Strane vicinanze (8)

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Il suo tono mi aveva infastidito parecchio, a me non doveva importare di quello che faceva ma il fatto che decida e risponda come capita vuole mi faceva innervosire.
“Sofia alza la gamba” urlo per la terza volta.
“mi fa male il ginocchio non ci riesco. ”
“ è da ieri sera che dici così. Cosa pensi di fare? Non tornerà a nuovo se tu non ci provi”
“ mi fa male!” mi dice ancora. Mi avvicino, le prendo la caviglia e tiro su la gamba gliela piego poi verso il petto. Noto che sta per urlare.
“ da quanto sei ferma?" Le chiedo all'improvviso. Se avesse fatto la ginnastica a casa come le avevo detto non sarebbe così, facevamo terapia solo due volte a settimana perché era impegnata con il lavoro ma doveva anche muoversi a casa con gli esercizi che le avevo detto. Mi guarda senza rispondere. “ Sofia.. da quanto fai solo allenamento qui in ospedale?”
“ una settimana e tre giorni" mi dice. Sbarrò gli occhi. Appoggio la gamba verso destra. Avrei potuto romperle i legami del ginocchio un altra volta.
“ come è possibile che tu non abbia fatto quello che ti ho detto? Se non ti avessi chiesto nulla saresti stata zitta. ”
“ mi dispiace. Sono stata impegnata e per tutto questo tempo ho usato la sedia rotelle per non caricare troppo ”
“ sai che potevo romperti i legami? E soprattutto sai che dobbiamo rincomiciare tutto da capo?” non potevo minimamente pensare a cosa sarebbe accaduto se non le avessi chiesto nulla.
“ Carlotta aiutala per favore, dobbiamo fare una lastra al ginocchio potrei aver fatto qualche danno”
Non avevo fatto dei movimenti troppo bruschi ma l'intervento lo aveva fatto solo due mese fa ed era iniziata la fisioterapista dopo aver tolto i meccanismi per il crociato. Eravamo arrivati a grandi progressi e ora devo rincomiciare tutto dall'inizio.
“ va bene Emma” Sofia mi guarda dispiaciuta.
“ dottoressa mi dispiace non volevo...”
“ adesso vediamo la lastra nuova ti dirò poi come facciamo, stai sicura che non saranno più due volte a settimana. Non posso più permettere che riprendi una ricaduta per la tua testardaggine. Ora vai” le dico. Annuisce , si siede sulla sedia ed esce dalla sala. Esco anche io per prendermi il caffè, trovo Simone anche lui. Alzo gli occhi al cielo.
“ certo che in tutti questi anni non ci siamo mai visti. Da l'altro giorno non facciamo altro che incontrarci" blattero, mentre prendo il caffè dalla macchinetta. Non dice niente ma mi guarda. “ che c'è?”
“ nulla. ” alzo un sopracciglio e respiro. “ è successo qualcosa vero. Ti vedo un po' sconvolta”
“ una paziente non mi ha dato retta e ora potrei aver fatto degli errori con l'esercizio richiesto. ”
“ la colpa non è tua”
“ avrei dovuto farle alcune domande prima di..." Lo vedo vicino a me. Sposta i miei capelli, attaccando i suoi occhi suoi miei. Che stava accadendo?
“ non è colpa tua! Emma non potevi sapere che la ragazza non ti aveva ascoltato. ”
“ si ma io sono il suo medico dovrei sapere quello che accade”
“ Emma capita che a volte non ci accorgiamo di qualcosa. Non ti devi incolpare perché lei non ti ha dato retta.” butta la tazzina dentro il cestino tornato a quella avvicinanza di prima. Era strano questo comportamento. Non mi dava fastidio ma nemmeno mi piaceva troppo, se ci stava provando stavaa sbagliando soprattutto luogo.
“adesso devo vedere la lastra che le ho chiesto di fare qui in ospedale. Se ho creato danno dovrò mandarla di nuovo sotto i ferri”
“ vuol dire che controlleremo il danno se ci fosse. Non fasciarti la testa prima di rompertela”
“ dottore”
“ dimmi Sandra"
“ c'è una paziente di dodici anni che pare abbia la scogliosi. ”
“arrivo subito” le risponde. L'infermiera si allontana dietro il muro che portava alla stanza di Simone e lui mi guarda.
“ a che ora stacchi?” mi chiede. Era impazzito per caso?
“ ho il turno di notte. Stacco domani alle 6. Perché? Devi fare qualcosa qui in ospedale?”
“no nulla lascia stare” sorride è va via.
“ certo che sei tutto strano eh!” dico a voce alta mentre torno nella saletta dove trovo di nuovo Sofia e Carlotta. La lastra me l'avrebbero mandata via pc.  

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