Emi_2808

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Autrice: Emi_2808

Mi sono persa.

Ho girato ore, sola, in questo immenso bosco senza riuscire ad uscirne. Il tempo sicuramente non aiuta, ha iniziato a piovere a grandi quantità e le palline di grandine sembravano divertirsi nel farmi male.

Maledico la professoressa e tutti i miei compagni per aver scelto la montagna come meta della nostra gita. Chi mai l'avrebbe fatto?

Mi siedo sulla panca malandata della casetta, o meglio, fienile abbandonato che ho trovato per caso e mi stringo nella mia fradicia giacca a vento. Guardo il temporale sfogarsi fuori e mi copro le orecchie con le mani, con l'illusione di potermi trovare altrove e non in mezzo al nulla, tra alberi su alberi.

Sento dei passi provenire da fuori e mi giro velocemente verso la porta. Qualcuno la spalanca con forza e il rumore assordante che questa produce contro la parete mi fa urlare e inizio a piangere.

«Beth, grazie al cielo ti ho trovata» urla una voce fin troppo familiare, Jordan.
Non posso crederci di avere davanti a me il ragazzo che ho amato e odiato più di tutti. È lui il ragazzo che mi ha fatto assaggiare la felicità per poi lasciarmi a me stessa senza alcuna spiegazione.

Mi alzo e inizio ad indietreggiare. Inciampo nel pagliericcio e ci cado sopra, pungendomi con i filetti di fieno che sembrano aghi.

«Metti la mia giacca sopra al pagliericcio, così non ti farai male» dice e inizia a togliersi i vestiti.

Osservo la maglietta bianca aderire grazie alla pioggia al suo fisico scolpito e ne rimango catturata. Sono passati anni da quando è finito tutto tra di noi e in questo lasso di tempo lui è cambiato moltissimo, è diventato più alto, più muscoloso e da come girano le voci, più "esperto".

Distolgo lo sguardo e inizio a strofinarmi le mani per riscaldarmi un po'. L'acqua piovana è entrata in ogni singola cellula del mio corpo e pian piano lo sta congelando da dentro.

«Togliti i vestiti che ti ammalerai» mi intima lui con una voce grave e seria. Sembra quasi preoccupato e al solo pensiero, uno stupido sorriso si stampa sul mio volto.

«Non ci penso nemmeno» mi volto abbracciando ancora più forte il mio esile corpo con le braccia.

Sento improvvisamente due grandi mani appoggiarsi sulle mie guance e l'istante dopo mi ritrovo le sue labbra sulle mie.

Non riesco a respirare. Non riesco a controllare il mio corpo che reagisce da solo. Provo a scuotere la testa e dimenarmi ma non ce la faccio. La sua presa è troppo forte e io sono troppo debole per impedirglielo.

Il suo profumo mi inebria e ogni problema sembra dissolversi in questo istante. Siamo dispersi in mezzo al bosco ma questo dettaglio sembra non interessare nessuno. Il vento e la pioggia sembrano invece accompagnarci, prenderci per mano e condurci alla trasgressione di cui solo loro sono testimoni.

Ci guardano e ci lasciamo andare alle nostre emozioni più dirompenti perché il tempo è poco, e una volta che il sole tornerà a splendere, il momento sarà ormai passato e al suo posto rimarrà solo il rimpianto.

Jordan comincia a baciarmi con più foga, inizia a seminare baci dappertutto, sulle guance, sulle labbra, sul collo e quella bocca sensuale e maledetta sembra chiedermi il permesso per andare oltre mentre con la sua bocca carnosa sfiora ogni centimetro del mio corpo.

«Non possiamo...» riesco a sussurrare con le lacrime agli occhi. Non possiamo, non possiamo ogni volta tentare di stare lontani e non riuscirci. Non possiamo continuare così ma non possiamo neanche stare senza l'altro.

Le sue mani iniziano a scendere, mi accarezzano i fianchi, le cosce, poi tornano su e sento il suo tocco leggero sul seno. Sospiro in preda al piacere «non possiamo...» gli ripeto, anche se la sua presenza è così piacevole per me.

«Sono così felice di averti trovata» sussurra al mio orecchio, mordendomi il lobo. Premo il mio corpo contro il suo, che sposta le sue labbra sulla mia bocca e con la lingua accarezza le mie labbra, chiedendomi di approfondire il bacio. Non lo respingo e rispondo anche io al bacio.

Mi accarezza la schiena e prima di togliermi la maglia mi guarda, come se dovesse chiedermi il permesso. Glielo concedo. Forse non dovrei lasciarglielo fare, ma è quello che voglio.

Lui è quello che voglio.  

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