Emi_2808

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Autrice: Emi_2808

L'onda d'urto sprigionata dallo scoppio del pianeta mi colpisce con tutta la sua energia e calore ma resto impassibile, sospesa nel vuoto a guardare un'altra mia impresa portata a termine in modo diligente con un sorriso compiaciuto sul volto.

Quando un pianeta viene distrutto, l'esplosione che ne deriva produce accecanti riflessi di luce di mille colori diversi, caratterizzati da tonalità di rosso intenso con sfumature violacee. Solo in quei momenti, riesco a sentire l'adrenalina scorrermi nel corpo e quel poco di vita che mi è concesso.

Porto una mano alla bocca e mi mordo il polpastrello. Con il liquido nero che inizia a sgorgare dalla ferita disegno in aria un grande cerchio tagliato in mezzo da una linea obliqua. Questo è il simbolo, la chiave del mio sovrano, il re degli Inferi. Un varco si apre nell'universo buio e silenzioso, mi copro i lunghi capelli color cenere con il cappuccio rosso ed entro.

Una grande e lunga scalinata mi porta verso il palazzo austero. Il mio padrone mi attende seduto su un trono formato da rami nodosi di alberi antichi, intrecciati tra loro.

«Che pianeta hai polverizzato questa volta, mia demone distruttrice?» chiede con un grande sorriso sadico in volto guardando la miniatura dell'universo che ha fatto apparire nella sala con uno schiocco di dita.

«Il Pianeta degli Elfi, mio signore. Sono sicuramente una popolazione più sviluppata di quella degli altri esseri viventi, ma non sono in grado di gestire i rapporti tra di loro e perciò, anche se non fossi intervenuta io a distruggerli, si sarebbero annientati da soli combattendo tra di loro».

Io non sono una creatura vivente, sono un essere che è stato creato dal Re degli Inferi per distruggere. Il mio unico compito è quello di accertarmi del livello di sviluppo dei vari ed infiniti pianeti sparsi nell'universo e di far esplodere tutti quelli abitati da creature inutili o incapaci di autogovernarsi.

«Il prossimo obiettivo è uno dei pianeti posti al centro del sistema solare. Lì vi abitano i nostri più odiati nemici, e la sua superficie è coperta da chiazze verdi e blu. Recati lì, inserisciti tra quegli esseri chiamati uomini e porta a termine il tuo compito» mi ordina tamburellando la sua asta sul pavimento e subito un vortice si apre sotto i miei piedi facendomi precipitare nell'oscurità, nel profondo.

-

Rumori strani e singhiozzi sommessi mi riscuotono dal sonno. Sono distesa su qualcosa di soffice, apro gli occhi e la luce bianca proveniente da un tubo luccicante attaccata alla parete sopra di me mi obbliga a richiudere le palpebre più volte prima di riuscire ad abituarmi. Mi guardo intorno e vedo due persone, molto simili, ma con qualcosa di diverso, alla gente che abita negli Inferi. L'uomo seduto accanto a me, mi tiene la mano stretta nella sua e piange. La donna in piedi fa lo stesso, e si copre il viso con il palmo della mano.

Non capisco dove sono finita e non comprendo soprattutto la situazione in cui mi ritrovo. Tiro con forza la mia mano per allontanarmi dalla sua presa e ci riesco, ma la cosa che mi lascia più sconvolta e stupefatta è che il braccio è ancora lì e la mano è ancora tra quelle dell'uomo. Quelle che riesco a muovere sono trasparenti e indipendenti dal corpo in cui giaccio.

Capisco che l'esperimento ha avuto inizio, dato che sono entrata nel corpo di una creatura già morta e, con le sue sembianze, inizierò a vagare, invisibile ai loro occhi, tra la loro gente, analizzando ogni singolo dato e aspetto del pianeta e della sua condizione di sviluppo.

Mi alzo dal cumulo di piume soffici ed esco da quello spazio bianco e stretto, trapassando le pareti. Il lungo corridoio è buio, non ci sono fonti di luce, e solo bagliori di colore bianco acceso illuminano l'ambiente desolato.

Cammino in mezzo alle poche creature che si spostano in modo frenetico tra una zona e l'altra, nessuno sembra notarmi.

Solo una persona tra tutti gli abitanti del pianeta è in grado di vedermi, solo il prescelto rappresentante ha la possibilità di salvare il proprio popolo dalla distruzione. Colui che verrà scelto, dovrà accontentare le mie richieste e dimostrarmi in tutti i modi possibili che questa sfera che gira nell'universo è degna di essere risparmiata o meno.

Raggiungo un grande atrio nel quale vedo esseri umani vestiti di bianco o verde che parlano tra di loro e proprio mentre li guardo con curiosità e attenzione, qualcosa sembra venirmi addosso e fa cadere per terra lo spirito in cui giaccio.

Resto ammutolita per un attimo e solo successivamente alzo gli occhi per capire cosa è successo. Mi ritrovo nell'anima di una creatura morta e dovrei essere invisibile e inesistente agli occhi degli esseri umani. Non è possibile che qualcosa si sia scontrata con me.

La figura che mi fronteggia ha lunghi capelli lisci e neri, terribilmente simile ai miei. Mi guarda con aria preoccupata.

«Ehi scusami, stai bene?» chiede porgendomi la mano che non posso afferrare e quella voce, uguale alla mia, mi fa girare la testa. Dal male mi tocco le tempie con le mani.

"Io non ti ho creato. Tu eri una di loro e cent'anni fa hai fallito portando il tuo popolo alla rovina. Ora hai la possibilità di collaborare con 'te stessa' e cambiare il corso degli eventi. Mostrami ciò di cui sei capace, mia demone distruttrice" la voce assillante del Re degli Inferi mi tormenta.

Mi alzo e guardo 'me stessa' negli occhi.

«Facciamo un gioco, ti va?».  

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