affollato.
Mi chiedo sempre se in mezzo a tutta quella gente c'è anche qualcuno che cerca me, mi chiedo se in mezzo a tutti quegli occhi stanchi e assonnati qualcuno cerca solo i miei, mi chiedo se qualcuno guardi quella porta in attesa che io entri, mi chiedo, chiedo sempre e nessuno mi risponde!
Forse perchè nessuno c'è.
Le ore di scuola passano velocemente, niente compiti o interrogazioni, solo noiose spiegazioni.
Me ne torno a casa, ma prima, come ogni giorno passo a casa dei miei nonni per salutarli.
Mio nonno è il mio migliore amico, è quella persona a cui dico tutto.
Ricordo che quando ero bambina mi faceva sedere sulle sue ginocchia e mi raccontava le favole; capitava, a volte, di ascoltare più volte la stessa storia, ma la cosa importante era che lui, nonostante tutto, continuasse a raccontare.
Non mi importava cosa diceva, l'importante era che aveva voglia di dirmelo.
''Ciao nonno!'' lo saluto abbracciandolo.
''Ehi piccola!'' risponde con un sorriso.
Quanto e' bello!
Mio nonno era un professore di italiano, è una delle poche persone che crede ancora che un giorno il mondo possa cambiare, io ci ho perso le speranze.
Dice che il mondo è nelle nostre mani, ma in giro vedo solo gente che vuole fare la rivoluzione ma che non sa nemmeno smettere di fumare e io sono stanca; stanca di credere che un giorno non ci saranno più ingiustizie, stanca di mentire a me stessa, io credo che la rivoluzione, per prima cosa, dovremmo farla dentro di noi.

Mentre i miei coetanei si divertono a chi fa al cazzata più grande, io vado a caccia di ricordi.
Mentre le mie amiche cercano di dimenticare quel ragazzo sbagliato io gli costruisco un cassetto nel mio cuore; trasformo ogni attimo in un ricordo, ma non è mai una bella cosa avere tanti ricordi: quelli belli non puoi riviverli e quelli brutti non puoi cancellarli.
Poi ci sono le milioni di righe scritte a mano, quei fogli sparpagliati qui e lì che aspettano solo di essere riletti, mio nonno è come me, non ama parlare di quello che ha dentro ma lo scrive, perché a scriverle le cose è piu facile, se lo scrivi resta.

Ma sono sempre stata contenta di tutta la speranza che mio nonno riponeva in me.
''Tu sei destinata a grandi cose!'' mi ripeteva continuamente.
Ed era forse tutta quella speranza a darmi la forza di continuare a credere in me, in lui.
E iniziavo a sperarci un po' anche io, che un giorno, avrei realizzato i miei sogni per lui, solo per vedergli stampato in faccia quel sorriso orgoglioso.

E ogni giorno cercavo di essere una persona persona migliore, perché quando qualcuno ripone in te tutte le sue speranze ti carica della responsabilità di non deluderlo.
Ma io l'ho sempre visto come un vanto.
Perché lui credeva in me ed era la mia più grande soddisfazione.

Purtroppo mio nonno non ha mai visto di persona che risultati ha dato tutto quello sperare, ma mi piace pensare che lui sia ancora qui a credere in me, anche nei miei momenti peggiori.
Mi piace pensare che, quando piangevo e volevo arrendermi perché tutto mi sembrava perso, lui fosse lì accanto a me e che sia stato proprio lui a darmi la forza di rialzarmi anche quando non ricordavo come si faceva.
Mi piace pensare che lui speri ancora che il mio destino sia quello di fare grandi cose.

Ma non ti preoccupare nonno, io la farò questa rivoluzione.  

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