Felicità (84)

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Spingo la porta di casa dopo una giornata di lavoro. Emma oggi aveva solamente il turno di mattina perché aveva deciso di fare un po' di shopping con Ada. Domani avrebbe lavorato tutto giorno, così da poter procedere con i pazienti che oggi non sarebbero potuti venire.
All'interno dello studio - che non dista molto da casa - abbiamo fatto sapere che Emma è incinta. Quindi di non prendere tutti gli appuntamenti vicini vicini. Perché sarebbe stato difficile per lei gestire il tutto. Sua madre le ha detto che per qualsiasi peso ci avrebbe pensato lei, ma giustamente non può tenere un Signore magari di una certa età in piedi anche non è giovane ad oggi.
“ amore sono a casa!” urlo appoggiando ciò che non mi serve all'ingresso. Non risponde. Mi avvio verso la cucina, ha le cuffie alle orecchie e taglia ciò che le serve per cucinare. Mi avvicino sfiorandole il braccio. Si spaventa anche se non avrei voluto.
“ehi. Mi hai fatto spaventare. ”
“ scusa. Ti ho chiamato prima di arrivare e non mi hai risposto pensavo fossi ancora in giro. Noto però che hai le cuffie quindi non hai badato ai messaggi”
“no. Mi stavo rilassando. Ho passato tutto il pomeriggio con le nausee. Non sono nemmeno uscita. Ada è rimasta con me fino a poco fa”
“ perché non mi hai chiamato?”
“ Simo, sono solo delle nausee, hai anche del lavoro da svolgere. Stai tranquillo”
“ quando starai male...” mi blocca subito.
“ non succederà niente che tu non sappia. Se starò male ti chiamerò. Ma per delle semplici nausee non ha senso. È poi non ero sola” mi sorride facendomi sciogliere.
“ ho sempre l'ansia che ti possa succedere qualcosa quando io non ci sono. Voglio proteggerti” mi accarezza una guancia. Mi bacia poco dopo a stampo.
“ io ho l'ansia per tutto. Sto cercando di non pensare a quello che accadrà in futuro. Voglio godermi questi mesi perché so che non torneranno più. La ginecologa - l'hai sentita - ha detto che nei primi tre mesi può succedere che ci siano delle nausee e dei giramenti di testa. Devo riposare e non prendere troppe cose. A lavoro sto cercando di restare più tempo seduta, mamma però non può fare tutto da sola. ”
“ come vuoi muoverti allora?” le domando. Sua madre non aveva tutte le forze che magari aveva un giovane, però, le stava dando una mano d'aiuto.
“ ho pensato di chiamare Claudia. Lo so, simo che dobbiamo poi pensare all'IVA e tutto quando. Ma io ora come ora non ci penso nemmeno a tenere magari un ragazzo sulla sbarra o fare dei movimenti bruschi durante degli esercizi. ”
“ ma non ci pensare nemmeno a farli. L'hai già chiamata?” non potevo non appoggiarla. So che forse, portarla via dall'ospedale sarebbe stato difficile perché licenziarsi in un posto per andare in uno nuovo era un rischio. Ma in fin dei conti ci fidavamo di lei, se Emma sarebbe andata in maternità avremmo avuto comunque bisogno di qualcuno che ci desse una mano.
“ no. Volevo farlo con te domani mattina”
“ d'accordo”
“ credevo che non avresti mai accettato.”
“ perché non avrei dovuto? Emma io credo in te. Nelle tue capacità. Sei un ottima fisioterapista e non te lo dico solo perché sono il tuo fidanzato. Lo sempre pensato è Sandra lo sa. Adesso che è con me in ufficio è contenta di stare molto meglio e si vedermi felice. Ti ho sempre elogiato. Se pensi che Claudia possa darti una mano non posso fare altro che dirti di sì. Perché non voglio assolutamente che tu stia male e che perdiamo una cosa molto importante per noi.
Questo per me è un dono del tuo papà. E io...” si affretta a baciarmi prima che possa iniziare a piangere sia lei che io.
Avevo fatto tante volte forza a lei per il fatto che Conrad non ci fosse più tra noi. Ma io dentro di me sentivo un vuoto. Sentivo che prima o poi avrei accusato il colpo. Che non avrei più fatto caso alle lacrime che sarebbero uscite. Era un ottimo uomo e sapere che non avrebbe potuto starci vicino in questo momento magico mi faceva stare male. Non volevo mai dirglielo perché: sarebbe stata peggio lei.
“ lo sai che non puoi tenerti tutte quelle sensazioni e parole dentro di te?” mi domanda.
“ si. Io però... Non mi sento in grado nemmeno di tirarle fuori, ti farebbero stare male. Ti amo e voglio solo la tua felicità”
“ e stai uccidendo la tua. Non è così che funziona. Ogni tanto devi pensare a te. ” le sorrido. Mi bacia.
“ mi manca tuo padre. Anche se io ho il mio, mi piaceva il nostro rapporto. È adesso che stiamo per diventare genitori,mi sarebbe piaciuto ascoltare i suoi consigli visto che ti ha cresciuto da solo. Mi sarebbero serviti a migliorare dove magari sbagliavo. Avrei voluto che anche lui vivesse questo momento con noi. ” le dico con un filo di voce e il groppo nella gola.
“Ti amo tanto. È tu sei la mia felicità”
“anche io ti amo. E anche tu sei la mia felicità. ” ci abbracciamo. Lascio le lacrime cadere sul viso. Mi stringe. Era ciò che mi serviva. Lei e niente altro.

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